ebook di Fulvio Romano

lunedì 27 maggio 2013

Ricordare Borges e dimenticare Sgarbi...

LA STAMPAweb

Cultura

RicordareBorges 

dimenticare Sgarbi

In un famoso racconto di Finzioni Borges parla di Pierre Menard, uno scrittore francese che ai primi del ’900 decide di riscrivere il Don Chisciotte di Cervantes. Lo fa copiando parola per parola, solo che le stesse parole a tre secoli di distanza assumono tutt’altro significato. E non si può non pensare a Borges e a Menard alla notizia che a Ca’ Corner Germano Celant la prossima settimana ricostruirà a quarant’anni di distanza «When Attitudes Become Form» la celebre mostra con cui Harald Szeeman rivoluzionò il modo di fare una mostra e di guardare all’arte contemporanea. In quarant’anni nel mondo non solo dell’arte è cambiato tutto: le stesse opere oggi che significato assumeranno?

Lo sguardo al passato di Celant sembra sposarsi con lo sguardo al passato di Massimiliano Gioni: anche lui ha un che di borgesiano nel proporre una rassegna dal titolo «Palazzo enciclopedico», con l’intento di mappare la creatività non solo contemporanea. E viene in mente un altro racconto di Borges, quello dove c’è qualcuno che cerca di mappare un impero: le carte diventano sempre più grandi e così i funzionari si rendono conto che una mappa che soddisfi i loro desideri non può che essere grande come l’Impero stesso. E nel tentativo di mappare l’arte Gioni sembra estenderne a tal punto i limiti da far rientrare anche ciò che è realizzato da chi non è consapevole di compiere un gesto artistico. Ma allora quali sono i confini dell’arte?

Se tanto Celant quanto Gioni guardano al passato, forse è perché viviamo in un periodo così confuso in cui non resta che andare indietro a cercare se non certezze per lo meno punti di riferimento. Un punto di riferimento in negativo però chi si accinge ad andare in Laguna ce l’ha: è la figuraccia che davanti a tutto il mondo ci fece fare due anni fa Sgarbi con il Padiglione Italiano. Una figuraccia non solo per la disomogeneità delle opere esposte ma anche e soprattutto per il criterio nella scelta degli artisti: con il sospetto che i soliti noti (intellettuali e no) avessero segnalato conoscenti o fidanzate. L’ombra di un’Italia costruita su un familismo amorale da dimenticare. D’altronde anche l’oblio è una virtù borgesiana.

Rocco

Moliterni