Italia
Dopo il fango, ora l’incubo sono i laghi
Paura a Omegna. Un morto per frana nel Biellese, centinaia di milioni di danni. A Milano esonda il Seveso
Paura a Omegna. Un morto per frana nel Biellese, centinaia di milioni di danni. A Milano esonda il Seveso
Il versante ha ceduto in un attimo, un boato e poi metri cubi d’acqua e di terra giù da una montagna che non faceva paura. «Non era un’area considerata a rischio» continuavano a ripetersi gli abitanti di Crevacuore, comune della Valsessera battuto dal maltempo come tutto il Piemonte, mentre il livello del Lago Maggiore continuava a salire, il lago d’Orta lasciava le sponde inondando i locali.
Brunello Canuto Rosa, pensionato di 66 anni, ieri mattina era uscito a vedere gli effetti di tutta quell’acqua quando è stato travolto e ucciso dal fango, a dieci passi da casa. «Gli ingegneri della Regione ci avevano assicurato che la zona è sicura» dice il sindaco del comune Biellese, Massimo Toso, mentre in un’audizione al Senato l’assessore regionale all’Ambiente, Alberto Valmaggia, fa la conta dei danni del maltempo: una «situazione allarmante, con un centinaio di famiglie sfollate e un morto nel Biellese», danni per «un importo complessivo che supera i 100 milioni di euro», altri 10 milioni spesi dai sindaci piemontesi per interventi urgenti solo tra metà ottobre e l’inizio di questo novembre in cui cade l’anniversario nero delle alluvioni del 1994.
Frane, strade chiuse, torrenti che fanno paura, il Seveso che esce dagli argini a Milano, inondando la zona Niguarda, case isolate da Cossano Belbo, nel Cuneese, fino all’Alessandrino ancora segnato dall’alluvione del 13 ottobre, decine di strade chiude per frane e 150 persone isolate nelle frazioni di Borghetto Borbera, «danni per 14 o 15 milioni di euro» tuona Rita Rossa, presidente della Provincia.
Ci sono posti in cui l’emergenza è cosa di tutti i giorni: il rio Lovassina che inonda Spinetta Marengo, gli occhi puntati sul Tanaro e sulla frana al Forte di Gavi, illuminata a giorno dalla fotoelettrica della Protezione civile, a ridosso delle case. «Una cosa così non la vedevo dal 1951» dice Eugenio Alberganti, i piedi nell’acqua del lago d’Orta salito fino a lambire i primi negozi sulla piazza di Omegna: in 24 ore l’acqua è cresciuta di 45 centimetri, più a Nord nella notte tra martedì e mercoledì il Lago Maggiore ha superato la soglia di pericolo e ieri mattina i portici del municipio di Verbania, a Pallanza, erano allagati.
«Ma il lago è prevedibile, sappiamo la velocità con cui cresce, conosciamo i punti in cui esonda, lo possiamo controllare» racconta Stefano Barassi, coordinatore della Protezione civile del Vco. Il vero problema, imprevedibile, sono i torrenti. E le frane. Come quella che la scorsa notte si è staccata a Belgirate, mandando in tilt la linea ferroviaria del Sempione: mille metri cubi di fango e massi caduti sulle rotaie, in cui pochi istanti dopo si è incagliata la motrice di un treno partito da Domodossola e diretto a Milano, a bordo solo il macchinista.
E così anche sulla Domodossola-Novara, bloccata da una frana tra Orta e Gozzano, caduta col suono cupo che accomuna tutti i racconti. Paolo Dego, responsabile della squadra antincendio della valle Vigezzo, in Ossola, era la terza volta che saliva a Re per monitorare il versante, franato con un rumore sordo poco dopo il loro passaggio: «Ci siamo tolti di lì pochi istanti prima, altrimenti saremmo stati travolti». Ad Alzo, frazione di Pella, nel Novarese, la frana ha sfiorato le case e si è portata via le auto pochi secondi dopo il passaggio dello scuolabus: «Abbiamo sentito un rumore strano, forte, ho guardato fuori e ho visto questo mare di terra che stava scendendo - racconta Laura Frattini - a venti metri da casa mia». E in pochi secondi sono riusciti a uscire dall’auto anche i due fidanzatini di Rocca d’Arazzo, sulle colline astigiane: l’asfalto di una strada del centro storico è sprofondata in un attimo, insieme alla macchina.
In tutto il Piemonte, alla paura degli abitanti si fonde la rabbia dei sindaci bisognosi di risorse e quella degli imprenditori delle aree industriali allagate ogni volta che piove, da Gravellona Toce a Gozzano e San Maurizio d’Opaglio, nel distretto delle rubinetterie. Solo pochi giorni fa Alfredo Pettinaroli, imprenditore di Gozzano aveva lanciato l’allarme: «E’ la quarta volta in sette anni, il danno adesso è di oltre un milione di euro». Oggi la pioggia dovrebbe concedere una tregua che dovrebbe dar modo ai sindaci di andare avanti nella conta dei danni, ma nel weekend sarà di nuovo allerta.
elisabetta fagnola