Cuneo
Il nuovo tunnel del Colle di Tenda
“Era meglio 100 metri più in basso”
Il geologo: “Così si evitava di attraversare le sabbie con acque”
Il geologo: “Così si evitava di attraversare le sabbie con acque”
Sono salito al Colle di Tenda per vedere qual è la situazione dei lavori della nuova galleria stradale. Dal lato italiano è avviata la preparazione dell’imbocco della galleria, consolidamenti tramite sondaggi con iniezioni al fine di costituire una specie di muro di cemento (in termine tecnico si chiamano berlinesi). Analogo lavoro, ancora però allo stato molto embrionale, si osserva dal lato francese.
Le interruzioni del traffico notturne permettono a una perforatrice di entrare nel tunnel per sondaggi di drenaggio al fine di eliminare le pressioni d’acqua. Il tunnel esistente è di per se stesso drenaggio naturale, i drenaggi potevano essere fatti dal fronte di scavo. Mi domando come avrebbero fatto senza la galleria esistente. E mi domando anche come hanno fatto nell’800, senza una galleria a lato, che permette di accedere e con le pressioni ancora integre nell’ammasso roccioso.
La galleria sarà lunga circa 3200 metri.
Il progetto della nuova galleria è nato male, figlio di discussioni e compromessi che ci daranno un’opera monumentale e non inserita nel contesto. Viene fatta una galleria nuova parallela all’esistente, in un secondo tempo verrà alesata quella vecchia e saranno eseguite bretelle di collegamento. Avremo una galleria di tipo autostradale, quando ne sarebbe bastata una di sezione adeguata a permettere il traffico nei due sensi. Serve a ben poco una galleria doppia, quando il traffico si snoda in paesini e sotto ponti a sezioni ridotte.
Verranno costruiti circa 6,4 km di gallerie, con i collegamenti oltre 7. Sorge spontanea la domanda: ma non si poteva fare una galleria a una quota di circa 100 metri più bassa ed evitare gli ultimi tornanti? La risposta è sì, ma era troppo facile e troppo logico. Un tunnel a quota più bassa avrebbe una lunghezza superiore di soli 5-600 metri, con i vantaggi fondamentali di eliminare i tratti finali a tornanti ed evitare l’insidia geologica maggiore, se opportunamente ubicato, l’attraversamento delle famose «sabbie con acque» che si collocano al tetto delle anidriti.
Le anidriti sono rocce formate da solfato di calcio con la capacità di essere solubilizzate dalle acque sotterranee. Al loro contatto, in presenza di acque, si hanno fenomeni di idratazione in gessi, di dissoluzione con la formazione di rocce sfatte e intrise di acqua, che sono l’incubo delle gallerie in ambiente alpino. Tali rocce crearono seri problemi nell’esecuzione sia del tunnel stradale nell’800 sia in quello ferroviario nel primo ‘900. È questa la ragione per cui si stanno eseguendo i sondaggi di drenaggio, causa delle chiusure notturne del traffico.
Altro inconveniente delle anidriti è che per legge, una volta scavate e portate a giorno, sono rifiuto speciale e vanno messe a dimora i siti idonei, con costi di trasporto elevati.
È possibile che un tracciato più basso e leggermente più ad est non avrebbe incontrato tali rocce, ma questa ipotesi non è stata approfondita.
Inoltre la viabilità immediatamente a valle del tunnel, dal lato francese, insiste su un versante instabile, e intervenire ha costi altissimi con risultati dubbi.
In conclusione, se tutto va bene, fra sette anni ci troveremo sempre con la stessa viabilità ordinaria, angusta e malconcia, ma avremo al confine un magnifico e inutile spezzone di autostrada lungo 3 km, scommetto che a qualcuno verrà voglia di mettere un casello e staccare i biglietti.
Il problema di un collegamento efficiente con la Francia continuerà a non essere risolto e l’inesorabile clessidra delle nostre Amministrazioni continuerà a fare fluire miliardi in opere inutili.
GIORGIO MARTINOTTI*