«Sa che cosa dovrebbe fare il sindaco di Genova? Chiamare le ruspe e buttare giù interi quartieri».
Scusi? «È l’unica soluzione. L’altra è sperare che non piova più. Mai più».
Geologo, 54 anni, Fabio Luino dirige l’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr. Ha seguito decine di alluvioni. Ha visto paesi distrutti. E dice che la Liguria si salverebbe solo abbattendo ciò che è stato costruito nel posto sbagliato. «Una situazione irrisolvibile».
Quando è sfuggita di mano? «Nel secondo Dopoguerra, quando i comuni hanno via via conquistato i territori lungo i corsi d’acqua, occupando le zone “di pertinenza fluviale”». Che cosa significa? «Quando piove tanto un corso d’acqua deve potersi allargare su un’area vicina al suo alveo. I centri abitati originariamente sono stati costruiti nei punti più idonei; chi li ha fondati non era uno sprovveduto. Ma negli ultimi 50-60 anni si sono estesi. La Liguria è un esempio pressoché imbattibile: hanno costruito non solo accanto ai fiumi, ma addirittura sopra». Un esempio? «Il Bisagno. A inizio ’800, nel tratto a valle di Marassi, correva in uno spazio largo 280 metri. Oggi sono 70. Per contenerli hanno alzato sponde di cemento alte 4-5 metri. C’è di peggio». Ancora? «Molti corsi d’acqua sono stati tombati, cioè coperti dal cemento. Se si riduce lo spazio, e lo si copre, quando l’acqua diventa troppa dovrà pure uscire da qualche parte». È prassi diffusa, non solo in Liguria. Perché però in Liguria gli effetti sono così devastanti? «Dagli Appennini, che fanno da spartiacque, alla foce, la distanza è di pochi chilometri. Durante una precipitazione intensa, quindi, in poche ore i bacini raggiungono la piena». Certi fenomeni sono più violenti di un tempo? «Dire che non ha mai piovuto così tanto è una balla. Nel 1970 l’alluvione di Genova ha fatto 16 morti. Caddero 970 millimetri di pioggia, il doppio del 2011, più del doppio rispetto a due settimane fa. Oggi parliamo di precipitazioni da 400 millimetri. Il terreno non riesce più ad assorbire l’acqua, ma se l’acqua potesse sfogarsi, avesse un suo spazio vitale, non staremmo qui a contare i danni». Non c’è alternativa alle ruspe? «Bisogna restituire i fiumi alle loro dimensioni originarie. Invece sa che cosa fanno le istituzioni? Ripristinano. Durante l’alluvione del 2011 andai a Vernazza, alle Cinque Terre. Ci sono tornato l’anno successivo: avevano ricostruito tutto esattamente come prima. La strada passava nuovamente sopra l’acqua». Non sarebbe sufficiente pulire i corsi d’acqua? «La manutenzione ordinaria, ogni sei mesi, sarebbe utile. Altra cosa è dragarli: una follia. In Liguria, però, il problema è molto più serio».