Cultura
OdB & Linus
qui cominciò l’avventura
Si apre domani a Milano una mostra per i 50 anni della rivista
mentre viene intitolato un parco al suo storico direttore
Si apre domani a Milano una mostra per i 50 anni della rivista
mentre viene intitolato un parco al suo storico direttore
Come accade nelle più belle storie d’amore, all’inizio i Peanuts gli stavano antipatici. Oreste del Buono amava i fumetti avventurosi, Gordon soprattutto. Nel mitologico colloquio con Umberto Eco ed Elio Vittorini che apre il primo numero di Linus, Odb confessa però che a un certo punto era scattata «addirittura un’identificazione: Charlie Brown sono io. Da questo punto ho cominciato a capirlo. Altro che comico, era tragico, una tragedia continua, ed ecco finalmente ne ho cominciato a ridere. Un fumetto come diagnosi, prognosi ed esorcismo». Pare dunque molto appropriato che sabato, alle tre del pomeriggio, si inauguri una mostra sui cinquant’anni di Linus allo «WOW spazio fumetto» di viale Campania 12, e insieme si dedichi il piccolo parco vicino al museo proprio a Del Buono. Che fra le sue mille attività - e direttore di giornali, e dirigente editoriale, e vignettista, e romanziere, e traduttore di Proust e Chandler, e critico cinematografico, e storico collaboratore della Stampa - è stato anche il primo a capire quanto e come i fumetti non siano roba per bambini o semianalfabeti, ma oggetto di un dibattito culturale fra i più sofisticati.
Intanto la Biblioteca comunale Sormani ristampa in forma elettronica un suo libro introvabile,Poco da ridere. Storia privata della satira politica dall’Asino a Linus (è scaricabile gratuitamente qui: http://www.digitami.it/opera.do?operaId=461&visual=img&paginaN=3). E si ripara un torto, perché se è vero che due anni fa il decennale della morte è stato ricordato, l’indispensabile rompiscatole che ha tolto molta polvere alla cultura italiana, rivalutando la letteratura di genere e facendo giocare l’alto col basso, non pare adeguatamente ricordato da chi si riempie la bocca delle banalizzazioni postmoderne del suo pensiero. Ma è anche consolante che nei giorni dell’Expo rispunti il ricordo di una Milano 1965, colta e in minigonna optical, dinamica e internazionale senza neanche il bisogno di proclamarlo ai quattro venti, dove lavoravano i grafici più bravi d’Europa, i professori universitari discettavano di Barbarella e Alain Resnais sognava di Mandrake.
Linus ebbe un padre formidabile, Giovanni Gandini, e una culla accogliente che era poi la Milano Libri: l’imperfetto è dovuto al fatto che la libreria di fianco alla Scala da una ventina di giorni non c’è più, migrata la fondatrice Anna Maria Gandini, vedova di Giovanni, come consulente alla libreria Utopia, vuote le vetrine su via Verdi, forse l’ennesimo negozio di vestiti pronto a occupare le stanze in cui ridevano e chiacchieravano Copi, Arrabal, Pratt, Crepax, il Frank Dickens di Bristow. Ma il ruolo di Odb in quella che Luigi Bona, direttore dello WOW e curatore della mostra, chiama «la rivoluzione del ‘65» è chiarissimo fin dall’inizio. «Oreste fece da catalizzatore», spiega Bona, «perché l’idea di occuparsi di fumetti come se fossero una cosa seria era nell’aria, ma nessuno aveva la capacità di concretizzarla. Era anche un ponte col passato, perché al Politecnico , vent’anni prima di Linus , aveva, come poi minimizzò, «aiutato Elio Vittorini in qualche tentativo fumettistico», facendogli pubblicare Barnaby e Popeye».
Il tono è stabilito proprio dal pezzo-manifesto che abbiamo citato, con quell’incipit di Eco, chiaro e provocatorio, a spezzare l’ostracismo: «Oggi stiamo discutendo di una cosa che riteniamo molto importante e seria, anche se apparentemente frivola: i fumetti di Charlie Brown. Vittorini, com’è che hai conosciuto Charlie Brown?». Odb l’ispiratore, poi renitente, infine entusiasta, è già catturato. Teme che l’impresa commerciale non abbia un futuro, ma poi deve ricredersi anche su quello: «Compiaciuto che le mie previsioni pessimistiche non si avverassero - scrive nel libro ristampato dalla Sormani -, cominciai a collaborare, e intensificai la collaborazione. Le ore nella vecchia redazione di via Spiga mi compensavano di qualsiasi noia delle altre ore della giornata». E la grande avventura ebbe inizio.
twitter @esantoli
Egle Santolini