ebook di Fulvio Romano

giovedì 9 gennaio 2014

Chi deve pagare la mini Imu e come...

LA STAMPA

Economia

Una sola certezza: la mini-Imu

si paga entro il 24 gennaio

Ma per i calcoli attenti al “fai da te”

Nel caos delle tasse sulla casa c’è una certezza, cioè che la cosiddetta mini-Imu si dovrà pagare, e alla data stabilita; questo non dovrebbe essere soggetto ad altri dubbi amletici del governo. Le certezze però finiscono qui, perché il calcolo della somma dovuta per la mini-Imu è così complicato che gli esperti sconsigliano il fai-da-te e raccomandano ai contribuenti di affidarsi ai Caf o agli uffici tributari dei Comuni.

La scadenza

C’è stato uno slittamento, ma non dovrebbe esserci alcun balletto di date: si doveva pagare entro il 16, di questo mese, la legge di Stabilità ha deciso che era meglio il 24.

A chi tocca

Ci eravamo abituati a un’idea: i proprietari godono sulla prima casa di un privilegio fiscale. Ma stavolta succede esattamente il contrario: la mini-Imu si paga proprio sulle prime case (e sulle loro pertinenze, cioè garage e cantine), mentre tutte le altre categorie di immobili hanno già saldato i conti col Fisco con il salasso dell’anno scorso. Però, attenzione, c’è anche un criterio di selezione geografica: la mini-Imu non va pagata dappertutto.

In quali Comuni sì e in quali no

La mini-Imu si paga nei 2436 Comuni (sugli 8 mila e passa italiani) che hanno aumentato l’aliquota nel 2013 rispetto al 2012. Questi Comuni si possono identificare chiedendo l’informazione al proprio municipio (ma così si intasano i centralini), oppure aprendo il sito Internet del Comune di residenza.

Si può anche consultare il sito dell’Ifel, cioè la fondazione dell’Anci (associazione dei Comuni italiani) che si occupa di finanza. Per procedere al controllo si fa così: si va all’indirizzo www.fondazioneifel.it, poi ci si posiziona nella parte destra della schermata e si apre la terza voce, «Delibere e regolamenti aliquote Imu». Dopo esserci entrati, si selezionano la Provincia e il Comune dove si trova l’immobile, poi premendo il tasto «Visualizza» si scopre l’aliquota pagata nel 2012. Quindi si cambia l’anno in 2013 e si clicca per la seconda volta. «Se le due aliquote risultano uguali» dice l’Ifel «il discorso si chiude, la mini-Imu non è dovuta». Se invece l’aliquota 2013 è più alta, bisogna pagare. Però, attenzione, c’è un margine di errore: non sempre il sito è aggiornato con tutte le singole delibere di tutte le migliaia di comuni, perciò è sempre meglio una verifica presso il Comune di residenza, che ha del tutto chiara la situazione locale.

Quanto si deve versare

A volte il sistema fiscale italiano provoca arrabbiature doppi: oltre a far pagare i contribuenti onesti, infligge loro anche la pena accessoria dei calcoli impossibili. E questa è una di quelle volte. A grandi linee, per la mini-Imu bisogna pagare il 40 per cento della differenza fra le due aliquote del 2013 e del 2012 , ma c’è anche da tener presenti il peso delle detrazioni e delle pertinenze che ogni Comune gestisce a modo suo. Li chiamano «regimi speciali» e sono l’apoteosi delle autonomie locali, ma ne viene fuori una giungla che impedisce di fare calcoli semplici e automatici.

L’Ifel, che se ne intende, lancia questo appello: «Per fare i calcoli sulla mini-Imu non bastano i soliti dati, bisogna recuperare anche le delibere e i regolamenti comunali. Con il fai-da-te il rischio di errore è troppo alto, affidatevi ai Centri di assistenza fiscale o agli uffici tributari dei singoli Comuni».

L’unica agevolazione

La pubblica amministrazione, conscia del forte rischio di errori, dà una mano ai contribuenti e concede loro di sbagliare i calcoli della mini-Imu: non ci saranno sanzioni, come è già successo con la Tares. Le eventuali somme dovute e non versate andranno a conguaglio con altre voci di imposta.

luigi grassia


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