Più fresco sull'estremo Ponente (Sanremo 14,6)... Nel grafico Arpal
domenica 31 marzo 2013
Piemonte, grazie al Foehn, massime tra 16,6 e 19,5...
Piemonte sotto Foehn: 16, anche 17 gradi e umidità al 15-25 %...
Intervista al costituzionalista vicino al M5S...
Interessante intervista di Mattia Feltri su La Stampa al prof Becchi, docente a Genova. Specie nella prima parte dove spiega che la prorogatio di Monti era possibile... Poi emerge la figura del l'intellettuale che vede con simpatia il Mov5 stelle, come in molti hanno fatto... Tuttavia manca in queste analisi una valutazione critica della struttura del Mov che, alla prova dei fatti, ha dimostrato di essere CasaGrillo dipendente (in modo assoluto, senza discussione accettata dai vertici) . Interessante anche l'interessamento tedesco per esportare dalla Merkel il Mov... Staremo a vedere...
31/03/2013
La rivincita del professor Becchi
“I costituzionalisti sono bestie”
Il teorico della “prorogatio”:
trattato da ubriaco,
Napolitano mi ha dato ragione
MATTIA FELTRI
ROMA
Professor Becchi, chiediamo scusa.
«Perché?».
Anche noi abbiamo scritto che la prorogatio di Monti era insostenibile.
«Prego, ma la critica non è un problema. Lo è se mi trattano da idiota. Se uno salta su e mi dice che non sono un costituzionalista, d’accordo, parliamone. Ma mi davano dell’ubriaco».
Nessuno le ha dato dell’ubriaco.
«Ma come? Mieli in tv mi guardava come fossi ubriaco. Adesso è pieno di tweet che dicono: oh Mieli, chi era l’ubriaco? Lo so come vanno le cose: è che sui giornaloni scrivono costituzionalisti ben pagati. Scrivono sotto dettatura».
Professore, non è così...
«E’ così, è così. Credetemi. È che tutti hanno paura delle riforme. Dicevo: intanto che siamo incartati, che aspettiamo Godot, facciamo qualcosa. Un parlamento c’è, un governo in carica c’è. Certo che se la linea del paese continua a essere la linea Bindi...».
Quindi adesso subito riforme.
«Subito, da martedì. Guarda caso l’ho scritto giusto oggi (ieri, ndr) sul Secolo XIX senza sapere che Napolitano avrebbe avuto la stessa idea. Si cambino legge elettorale e conflitto di interessi, si taglino la province, si riducano parlamentari e costi della politica. Avessero seguito prima il mio consiglio, si tornava a votare a giugno con la nuova legge elettorale. Ora l’obiettivo è far tutto per l’autunno».
È che il M5S non ha presentato neanche un disegno di legge.
«E si devono spicciare. Lo capisco, sono nuovi, hanno avuto i loro problemi, ma è necessario impratichirsi alla svelta. La legge elettorale si cambia in tre ore e in un riga che dica: l’attuale legge è abrogata e subentra quella precedente, il Mattarellum».
Ma la Corte costituzionale ha bocciato l’ipotesi.
«Sono palle! Solo le bestie lo sostengono! Le bestie! I costituzionalisti di seconda categoria! La Corte ha bocciato un quesito referendario. Che c’entra una legge fatta dal parlamento? E poi prendono per il culo me (ride molto, ndr). Capito che cosa intende Beppe Grillo quando parla di un paese che è un caso psichiatrico?».
Lo ha sentito in queste ore?
«Non lo sento quasi mai. Che c’entro io? Mica sono del M5S. Sono affine, attratto, finisce lì. Anzi, a proposito di Grillo, sarò io che farò la fine del grillo di Pinocchio, spiaccicato sul muro».
Eh? E chi dovrebbe spiaccicarla?
«Ma quelli del Movimento. Chi se no?».
E perché?
«Ma perché non sono dei loro. Prima o poi dirò una cosa che non gli piacerà e mi spiaccicheranno. Poi, vabbè, speriamo di no. Però, per esempio, penso che la questione dell’ineleggibilità di Berlusconi sia una sciocchezza».
Nel M5S si sono arrabbiati?
«No, no. Ma insisto: l’avversario va sconfitto col voto, non con questi mezzucci. L’avversario non è un criminale, almeno finché non sarà condannato in via definitiva. E tantomeno lo è chi vota Pdl, milioni di persone che hanno creduto, per esempio, al liberalismo popolare di Baget Bozzo. Un teoria che non mi piaceva, ma degnissima».
Professore, perché non entra nel M5S?
«Non se ne parla. Anzi, oggi mi ha chiamato un professore di Berlino, non ne ricordo il nome... Vuole che vada in Germania a spiegare il Movimento perché lo rifanno uguale uguale».
Davvero? Esportiamo Grillo?
«Certo. Ma io che c’entro? So il tedesco, fine. Adesso ci penso, ma non saprei. È che davvero è in corso una rivoluzione che cambierà il modo di vivere e tantissimi ragazzi lo hanno capito».
Le piacciono le teorie di Casaleggio?
«Lui è anche troppo avanti. Mi ha pubblicato l’ultimo libro, i Nuovi scritti corsari, e ha fatto solo l’e-book. Gli ho detto: e il libro di carta? È morto, mi ha risposto. Va bè, lo uccidi tu. Io lo voglio. Gliel’ho detto: non siamo mica già sulla Luna. Il futuro è lì, il presente no».
In effetti è un libro semiclandestino
«No, sono io semiclandestino. E siccome non sono noto tutti hanno il diritto di trattarmi da scemo, di deformare quello che dico».
Ha detto che le rivoluzioni non sono pranzi di gala. Evocativo...
«Ma l’ho detto alla Zanzara, un programma ridicolo».
Ridicolo?
«Nel senso che non ci si fa alta cultura politica. È leggero. Si scherza. E io scherzavo e per di più la frase era in un ampio contesto. Come quando ho detto che avrei sputato su Monti».
Eh, appunto.
«Colpa mia. Era una battuta, perché c’era chi voleva sputare su Hegel. Non si sputa su Hegel, piuttosto. E fior di commentatori hanno scritto che sono un terrorista avvinazzato. D’ora in poi sarò più prudente. Anzi, in tv non ci vado più: ha ragione Grillo. Però la verità è che volevano dileggiarmi per dileggiare la mia idea sulla prorogatio. E il grande Napolitano mi ha dato ragione».
Spesso ha avuto da ridire su Napolitano.
«E invece tanto di cappello. Arrivassi io così lucido a quell’età».
Chi vedrebbe bene al suo posto?
«Non certo uno del Pd. Ha ragione Berlusconi, sarebbe l’ultimo di una serie infinita di errori di Bersani. Anzi, sarebbe un golpe».
Chi allora?
«Mi basterebbe che fosse donna. Ma vedrete, sarà ancora Napolitano».
31/03/2013
La rivincita del professor Becchi
“I costituzionalisti sono bestie”
Il teorico della “prorogatio”:
trattato da ubriaco,
Napolitano mi ha dato ragione
MATTIA FELTRI
ROMA
Professor Becchi, chiediamo scusa.
«Perché?».
Anche noi abbiamo scritto che la prorogatio di Monti era insostenibile.
«Prego, ma la critica non è un problema. Lo è se mi trattano da idiota. Se uno salta su e mi dice che non sono un costituzionalista, d’accordo, parliamone. Ma mi davano dell’ubriaco».
Nessuno le ha dato dell’ubriaco.
«Ma come? Mieli in tv mi guardava come fossi ubriaco. Adesso è pieno di tweet che dicono: oh Mieli, chi era l’ubriaco? Lo so come vanno le cose: è che sui giornaloni scrivono costituzionalisti ben pagati. Scrivono sotto dettatura».
Professore, non è così...
«E’ così, è così. Credetemi. È che tutti hanno paura delle riforme. Dicevo: intanto che siamo incartati, che aspettiamo Godot, facciamo qualcosa. Un parlamento c’è, un governo in carica c’è. Certo che se la linea del paese continua a essere la linea Bindi...».
Quindi adesso subito riforme.
«Subito, da martedì. Guarda caso l’ho scritto giusto oggi (ieri, ndr) sul Secolo XIX senza sapere che Napolitano avrebbe avuto la stessa idea. Si cambino legge elettorale e conflitto di interessi, si taglino la province, si riducano parlamentari e costi della politica. Avessero seguito prima il mio consiglio, si tornava a votare a giugno con la nuova legge elettorale. Ora l’obiettivo è far tutto per l’autunno».
È che il M5S non ha presentato neanche un disegno di legge.
«E si devono spicciare. Lo capisco, sono nuovi, hanno avuto i loro problemi, ma è necessario impratichirsi alla svelta. La legge elettorale si cambia in tre ore e in un riga che dica: l’attuale legge è abrogata e subentra quella precedente, il Mattarellum».
Ma la Corte costituzionale ha bocciato l’ipotesi.
«Sono palle! Solo le bestie lo sostengono! Le bestie! I costituzionalisti di seconda categoria! La Corte ha bocciato un quesito referendario. Che c’entra una legge fatta dal parlamento? E poi prendono per il culo me (ride molto, ndr). Capito che cosa intende Beppe Grillo quando parla di un paese che è un caso psichiatrico?».
Lo ha sentito in queste ore?
«Non lo sento quasi mai. Che c’entro io? Mica sono del M5S. Sono affine, attratto, finisce lì. Anzi, a proposito di Grillo, sarò io che farò la fine del grillo di Pinocchio, spiaccicato sul muro».
Eh? E chi dovrebbe spiaccicarla?
«Ma quelli del Movimento. Chi se no?».
E perché?
«Ma perché non sono dei loro. Prima o poi dirò una cosa che non gli piacerà e mi spiaccicheranno. Poi, vabbè, speriamo di no. Però, per esempio, penso che la questione dell’ineleggibilità di Berlusconi sia una sciocchezza».
Nel M5S si sono arrabbiati?
«No, no. Ma insisto: l’avversario va sconfitto col voto, non con questi mezzucci. L’avversario non è un criminale, almeno finché non sarà condannato in via definitiva. E tantomeno lo è chi vota Pdl, milioni di persone che hanno creduto, per esempio, al liberalismo popolare di Baget Bozzo. Un teoria che non mi piaceva, ma degnissima».
Professore, perché non entra nel M5S?
«Non se ne parla. Anzi, oggi mi ha chiamato un professore di Berlino, non ne ricordo il nome... Vuole che vada in Germania a spiegare il Movimento perché lo rifanno uguale uguale».
Davvero? Esportiamo Grillo?
«Certo. Ma io che c’entro? So il tedesco, fine. Adesso ci penso, ma non saprei. È che davvero è in corso una rivoluzione che cambierà il modo di vivere e tantissimi ragazzi lo hanno capito».
Le piacciono le teorie di Casaleggio?
«Lui è anche troppo avanti. Mi ha pubblicato l’ultimo libro, i Nuovi scritti corsari, e ha fatto solo l’e-book. Gli ho detto: e il libro di carta? È morto, mi ha risposto. Va bè, lo uccidi tu. Io lo voglio. Gliel’ho detto: non siamo mica già sulla Luna. Il futuro è lì, il presente no».
In effetti è un libro semiclandestino
«No, sono io semiclandestino. E siccome non sono noto tutti hanno il diritto di trattarmi da scemo, di deformare quello che dico».
Ha detto che le rivoluzioni non sono pranzi di gala. Evocativo...
«Ma l’ho detto alla Zanzara, un programma ridicolo».
Ridicolo?
«Nel senso che non ci si fa alta cultura politica. È leggero. Si scherza. E io scherzavo e per di più la frase era in un ampio contesto. Come quando ho detto che avrei sputato su Monti».
Eh, appunto.
«Colpa mia. Era una battuta, perché c’era chi voleva sputare su Hegel. Non si sputa su Hegel, piuttosto. E fior di commentatori hanno scritto che sono un terrorista avvinazzato. D’ora in poi sarò più prudente. Anzi, in tv non ci vado più: ha ragione Grillo. Però la verità è che volevano dileggiarmi per dileggiare la mia idea sulla prorogatio. E il grande Napolitano mi ha dato ragione».
Spesso ha avuto da ridire su Napolitano.
«E invece tanto di cappello. Arrivassi io così lucido a quell’età».
Chi vedrebbe bene al suo posto?
«Non certo uno del Pd. Ha ragione Berlusconi, sarebbe l’ultimo di una serie infinita di errori di Bersani. Anzi, sarebbe un golpe».
Chi allora?
«Mi basterebbe che fosse donna. Ma vedrete, sarà ancora Napolitano».
La situazione meteo italiana dal satellite ...
Ultima Meteosat con bella lacuna serena sul Nord Ovest e qualche inoffensiva nuvola residua verso la Liguria
Ponente, minime notturne tra 6 e 8 gradi, ma adesso sono 14...
Alba sulle Alpi cuneesi... con Luna
Dopo non so quanti giorni, rivediamo la Luna...
Domenica di Pasqua, ore 6,54 (nuova ora legale)... La Luna riappare insieme al panorama delle Alpi innevate a fine marzo come se fossimo a gennaio...!
Ore 21, 43, scossa tellurica di 2,7 nel Saluzzese (CN)
sabato 30 marzo 2013
Le polveri cometarie della PanStarrs...
Complimenti a Lorenzo Comolli, autore della foto (da APOD)
The Broad Tail of PanSTARRS
Image Credit & Copyright: Lorenzo Comolli - Model Overlay: Marco Fulle (INAF)
Explanation: For northern hemisphere skygazers, fading Comet PanSTARRS (C/2011 L4) still hangs above the western horzion, after sunset but before moonrise in the coming days. Its perspective from planet Earth continues to reveal the comet's broad dust tail. This long exposure tracking the comet, made on March 21, has been enhanced to show remarkable, subtle striations in PanSTARRS' tail. Place your cursor over the image (or click here) to show an overlay of the dust tail with a model network of synchrones and syndynes. Synchrones (long dashed lines) trace the location of dust grains released from the comet nucleus at the same time and with zero velocity. The successive synchrone lines shown are separated by 1 day and start at the bottom, 10 days before the comet's March 10 perihelion passage. Syndynes (solid lines) show the location of dust grains of the same size, also released with zero velocity. Dust grains 1 micron wide lie along the upper syndyne. The grain width increases counterclockwise to 500 micron wide grains along the syndyne nearly parallel to the comet's orbit (short dashed line through the nucleus location). In the model, forces acting on the dust grains were assumed to be gravity and the pressure of sunlight. The periodic striations in PanSTARRS' tail seem to closely follow the model synchrone lines.
The Broad Tail of PanSTARRS
Image Credit & Copyright: Lorenzo Comolli - Model Overlay: Marco Fulle (INAF)
Explanation: For northern hemisphere skygazers, fading Comet PanSTARRS (C/2011 L4) still hangs above the western horzion, after sunset but before moonrise in the coming days. Its perspective from planet Earth continues to reveal the comet's broad dust tail. This long exposure tracking the comet, made on March 21, has been enhanced to show remarkable, subtle striations in PanSTARRS' tail. Place your cursor over the image (or click here) to show an overlay of the dust tail with a model network of synchrones and syndynes. Synchrones (long dashed lines) trace the location of dust grains released from the comet nucleus at the same time and with zero velocity. The successive synchrone lines shown are separated by 1 day and start at the bottom, 10 days before the comet's March 10 perihelion passage. Syndynes (solid lines) show the location of dust grains of the same size, also released with zero velocity. Dust grains 1 micron wide lie along the upper syndyne. The grain width increases counterclockwise to 500 micron wide grains along the syndyne nearly parallel to the comet's orbit (short dashed line through the nucleus location). In the model, forces acting on the dust grains were assumed to be gravity and the pressure of sunlight. The periodic striations in PanSTARRS' tail seem to closely follow the model synchrone lines.
La Pasqua italiana: dove pioverà
E Travaglio, mosca cocchiera del M5S, si stupisce...
Oggi sul Fatto Quotidiano M.Travaglio lamenta che fino a ieri Grillo e M5S non avrebbero sbagliato niente.. salvo poi deluderlo quando non hanno fatto nomi a Napolitano di personalità da proporre al governo...
Mi pare una posizione ingenua quella del “perfido analista”... Grillo e i suoi hanno perso molte simpatie che avevano avuto nella campagna elettorale proprio perché hanno mostrato di essere un partito chiuso, leninista, autoritario nella struttura (altro che democrazia del Blog!), e falso negli obiettivi dichiarati, per di più eterodiretto da chi non è nel Parlamento ma pretende di giocarci come con i burattini di Pinocchio... Come potevano , con tutto rispetto, persone di debole livello politico e culturale come i due rappresentanti, capire che potevano fare dei nomi se i loro due conduttori (Fuhrer) non li avevano programmati in questo senso...? No, il gioco di Grillo (o meglio, di Casaleggio, suo dominus) è un altro ... Si era presentato come “Il Semplice Portavoce”, il “Generoso Magafono” e durante i suoi comizi non mancava di ironia ed autoironia... Il che fa sempre bene. Forse perché nei comizi non aveva l’auricolare in filo diretto con “Lunghi Capelli” e poteva fare il suo mestiere di comico liberamente... Adesso no. Il suo Blog fa paura a leggerlo. C’è cattiveria, c’è sarcasmo, c’è offesa, c’è di tutto tranne che ironia e autoironia (in piemontese diremmo “ Esagerôma nèn”... Non esageriamo)... e bisogna leggere i commenti dei suoi più accaniti sostenitori talebani per capire che lì c’è di tutto, a partire dall’antisemitismo... Soprattutto, sembra la linea politica di chi non ha nulla da perdere di “uomini nuovi” senza controllo della saggezza dei vecchi.
A sua volta c’è poco da fidarsi delle analisi del "Perfido Accusatore" Travaglio. Dopo una figura come quella che ha fatto con Berlusconi e che ha danneggiato tutti noi perché da lì è partita la rimonta del "Cavaliere Rifatto”, dopo le accuse inopportune a Grasso anche lui ci sembra quello dello sfascio a tutti i costi... C’è poco fa fare, quando comici, giornalisti (insieme a tanti altri: dai politici ai giocatori) vengono pagati troppo e diventano miliardari non ci si deve più fidare di loro...
eccovi comunque parte dell’articolo di Travaglio (che qui cerca di fare la mosca cocchiera del M5S):
"Sarebbe bastato che ieri i capigruppo fossero saliti al Quirinale con una proposta chiara e netta: un paio di nomi autorevoli per un governo politico guidato e composto da personalità estranee ai partiti (parrà strano, ma ne esistono parecchie, anche fuori dalla Bocconi, dalle gran logge, dai caveau delle banche e dalle sagrestie vaticane). Siccome Bersani, anche in versione findus, era rimasto fermo all’asse con M5S, secondo la volontà dei due terzi degli elettori, i grilli avrebbero dovuto sfidarlo ad appoggiare quel tipo governo. Che naturalmente non può essere né a guida Bersani, né tantomeno a guida M5S. Di qui la necessità di una rosa di personalità che potessero incarnare, per la loro storia e le loro idee, alcuni dei punti chiave del movimento. Sarebbe stato lo scacco matto al re. Invece lo scacco i grilli se lo son dato da soli. Col rischio di perdere un treno che potrebbe non ripassare più; di accreditare le peggiori leggende nere sul loro conto; e di gettare le basi per drammatiche spaccature.
Ieri infatti al Colle non hanno fatto nomi, ma solo allusioni, anche perché Napolitano non vuole sentir parlare di nomi extra-parti. Poi hanno chiesto ciò che non potevano avere: l’incarico. Ha prevalso l’inesperienza, o la supponenza, o la paura di essere incastrati in giochi più grandi e inafferrabili. Paura infondata, visto che i partiti sono alla canna del gas e non sono più in grado di incastrare nessuno, se non se stessi. E in ogni caso la mossa era a rischio zero e a vantaggio mille (per loro e per il Paese). É vero, come sospettavano i complottisti (che spesso ci azzeccano) che Napolitano e parte del Pd sono già d’accordo col Pdl per l’inciucio: ma, a maggior ragione, la proposta di un governo Settis oZagrebelsky li avrebbe messi tutti con le spalle al muro. E li avrebbe costretti alla ritirata, non foss’altro che per non assumersi la responsabilità di aver bocciato il miglior governo degli ultimi 15 anni (almeno sulla carta). Ora invece l’unica alternativa alle urne, che tutti invocano ma tutti temono, sarà un inciucissimo con B., più o meno mascherato. Che magari era nella testa di Napolitano e dei partiti fin dal primo giorno. Ma che ora ricadrà sulla testa dei 5 Stelle. E naturalmente degli italiani. Bel risultato, complimenti a tutti.”
M. Travaglio
Ponente ligure, arriva la Pasqua... riparatrice!
Finalmente un po' di azzurro e di sole che preludono ad una discreta Pasqua e un pezzetto di Pasquetta...
Ponente, le temperature salgono solo ora...
... E si collocano tra gli 11 e i 13 gradi... Dopo altri 40 mm di pioggia !
Grafico Arpal di Imperia
Grafico Arpal di Imperia
Piemonte. Massime dai 6 ai 9 gradi
Averne di Napolitano... Altro che dimissioni! Delusi e scornati gli abatini della casta vecchia e... nuova!
Gustosa e fresca di forno la colomba che Napolitano offre alla Pasqua degli italiani . Quasi irridendo sotto i baffi agli uccellacci del Rump Parliement del PD ed agli aziendalisti senzafaccia berlusconiani (oltre che al tragicomico Ferrarista di Genova e al suo malinconico smanettone dai lunghi capelli) il vecchio politico (averne così!) ha in sostanza detto: col cavolo che mi dimetto! Rischiando di passare alla storia come un re travicello... Visto che non si dimettono i veri responsabili della crisi, economica e politica, io rimango e, auspicando un nuovo presidente eletto con largo voto (stoccata alle voglie autoreferenziali del P D), vi dico che un governo (dimissionario, ma non sfiduciato) c'è... e prenderà provvedimenti europei... Io formerò due gruppi di personalità che prepareranno proposte che poi, se vuole, il Parlamento approverà...
Grazie a Napolitano il crash di martedì è forse rinviato.... Dovremmo invitare i vari Bersani, i più o meno "giovani turchi", vendoliani di complemento, comici di avanspettacolo vari, comparse di film western dai lunghi capelli, amazzoni al silicone, e cavalieri finti e rifatti, a smammare loro... Per il bene del paese...
Grazie a Napolitano il crash di martedì è forse rinviato.... Dovremmo invitare i vari Bersani, i più o meno "giovani turchi", vendoliani di complemento, comici di avanspettacolo vari, comparse di film western dai lunghi capelli, amazzoni al silicone, e cavalieri finti e rifatti, a smammare loro... Per il bene del paese...
Stai a vedere che la navicella senza pilota del PD vuole le dimissioni di Napolitano...
... Non rendendosi conto che allora saremmo veramente sull'orlo del baratro. Non contenti di aver impedito a Renzi di giocare ad armi pari , non contenti di aver fatto una campagna elettorale suicida, non contenti di non aver fatto dimettere Bersani dopo il voto, inconsapevoli di ignorare tutto della politica e della storia (adesso non vogliono capricciosamente il Governissimo, quando l'hanno fatto- male- per più di un anno...), prima hanno inseguito Grillo facendosi prendere per i fondelli, adesso cercano di salvarsi con il giochino del ricatto: se non fai quello che dico io andiamo al voto....! Al loro confronto. B. appare un campione di responsabilità e di abilità ..
Gli errori si pagano, ma questa casta dirigente del PD i suoi errori vuole farli pagare a noi... martedì riaprono i mercati e, senza Napolitano, andiamo a fondo!
Gli errori si pagano, ma questa casta dirigente del PD i suoi errori vuole farli pagare a noi... martedì riaprono i mercati e, senza Napolitano, andiamo a fondo!
Finis Bersani....
... Purché non sia anche la Finis Italiae....
Da La Stampa
Il segretario sarà “processato”
dagli stessi che l’hanno eletto
Verso la resa dei conti: pronti D’Alema-Veltroni, i popolari,
i giovani turchi
FEDERICO GEREMICCA
Se cominciamo con lui, uomo moderato e alleato leale - dalle primarie fino al deludente voto di febbraio - è solo per render meglio un’idea: l’idea, cioè, di quanto si sia mosso dentro e intorno al Pd nel mese trascorso dalle elezioni a oggi. E quanto, soprattutto, si muoverà da oggi in poi.
Erano giorni che Bruno Tabacci era in sofferenza:
e ieri quest’insofferenza ha tracimato.
«L’inseguimento a Grillo non si può fare rimettendo insieme i cocci della sinistra, da Ingroia a Di Pietro ai Comunisti italiani...», ha dettato Tabacci alle agenzie. E poi, raggiunto telefonicamente, ha spiegato: «A Roma, per le elezioni al Campidoglio, stanno rimettendo in piedi proprio una cosa del genere: da far rimpiangere la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto. Ma io avevo capito che la rotta del Pd fosse cambiata. Definitivamente cambiata...».
E invece eccoci qui a fare i conti con l’«inseguimento a Grillo»: che, Tabacci a parte, costituirà il primo capo d’accusa dal quale Pier Luigi Bersani dovrà difendersi, appena il suo tentativo di fare un governo risulterà anche ufficialmente tramontato. Ad aspettarlo al varco c’è ormai una folla: leader al momento defilati, come D’Alema e Veltroni; figure fino a ieri di primo piano - come Bindi, Finocchiaro e Franceschini - sacrificate nell’«inseguimento a Grillo»; gruppi - come i giovani turchi di Orfini, Orlando e Fassina - per i quali «la ruota del cambiamento» ha girato poco o niente; e Matteo Renzi, infine, il leader in sonno, l’asso da calare, la risposta a Grillo e chi più ne ha più ne metta.
Nella sostanza, è la stessa maggioranza che lo elesse segretario ad essersi letteralmente sfarinata: Bersani naturalmente lo sa e da ieri - nella sua Piacenza - ha cominciato a ragionare su come affrontare l’inevitabile resa dei conti che lo attende nel Pd. Tener duro e difendere le scelte fatte? Presentarsi dimissionario alla prima occasione utile? Rimettere al partito la decisione su cosa fare? Bersani riflette, sapendo però che il cerchio si stringe e nuove alleanze interne si vanno costruendo. Matteo Renzi, in particolare, esercita ormai una sorta di effetto-calamita: non ha bisogno di muovere un dito, perché c’è la fila davanti alla sua porta. Il chiarimento - per usare un eufemismo - resterà sospeso fino alla conclusione (qualunque essa sia) della complicata vicenda del governo: poi - e salvo elezioni a breve - sarà tutto un ribollire fino al Congresso, già programmato per ottobre. Un segretario giovane (Letta? Barca?) e un futuro candidato premier ancor più giovane (Renzi), sembrano l’approdo obbligatorio: ma è difficile immaginare che vi si possa giungere in un clima di solidarietà e concordia...
Molte cose - forse troppe cose - hanno avvelenato il clima nel Pd: e quasi tutte vengono - naturalmente - imputate a Bersani. I capi d’accusa sono numerosi, e non riguardano solo la linea tenuta dopo il voto (l’«inseguimento a Grillo»). Molti, infatti, contestano addirittura i toni e gli argomenti di una campagna elettorale iniziata da vincitori e finita in altro modo. Altri, i più delusi, puntano l’indice contro quello che, con poca generosità, è stato definito l’«autismo» del segretario: pochissime informazioni al partito su quel che maturava nella crisi, le riunioni continue riservate al solo «tortello magico» (Migliavacca, Errani, Fiammenghi), l’incaponirsi su una linea (riecco l’«inseguimento a Grillo»...) che 48 ore dopo il voto poteva esser tranquillamente abbandonata.
Può essere che abbia una risposta per tutto: e può essere, naturalmente, che quelle risposte vengano archiviate come poco convincenti o addirittura sbagliate. Per esempio: bene l’apertura al nuovo, a Beppe Grillo, subito dopo il voto; ma male incaponirsi su una posizione vanificata (mortificata) dalle porte ripetutamente sbattute in faccia dal comico genovese. E male, anzi malissimo, aver tarato ogni iniziativa solo in funzione dell’«inseguimento a Grillo»: dagli otto punti di programma ai nuovi presidenti di Camera e Senato (intorno ai quali già si registrano insoddisfazioni e ironie) tutto è stato fatto guardando da una parte sola. Pessimo, infine, il «mai con Berlusconi» ripetuto all’infinito: con il risultato di sbarrare qualunque altra strada al Pd (e al capo dello Stato)...
Acque tempestose, dunque. All’indomani della delusione elettorale, a Bersani fu chiesto se aveva pensato alle dimissioni: «Io non abbandono la nave - rispose, ed era il 26 di febbraio -. Posso starci sopra da capitano o da mozzo, ma non la abbandono». È passato un mese: e nessuno sa come Bersani risponderebbe oggi...
Da La Stampa
Il segretario sarà “processato”
dagli stessi che l’hanno eletto
Verso la resa dei conti: pronti D’Alema-Veltroni, i popolari,
i giovani turchi
FEDERICO GEREMICCA
Se cominciamo con lui, uomo moderato e alleato leale - dalle primarie fino al deludente voto di febbraio - è solo per render meglio un’idea: l’idea, cioè, di quanto si sia mosso dentro e intorno al Pd nel mese trascorso dalle elezioni a oggi. E quanto, soprattutto, si muoverà da oggi in poi.
Erano giorni che Bruno Tabacci era in sofferenza:
e ieri quest’insofferenza ha tracimato.
«L’inseguimento a Grillo non si può fare rimettendo insieme i cocci della sinistra, da Ingroia a Di Pietro ai Comunisti italiani...», ha dettato Tabacci alle agenzie. E poi, raggiunto telefonicamente, ha spiegato: «A Roma, per le elezioni al Campidoglio, stanno rimettendo in piedi proprio una cosa del genere: da far rimpiangere la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto. Ma io avevo capito che la rotta del Pd fosse cambiata. Definitivamente cambiata...».
E invece eccoci qui a fare i conti con l’«inseguimento a Grillo»: che, Tabacci a parte, costituirà il primo capo d’accusa dal quale Pier Luigi Bersani dovrà difendersi, appena il suo tentativo di fare un governo risulterà anche ufficialmente tramontato. Ad aspettarlo al varco c’è ormai una folla: leader al momento defilati, come D’Alema e Veltroni; figure fino a ieri di primo piano - come Bindi, Finocchiaro e Franceschini - sacrificate nell’«inseguimento a Grillo»; gruppi - come i giovani turchi di Orfini, Orlando e Fassina - per i quali «la ruota del cambiamento» ha girato poco o niente; e Matteo Renzi, infine, il leader in sonno, l’asso da calare, la risposta a Grillo e chi più ne ha più ne metta.
Nella sostanza, è la stessa maggioranza che lo elesse segretario ad essersi letteralmente sfarinata: Bersani naturalmente lo sa e da ieri - nella sua Piacenza - ha cominciato a ragionare su come affrontare l’inevitabile resa dei conti che lo attende nel Pd. Tener duro e difendere le scelte fatte? Presentarsi dimissionario alla prima occasione utile? Rimettere al partito la decisione su cosa fare? Bersani riflette, sapendo però che il cerchio si stringe e nuove alleanze interne si vanno costruendo. Matteo Renzi, in particolare, esercita ormai una sorta di effetto-calamita: non ha bisogno di muovere un dito, perché c’è la fila davanti alla sua porta. Il chiarimento - per usare un eufemismo - resterà sospeso fino alla conclusione (qualunque essa sia) della complicata vicenda del governo: poi - e salvo elezioni a breve - sarà tutto un ribollire fino al Congresso, già programmato per ottobre. Un segretario giovane (Letta? Barca?) e un futuro candidato premier ancor più giovane (Renzi), sembrano l’approdo obbligatorio: ma è difficile immaginare che vi si possa giungere in un clima di solidarietà e concordia...
Molte cose - forse troppe cose - hanno avvelenato il clima nel Pd: e quasi tutte vengono - naturalmente - imputate a Bersani. I capi d’accusa sono numerosi, e non riguardano solo la linea tenuta dopo il voto (l’«inseguimento a Grillo»). Molti, infatti, contestano addirittura i toni e gli argomenti di una campagna elettorale iniziata da vincitori e finita in altro modo. Altri, i più delusi, puntano l’indice contro quello che, con poca generosità, è stato definito l’«autismo» del segretario: pochissime informazioni al partito su quel che maturava nella crisi, le riunioni continue riservate al solo «tortello magico» (Migliavacca, Errani, Fiammenghi), l’incaponirsi su una linea (riecco l’«inseguimento a Grillo»...) che 48 ore dopo il voto poteva esser tranquillamente abbandonata.
Può essere che abbia una risposta per tutto: e può essere, naturalmente, che quelle risposte vengano archiviate come poco convincenti o addirittura sbagliate. Per esempio: bene l’apertura al nuovo, a Beppe Grillo, subito dopo il voto; ma male incaponirsi su una posizione vanificata (mortificata) dalle porte ripetutamente sbattute in faccia dal comico genovese. E male, anzi malissimo, aver tarato ogni iniziativa solo in funzione dell’«inseguimento a Grillo»: dagli otto punti di programma ai nuovi presidenti di Camera e Senato (intorno ai quali già si registrano insoddisfazioni e ironie) tutto è stato fatto guardando da una parte sola. Pessimo, infine, il «mai con Berlusconi» ripetuto all’infinito: con il risultato di sbarrare qualunque altra strada al Pd (e al capo dello Stato)...
Acque tempestose, dunque. All’indomani della delusione elettorale, a Bersani fu chiesto se aveva pensato alle dimissioni: «Io non abbandono la nave - rispose, ed era il 26 di febbraio -. Posso starci sopra da capitano o da mozzo, ma non la abbandono». È passato un mese: e nessuno sa come Bersani risponderebbe oggi...
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L'ultimo (?) " regalo" di Monti e dei "tecnici"...
Da Il Fatto Quotidiano:
Il Governo, con i servizi di sicurezza, conoscerà i tuoi movimenti
di Fulvio Sarzana | 29 marzo 2013
L’ultimo regalo del Governo Monti che se ne va in “gloria” (si fa per dire).
Ma prima regala ai cittadini italiani un’ultima chicca.
La possibilità che i servizi di sicurezza italiani possano conoscere tutti i dati e le informazioni dei cittadini italiani connessi ad internet (e non solo).
Voi direte, non è possibile!
E invece sì.
È stato pubblicato infatti sulla “Gazzetta Ufficiale” del 19 marzo 2013 n. 66, il decreto del presidente del Consiglio dei ministri 24 gennaio 2013 “Direttiva recante indirizzi per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica nazionale”.
Il decreto, controfirmato da mezzo Governo, tra cui anche il ministro della Giustizia, definisce “l’architettura istituzionale deputata alla tutela della sicurezza nazionale relativamente alle infrastrutture critiche materiali e immateriali, con particolare riguardo alla protezione cibernetica e alla sicurezza informatica nazionali, indicando a tal fine i compiti affidati a ciascuna componente ed i meccanismi e le procedure da seguire ai fini della riduzione della vulnerabilità, della prevenzione dei rischi, della risposta tempestiva alle aggressioni e del ripristino immediato della funzionalità dei sistemi in caso di crisi”.
E sin qui potrebbe anche andare bene, l’intento generale appare lodevole, proteggere i nostri sistemi informatici nazionali da aggressioni elettroniche.
Qualcosa però per il cittadino italiano non torna.
La norma prevede, tra le altre cose anche un principio assolutamente inedito per il nostro ordinamento.
L’art. 11 del decreto infatti obbliga gli operatori di telecomunicazioni e gli internet service provider, ma non solo, anche ad esempio a chi gestisce gli aeroporti, le dighe, i servizi energetici, i trasporti, a dare accesso ai servizi di sicurezza alle proprie banche dati, per finalità non meglio specificate “di sicurezza”.
In pratica gli operatori privati, ma anche le concessionarie pubbliche, dovranno spalancare le porte ai servizi di sicurezza sulle proprie banche dati, contenenti i nominativi dei cittadini italiani,e, si presume anche alle azioni compiute da questi ultimi, al di fuori di un intervento della Magistratura.
Tutti i cittadini saranno cosi a rischio schedatura, senza che su tale schedatura ci sia un sostanziale controllo da parte di alcuno.
Quello che appare precluso alla Magistratura, che deve adottare precise norme procedurali per avere determinate informazioni, viene concesso ai servizi di sicurezza.
Cosi, “all’impronta”.
E chi potrà valutare cosa debbano sapere i servizi su di noi o perché le ricerche siano state fatte?
Nessuno.
E la privacy?
“L’è morta” si potrebbe dire parafrasando la famosa canzone della resistenza (o militare, secondo alcuni).
Il cittadino comune infatti non troverà alcun riferimento nella norma al Garante privacy o, al codice della privacy, a qualcosa insomma in grado di fornire al cittadino un riparo da queste occhiate che potrebbero essere indiscrete.
Non resta che ringraziare il Governo uscente (se uscirà), di questo ulteriore potenziale vulnus alla libertà ed alla riservatezza dei cittadini italiani.
Il Governo, con i servizi di sicurezza, conoscerà i tuoi movimenti
di Fulvio Sarzana | 29 marzo 2013
L’ultimo regalo del Governo Monti che se ne va in “gloria” (si fa per dire).
Ma prima regala ai cittadini italiani un’ultima chicca.
La possibilità che i servizi di sicurezza italiani possano conoscere tutti i dati e le informazioni dei cittadini italiani connessi ad internet (e non solo).
Voi direte, non è possibile!
E invece sì.
È stato pubblicato infatti sulla “Gazzetta Ufficiale” del 19 marzo 2013 n. 66, il decreto del presidente del Consiglio dei ministri 24 gennaio 2013 “Direttiva recante indirizzi per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica nazionale”.
Il decreto, controfirmato da mezzo Governo, tra cui anche il ministro della Giustizia, definisce “l’architettura istituzionale deputata alla tutela della sicurezza nazionale relativamente alle infrastrutture critiche materiali e immateriali, con particolare riguardo alla protezione cibernetica e alla sicurezza informatica nazionali, indicando a tal fine i compiti affidati a ciascuna componente ed i meccanismi e le procedure da seguire ai fini della riduzione della vulnerabilità, della prevenzione dei rischi, della risposta tempestiva alle aggressioni e del ripristino immediato della funzionalità dei sistemi in caso di crisi”.
E sin qui potrebbe anche andare bene, l’intento generale appare lodevole, proteggere i nostri sistemi informatici nazionali da aggressioni elettroniche.
Qualcosa però per il cittadino italiano non torna.
La norma prevede, tra le altre cose anche un principio assolutamente inedito per il nostro ordinamento.
L’art. 11 del decreto infatti obbliga gli operatori di telecomunicazioni e gli internet service provider, ma non solo, anche ad esempio a chi gestisce gli aeroporti, le dighe, i servizi energetici, i trasporti, a dare accesso ai servizi di sicurezza alle proprie banche dati, per finalità non meglio specificate “di sicurezza”.
In pratica gli operatori privati, ma anche le concessionarie pubbliche, dovranno spalancare le porte ai servizi di sicurezza sulle proprie banche dati, contenenti i nominativi dei cittadini italiani,e, si presume anche alle azioni compiute da questi ultimi, al di fuori di un intervento della Magistratura.
Tutti i cittadini saranno cosi a rischio schedatura, senza che su tale schedatura ci sia un sostanziale controllo da parte di alcuno.
Quello che appare precluso alla Magistratura, che deve adottare precise norme procedurali per avere determinate informazioni, viene concesso ai servizi di sicurezza.
Cosi, “all’impronta”.
E chi potrà valutare cosa debbano sapere i servizi su di noi o perché le ricerche siano state fatte?
Nessuno.
E la privacy?
“L’è morta” si potrebbe dire parafrasando la famosa canzone della resistenza (o militare, secondo alcuni).
Il cittadino comune infatti non troverà alcun riferimento nella norma al Garante privacy o, al codice della privacy, a qualcosa insomma in grado di fornire al cittadino un riparo da queste occhiate che potrebbero essere indiscrete.
Non resta che ringraziare il Governo uscente (se uscirà), di questo ulteriore potenziale vulnus alla libertà ed alla riservatezza dei cittadini italiani.
Ponente, colonnine in calo, da 8 a 10 gradi le minime, e piove.
Piove soprattutto, al momento, sull'estremo Ponente, da Imperia a Vantimiglia.
Nel grafico Arpal la pioggia a Sanremo
Nel grafico Arpal la pioggia a Sanremo
Piemonte, minime da 2,7 gradi a 5,6...
Arriva da Ovest e Sud Ovest fronte che porta pioggia in Liguria e in Piemonte..
....in Liguria, specie da Savona verso Genova, in Piemonte verso l'arco alpino... Da sera migliora a partire da Ovest.
venerdì 29 marzo 2013
La pioggia protagonista della Settimana Santa in Spagna...
Detalle de los pies descalzos de los portadores sobre el suelo mojado en la procesión del Santo Encuentro en la Semana Santa ferrolana.
Da El Mundo
Da El Mundo
Panorama rivela: Casaleggio nel 2004 candidato (6 voti) in una lista vicina a Forza Italia...
... E te pareva... "Tout se tient", direbbe qualcuno... Fa il paio con la Ferrari di Grillo...
“Casaleggio nel 2004 candidato in lista civica di un politico di Forza Italia”
A scriverlo è il settimanale Panorama che rivela anche il flop del guru del Movimento nel Comune di Settimo Vittone, in provincia di Torino. Il berlusconiano Vito Groccia era capolista
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 29 marzo 2013Commenti (154)
Alle ultime elezioni i 5 Stelle a Settimo Vittone hanno raggiunto il 25,91 percento alla Camera e 24,24 al Senato. Ma nel 2004, quando il suo confondatore Gianroberto Casaleggio si candidò, non andò altrettanto bene. Nel Comune in provincia di Torino infatti, il guru di Beppe Grillo era tra i nomi della lista civica “Per Settimo” capitanata dal berlusconiano Vito Groccia, allora capolista e “politico calabrese di Forza Italia“.
A riportarlo è il settimanale Panorama, che pubblica anche i risultati della tornata elettorale (leggi). La lista infatti totalizzò 294 voti e Casaleggio ebbe soltanto sei preferenze. Insieme a lui era candidato anche Angelo Canale Capletto, ex sindaco di Quincinetto, proveniente dalle file dell’Udc (39 preferenze). “Una débâcle - conclude Panorama – vendicata dal risultato delle ultime elezioni, quando il M5S a Settimo Vittone ha superato il 25 per cento dei voti e si è affermato come primo partito”.
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“Casaleggio nel 2004 candidato in lista civica di un politico di Forza Italia”
A scriverlo è il settimanale Panorama che rivela anche il flop del guru del Movimento nel Comune di Settimo Vittone, in provincia di Torino. Il berlusconiano Vito Groccia era capolista
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 29 marzo 2013Commenti (154)
Alle ultime elezioni i 5 Stelle a Settimo Vittone hanno raggiunto il 25,91 percento alla Camera e 24,24 al Senato. Ma nel 2004, quando il suo confondatore Gianroberto Casaleggio si candidò, non andò altrettanto bene. Nel Comune in provincia di Torino infatti, il guru di Beppe Grillo era tra i nomi della lista civica “Per Settimo” capitanata dal berlusconiano Vito Groccia, allora capolista e “politico calabrese di Forza Italia“.
A riportarlo è il settimanale Panorama, che pubblica anche i risultati della tornata elettorale (leggi). La lista infatti totalizzò 294 voti e Casaleggio ebbe soltanto sei preferenze. Insieme a lui era candidato anche Angelo Canale Capletto, ex sindaco di Quincinetto, proveniente dalle file dell’Udc (39 preferenze). “Una débâcle - conclude Panorama – vendicata dal risultato delle ultime elezioni, quando il M5S a Settimo Vittone ha superato il 25 per cento dei voti e si è affermato come primo partito”.
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Piemonte, massime ovunque in rimonta, tranne a Cuneo....
Gianluca Nicoletti: Grillo, una rivoluzione con vent'anni di ritardo... (Che brutto quel blog!)
Finalmente qualcuno della nostra generazione ha il coraggio di dire quello che tutti pensiamo su Grillo e sui 5stelle "militonti".. Nonché su l suo brutto Blog, inchiavardato dalla censura...
Carlo Tecce per "Il Fatto Quotidiano"
Gianluca Nicoletti, giornalista e scrittore, conduttore di Melog su Radio 24, non rinnega l'anagrafe che dona uno sguardo largo e lungo: "Ho la mia età e ne ho vissute di epoche, e non avrei mai pensato di osservare il culto del vecchio, il vintage digitale: la castroneria che lo streaming sia una novità".
Qui si mette in discussione la filosofia del Movimento Cinque Stelle.
Non faccio un ragionamento di carattere politico, non mi interessa. Vent'anni fa mi emozionavo per lo streaming, ora mi viene noia perché mi risulta, anzi dovrebbe risultarci superato. I ragazzi scorrono le tecnologie con vorace velocità, e noi torniamo a una diretta, che si vede pure malissimo, per manifestare trasparenza?
Dicono che l'incontro Bersani-5Stelle, a inquadratura fissa e un po' smerigliata, sia un'innovazione assoluta.
Certo, per l'ignoranza digitale che regna nelle istituzioni. Cosa cambia fra la televisione e lo streaming? Il faccia a faccia , tra gli esponenti di due partiti così diversi, così contemporanei, sembrava una candid camera anni 90 oppure una pantomima riuscita male.
Si potevano anche utilizzare i canali ufficiali di Camera e Senato. Non tutti, purtroppo, dispongono di buone connessioni. Se non fosse stato per i siti o le tv, nulla avremmo saputo, ma tanto quel che aveva un'importanza era poco.
Lo streaming è morto, allora.
Quando non si crede più nel padre eterno, la religione si lega alle tradizioni, agli aspetti superficiali come lo streaming che è una banale trasmissione di dati, anche di pessima qualità. Può avere un valore aggiunto soltanto se viene adoperato per un evento , per qualcosa che non può essere ripreso: mi viene in mente l'impiccagione di Saddam Hussein.
Il Movimento Cinque Stelle è sceso a Roma armato di apriscatole, che poi sarebbe anche la rete. L'informazione immediata cioè non mediata.
Portano una parvenza di novità con un ritardo di vent'anni. È come quando vai in un negozio che fa i saldi e ti presentano una collezione vintage, ti sfoderano le riserve del magazzino. Questo è possibile, ripeto, perché i politici italiani non ci capiscono nulla di internet e tecnologia.
La rete in sé non funziona, non è uno strumento democratico per definizione, ma è fondamentale per la riproduzione. La diretta streaming si ferma a un momento, non c'erano contenuti originali: non c'era interazione, cosa cambia con la messa in onda televisiva?
Beppe Grillo ha creato un movimento politico con un sito molto scritto, non essenzialmente aggiornato ai tempi di Silicon Valley.
Il blog è un mezzo arcaico e quel blog ha una forte moderazione per togliere il dissenso, viene sfruttato molto per tenere intoccabili varie parole d'ordine. Sono appassionato di un mondo che cambia e ricicla il passato, però non dimentichiamoci che lo streaming o un blog non sono nulla di rivoluzionario per il resto del pianeta, forse per noi, italiani, un pochino sì.
Carlo Tecce per "Il Fatto Quotidiano"
Gianluca Nicoletti, giornalista e scrittore, conduttore di Melog su Radio 24, non rinnega l'anagrafe che dona uno sguardo largo e lungo: "Ho la mia età e ne ho vissute di epoche, e non avrei mai pensato di osservare il culto del vecchio, il vintage digitale: la castroneria che lo streaming sia una novità".
Qui si mette in discussione la filosofia del Movimento Cinque Stelle.
Non faccio un ragionamento di carattere politico, non mi interessa. Vent'anni fa mi emozionavo per lo streaming, ora mi viene noia perché mi risulta, anzi dovrebbe risultarci superato. I ragazzi scorrono le tecnologie con vorace velocità, e noi torniamo a una diretta, che si vede pure malissimo, per manifestare trasparenza?
Dicono che l'incontro Bersani-5Stelle, a inquadratura fissa e un po' smerigliata, sia un'innovazione assoluta.
Certo, per l'ignoranza digitale che regna nelle istituzioni. Cosa cambia fra la televisione e lo streaming? Il faccia a faccia , tra gli esponenti di due partiti così diversi, così contemporanei, sembrava una candid camera anni 90 oppure una pantomima riuscita male.
Si potevano anche utilizzare i canali ufficiali di Camera e Senato. Non tutti, purtroppo, dispongono di buone connessioni. Se non fosse stato per i siti o le tv, nulla avremmo saputo, ma tanto quel che aveva un'importanza era poco.
Lo streaming è morto, allora.
Quando non si crede più nel padre eterno, la religione si lega alle tradizioni, agli aspetti superficiali come lo streaming che è una banale trasmissione di dati, anche di pessima qualità. Può avere un valore aggiunto soltanto se viene adoperato per un evento , per qualcosa che non può essere ripreso: mi viene in mente l'impiccagione di Saddam Hussein.
Il Movimento Cinque Stelle è sceso a Roma armato di apriscatole, che poi sarebbe anche la rete. L'informazione immediata cioè non mediata.
Portano una parvenza di novità con un ritardo di vent'anni. È come quando vai in un negozio che fa i saldi e ti presentano una collezione vintage, ti sfoderano le riserve del magazzino. Questo è possibile, ripeto, perché i politici italiani non ci capiscono nulla di internet e tecnologia.
La rete in sé non funziona, non è uno strumento democratico per definizione, ma è fondamentale per la riproduzione. La diretta streaming si ferma a un momento, non c'erano contenuti originali: non c'era interazione, cosa cambia con la messa in onda televisiva?
Beppe Grillo ha creato un movimento politico con un sito molto scritto, non essenzialmente aggiornato ai tempi di Silicon Valley.
Il blog è un mezzo arcaico e quel blog ha una forte moderazione per togliere il dissenso, viene sfruttato molto per tenere intoccabili varie parole d'ordine. Sono appassionato di un mondo che cambia e ricicla il passato, però non dimentichiamoci che lo streaming o un blog non sono nulla di rivoluzionario per il resto del pianeta, forse per noi, italiani, un pochino sì.
Così, alla fine, Bersani e Grillo riuscirono nell'impresa di far rivincere Berlusconi
Sondaggio di Agorà. Quello che temevano mille post fa si è realizzato... Bersani l'eterno perdente, e Grillo, il milionario genovese, riusciranno a far rivincere il milionario milanese...
Naturalmente gli unici che o non se ne accorgono o non gliene frega niente sono i talebani raccolti qua e là dal tragicomico... e da "Lunghi Capelli", inquietante profeta dell'Era digitale ...
Da Il Fatto Quotidiano
Sondaggio Swg: centrodestra in testa, 5 Stelle in forte calo dietro al Pd
Secondo il sondaggio elaborato per Agorà di Rai Tre, il partito di Berlusconi sale di due punti in una settimana e diventa il primo nelle intenzioni di voto con il 26,2 percento di consensi. Anche Bersani in lieve flessione, mentre Grillo perde oltre il 2 percento
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 29 marzo 2013
Più informazioni su: Mario Monti, Movimento 5 Stelle, PD, PDL, Pier Luigi Bersani, Silvio Berlusconi, Sondaggi, Sondaggi Elettorali.
A più di un mese dalle elezioni e al termine del primo giro di consultazioni “non risolutivo”, l’unico partito a guadagnarci è il Pdl. La linea intransigente di Grillo punisce invece i 5 Stelle, che scivolano per la prima volta sotto la soglia raggiunta alle elezioni di febbraio e si collocano al terzo posto. Secondo il Pd, ma anche i democratici sono in lieve flessione.
E’ quanto emerge da un sondaggio realizzato dall’Istituto Swg in esclusiva per Agorà, su Rai Tre, che ha anche verificato l’opinione degli italiani sui ‘no’ opposti dal partito di Grillo alle proposte di governo. Il partito di Silvio Berlusconi sale di due punti in una settimana e diventa il primo nelle intenzioni di voto con il 26,2 percento di consensi. Scende invece dello 0,4 Pier Luigi Bersani, al secondo posto con il 26 percento. In forte calo il Movimento 5 Stelle (-2,1%), che perde il suo primato e scivola in terza posizione con il 24,8 percento, per la prima volta sotto la soglia raggiunta alle elezioni di febbraio.
Secondo il 60% degli intervistati, questo comportamento farà perdere voti al M5S. Di opinione diametralmente opposta una uguale percentuale di elettori del movimento, che invece ritengono che questa posizione di chiusura allargherà i consensi. Queste le intenzioni di voto con, tra parentesi, la variazione percentuale rispetto alla precedente rilevazione del 22 marzo e, a seguire, rispetto alle elezioni del 24-25 febbraio (la variazione della lista di Monti rispetto alle elezioni è comprensiva dello 0,5% di Fli): Lega Nord 4,3% (+0,6 / +0,2), Fratelli d’Italia 1,0% (+0,1 / -1,0), La Destra 0,6% (-0,2 / = ). E il totale del centrodestra è al 32,5% (+2,3 / +3,3). Con Sel, il centrosinistra arriva a 29,6 (-0,2 / -0,1), Scelta Civica 6,8% (-1,1 / -2,0), Udc 1,9% (+0,3 / -0,2), Rivoluzione Civile 1,0% (-0,2 / -1,3), Fare 1,1% (+0,3 / = ). Il partito del ‘non voto’ è al 37,0%, gli indecisi al 25,0% e gli astenuti il 12,0%.
(Il sondaggio è stato realizzato da Swg Spa-Trieste per Agorà-Rai 3 nei giorni 26-27 marzo 2013 tramite sondaggio online CAWI e telefonico CATI su un campione casuale probabilistico stratificato e di tipo panel ruotato di 1500 soggetti maggiorenni (su 4900 contatti complessivi), di età superiore ai 18 anni. Il campione intervistato online è estratto dal panel proprietario SWG. Tutti i parametri sono uniformati ai più recenti dati forniti dall’Istat. I dati sono stati ponderati al fine di garantire la rappresentatività rispetto ai parametri di sesso, età e macro area di residenza. Il margine d’errore massimo è di +/- 2,9%)
Naturalmente gli unici che o non se ne accorgono o non gliene frega niente sono i talebani raccolti qua e là dal tragicomico... e da "Lunghi Capelli", inquietante profeta dell'Era digitale ...
Da Il Fatto Quotidiano
Sondaggio Swg: centrodestra in testa, 5 Stelle in forte calo dietro al Pd
Secondo il sondaggio elaborato per Agorà di Rai Tre, il partito di Berlusconi sale di due punti in una settimana e diventa il primo nelle intenzioni di voto con il 26,2 percento di consensi. Anche Bersani in lieve flessione, mentre Grillo perde oltre il 2 percento
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 29 marzo 2013
Più informazioni su: Mario Monti, Movimento 5 Stelle, PD, PDL, Pier Luigi Bersani, Silvio Berlusconi, Sondaggi, Sondaggi Elettorali.
A più di un mese dalle elezioni e al termine del primo giro di consultazioni “non risolutivo”, l’unico partito a guadagnarci è il Pdl. La linea intransigente di Grillo punisce invece i 5 Stelle, che scivolano per la prima volta sotto la soglia raggiunta alle elezioni di febbraio e si collocano al terzo posto. Secondo il Pd, ma anche i democratici sono in lieve flessione.
E’ quanto emerge da un sondaggio realizzato dall’Istituto Swg in esclusiva per Agorà, su Rai Tre, che ha anche verificato l’opinione degli italiani sui ‘no’ opposti dal partito di Grillo alle proposte di governo. Il partito di Silvio Berlusconi sale di due punti in una settimana e diventa il primo nelle intenzioni di voto con il 26,2 percento di consensi. Scende invece dello 0,4 Pier Luigi Bersani, al secondo posto con il 26 percento. In forte calo il Movimento 5 Stelle (-2,1%), che perde il suo primato e scivola in terza posizione con il 24,8 percento, per la prima volta sotto la soglia raggiunta alle elezioni di febbraio.
Secondo il 60% degli intervistati, questo comportamento farà perdere voti al M5S. Di opinione diametralmente opposta una uguale percentuale di elettori del movimento, che invece ritengono che questa posizione di chiusura allargherà i consensi. Queste le intenzioni di voto con, tra parentesi, la variazione percentuale rispetto alla precedente rilevazione del 22 marzo e, a seguire, rispetto alle elezioni del 24-25 febbraio (la variazione della lista di Monti rispetto alle elezioni è comprensiva dello 0,5% di Fli): Lega Nord 4,3% (+0,6 / +0,2), Fratelli d’Italia 1,0% (+0,1 / -1,0), La Destra 0,6% (-0,2 / = ). E il totale del centrodestra è al 32,5% (+2,3 / +3,3). Con Sel, il centrosinistra arriva a 29,6 (-0,2 / -0,1), Scelta Civica 6,8% (-1,1 / -2,0), Udc 1,9% (+0,3 / -0,2), Rivoluzione Civile 1,0% (-0,2 / -1,3), Fare 1,1% (+0,3 / = ). Il partito del ‘non voto’ è al 37,0%, gli indecisi al 25,0% e gli astenuti il 12,0%.
(Il sondaggio è stato realizzato da Swg Spa-Trieste per Agorà-Rai 3 nei giorni 26-27 marzo 2013 tramite sondaggio online CAWI e telefonico CATI su un campione casuale probabilistico stratificato e di tipo panel ruotato di 1500 soggetti maggiorenni (su 4900 contatti complessivi), di età superiore ai 18 anni. Il campione intervistato online è estratto dal panel proprietario SWG. Tutti i parametri sono uniformati ai più recenti dati forniti dall’Istat. I dati sono stati ponderati al fine di garantire la rappresentatività rispetto ai parametri di sesso, età e macro area di residenza. Il margine d’errore massimo è di +/- 2,9%)
La situazione meteo. Un fronte passa, un altro più tosto si avvicina...
Al momento è sulla Spagna ma domattina sarà qui... Pioggia sabato, neve sopra i 1200, ma domenica qualche schiarita s Alba la Pasqua e poi quasi tutta la Pasquetta...
Ponente, nuvolo ma non piove...
In quota è sole. Ecco il mare di nuvole che soffoca la pianura....
Da Limone Pancani 1875 mt si scorge bene il mare di nuvole che intasa tutta la pianura e sino ai 900 di quota...
La spocchia della longobarda... (In che mani siamo finiti...!)
Da Il Fatto Quotidiano
“NON AVRETE PIÙ IL NOSTRO VOTO”...
La spocchiosissima capogruppo Lombardi potrebbe essere presto sfiduciata dai suoi - Intanto la rete si ribella all’inettitudine dei grillini: “Non avrete più il nostro voto” - “Grazie di esservi candidati per stare a guardare il Paese che va alla deriva”...
1 - BEGHE SU ROMA E CIPRO LA LOMBARDI RISCHIA IL POSTO
Paola Zanca per "Il Fatto Quotidiano"
"Se la longobarda candidata quasi-eletta al Parlamento si permette di proporre ‘sondaggi' su una persona con il chiaro scopo di escluderla da una votazione democratica e di pubblicare su un forum email private, cosa potrà fare in Parlamento?".
È il 30 gennaio, due mesi fa. Mancano poche settimane alle elezioni quando Stefania Trocini, sul forum del Movimento 5 Stelle romano, si interroga sul futuro di Roberta Lombardi. Che non solo è stata eletta, ma è diventata pure la prima capogruppo alla Camera. E già la vogliono cambiare. Tre sere fa, durante una assemblea dei grillini a Montecitorio, Adriano Zaccagnini si alza in piedi e tuona contro la presidente pro-tempore.
Poche ore prima, in aula, la Lombardi si è permessa di fare un intervento su Cipro diverso da quello concordato con il gruppo. Uno sgarbo inaccettabile per il Movimento che vota su ogni virgola che cambia (la linea dura contro le sparate personali ha già fatto saltare la nomina di Martinelli come consulente per la comunicazione). Eppure, lei ha fatto di testa sua. Zaccagnini si è calmato, ma ormai tra i 5 Stelle tira una brutta aria, tanto che oggi potrebbero arrivare a un voto su di lei: "Roberta - dicono - sta esagerando".
Scuotono la testa mentre riascoltano lo streaming delle consultazioni con Bersani. Quando il segretario del Pd finisce di parlare, lei lo guarda da sopra gli occhiali e lo stronca: "Mi sembrava di sentire una puntata di Ballarò".
Sulla sua pagina Facebook la massacrano ("Di rado si è vista tanta incompetenza insieme a tanta spocchia"). E tra i deputati non va meglio: "Non ha rispetto del ruolo che ha, era un incontro istituzionale, non si può rispondere così". Eppure, chi la conosce, non cade dalle nuvole. Non è un caso che a perdere le staffe in assemblea sia stato Zaccagnini. Romano come lei.
La Lombardi è una delle fondatrici del Movimento nella Capitale: modi bruschi, filo diretto con Grillo, ha organizzato i primi incontri dei neoeletti negli alberghi. Eppure, quattro anni fa, un gruppo di attivisti decise di fondare un meetup parallelo, pur di non avere a che fare con lei.
Da La Stampa. Hollande: avete visto l'Italia?
Da La Stampa di oggi:
Ha parlato molto, 45 minuti in diretta in prima serata su «France2», e non ha detto quasi nulla. L’esercizio era difficile ma François Hollande ne è uscito bene, da quel politico smaliziato che è. Del resto, è un momento in cui in Francia va tutto male, compresi i sondaggi sul suo gradimento. Finito l’effetto-Mali, con il Président che indossa l’elmetto di «chef des Armées», una parte che strappa sempre gli applausi al pubblico francese, la realtà economica presenta il conto. Tutti i dati sono cattivi e non è certo tutta colpa di Hollande. Però l’opinione pubblica non gli rimprovera tanto questa situazione, ma il fatto che non dia l’impressione di sapere come uscirne.
Hollande sta deludendo, anche e soprattutto chi l’ha votato. Il dubbio comincia a serpeggiare pure fra i socialisti. Il malcontento è generale. Ieri Hollande è stato fischiato dagli anti-nozze gay al suo arrivo in studio. E non ha pace nemmeno nel privato: da settimane, rimbalzano voci su una relazione con una bella attrice quarantenne, Julie Gayet. E tanto sono rimbalzate che madame Gayet ha sporto denuncia per scoprire chi le ha messe in circolazione.
A parte questo, in tivù Hollande ha affrontato tutti gli argomenti. Si sapeva che di promesse clamorose non c’era da aspettarsene, anche perché non c’è un euro per finanziarle. Quelle che Hollande ha fatto sono state tutte low cost, come uno «choc di semplificazione» per la burocrazia imposta alle aziende e per l’elefantiaca macchina amministrativa e la riduzione della spesa pubblica.
La famosa o famigerata tassa del 75% sui redditi più alti ha fatto vincere a Hollande le elezioni ma è chiaramente inapplicabile. Abbandonarla, però, è impensabile. E così il Presidente ha annunciato che sarà pagata dalle imprese sulla remunerazione dei loro amministratori, qualora sia più alta di un milione di euro. L’idea è un po’ fumosa (le stock option e i bonus, per esempio, saranno compresi o no?) e poi così diventa chiaramente dissuasiva, perché le grandi società ci penseranno tre volte prima di continuare a pagare gli stipendi faraonici dell’evo a.C. (ante Crisi). Invece Hollande dice una cosa nuova, e per nulla di sinistra, quando fa capire che la riforma delle pensioni è inevitabile. Nel 2010, sfilò in corteo contro la riforma di Sarkozy; oggi ammette che il deficit del sistema arriverà a 20 miliardi di euro nel 2020, quindi qualcosa va fatta.
Sull’Europa, per Hollande la crisi dell’euro è risolta ma alcuni Paesi, fra cui l’Italia, «sono sempre fragili». Dunque, bisogna essere «rigorosi», ma non si parli di austerità, che è il propellente del populismo. «E in Europa vedo montare i populismi, gli egoismi nazionali. Avete visto ciò che è successo in Italia?».
Il Presidente è apparso tranquillo, anche perché voleva tranquillizzare. Il linguaggio era talvolta troppo tecnico, la polemica con «il mio predecessore» velata ma presente: «Non faccio - ha detto il successore di Sarkò - la politica degli annunci permanenti». Il resto è retorica: «Non sono più un Presidente socialista, ma il Presidente di tutti i francesi». Su fatto che la seconda parte della frase sia vera, si può discutere; sulla prima, nessun dubbio.
alberto mattioli
Copyright 2013 La Stampa
Ha parlato molto, 45 minuti in diretta in prima serata su «France2», e non ha detto quasi nulla. L’esercizio era difficile ma François Hollande ne è uscito bene, da quel politico smaliziato che è. Del resto, è un momento in cui in Francia va tutto male, compresi i sondaggi sul suo gradimento. Finito l’effetto-Mali, con il Président che indossa l’elmetto di «chef des Armées», una parte che strappa sempre gli applausi al pubblico francese, la realtà economica presenta il conto. Tutti i dati sono cattivi e non è certo tutta colpa di Hollande. Però l’opinione pubblica non gli rimprovera tanto questa situazione, ma il fatto che non dia l’impressione di sapere come uscirne.
Hollande sta deludendo, anche e soprattutto chi l’ha votato. Il dubbio comincia a serpeggiare pure fra i socialisti. Il malcontento è generale. Ieri Hollande è stato fischiato dagli anti-nozze gay al suo arrivo in studio. E non ha pace nemmeno nel privato: da settimane, rimbalzano voci su una relazione con una bella attrice quarantenne, Julie Gayet. E tanto sono rimbalzate che madame Gayet ha sporto denuncia per scoprire chi le ha messe in circolazione.
A parte questo, in tivù Hollande ha affrontato tutti gli argomenti. Si sapeva che di promesse clamorose non c’era da aspettarsene, anche perché non c’è un euro per finanziarle. Quelle che Hollande ha fatto sono state tutte low cost, come uno «choc di semplificazione» per la burocrazia imposta alle aziende e per l’elefantiaca macchina amministrativa e la riduzione della spesa pubblica.
La famosa o famigerata tassa del 75% sui redditi più alti ha fatto vincere a Hollande le elezioni ma è chiaramente inapplicabile. Abbandonarla, però, è impensabile. E così il Presidente ha annunciato che sarà pagata dalle imprese sulla remunerazione dei loro amministratori, qualora sia più alta di un milione di euro. L’idea è un po’ fumosa (le stock option e i bonus, per esempio, saranno compresi o no?) e poi così diventa chiaramente dissuasiva, perché le grandi società ci penseranno tre volte prima di continuare a pagare gli stipendi faraonici dell’evo a.C. (ante Crisi). Invece Hollande dice una cosa nuova, e per nulla di sinistra, quando fa capire che la riforma delle pensioni è inevitabile. Nel 2010, sfilò in corteo contro la riforma di Sarkozy; oggi ammette che il deficit del sistema arriverà a 20 miliardi di euro nel 2020, quindi qualcosa va fatta.
Sull’Europa, per Hollande la crisi dell’euro è risolta ma alcuni Paesi, fra cui l’Italia, «sono sempre fragili». Dunque, bisogna essere «rigorosi», ma non si parli di austerità, che è il propellente del populismo. «E in Europa vedo montare i populismi, gli egoismi nazionali. Avete visto ciò che è successo in Italia?».
Il Presidente è apparso tranquillo, anche perché voleva tranquillizzare. Il linguaggio era talvolta troppo tecnico, la polemica con «il mio predecessore» velata ma presente: «Non faccio - ha detto il successore di Sarkò - la politica degli annunci permanenti». Il resto è retorica: «Non sono più un Presidente socialista, ma il Presidente di tutti i francesi». Su fatto che la seconda parte della frase sia vera, si può discutere; sulla prima, nessun dubbio.
alberto mattioli
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Cuneo, continua la cappa di nuvole....
Estremo Ponente ligure, ieri altri 10 mm di pioggia...
Continua lo stillicidio ligure ... Il cambio di regime idrico rispetto a vent'anni fa è nell'estremo ponente notevole...
Nel grafico Arpal la pioggia di Sanremo
Nel grafico Arpal la pioggia di Sanremo
giovedì 28 marzo 2013
Il tempo a Parigi fino al 7 aprile ...
Mentone, previsioni fino al 7 aprile...
Roma, previsione fino al 6 aprile...
Milano, previsioni fino al 6 aprile...
Sanremo, previsioni fino a sabato 6 aprile....
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