Italia
tre mesi di follie meteorologiche
tre mesi di follie meteorologiche
Neve, caldo e temporali
Addio all’inverno pazzo
La stagione mai iniziata si chiude battendo (quasi) tutti i record
La stagione mai iniziata si chiude battendo (quasi) tutti i record
Con febbraio è terminato un lungo autunno durato sei mesi, una tiepida e piovosissima stagione che su gran parte d’Europa ha cancellato i caratteri tipici dell’inverno. Aria mite oceanica, prati verdeggianti, poche o nulle le gelate, alluvioni fuori stagione, innevamento alpino da record ma solo oltre quota 1000 metri. La temperatura del trimestre dicembre 2013 - febbraio 2014 è stata al Nord Italia la seconda più elevata da oltre due secoli, posizionandosi appena al di sotto del record, peraltro recente, dell’inverno 2006-07.
Nelle città della pianura padana, dove in genere si attendono ogni inverno una quarantina di giorni con ghiaccio, brina e galaverna, non si è arrivati a contarne dieci e su certi balconi i fiori non sono mai gelati. Incessanti sciroccate hanno portato aria mite africana, con tanto di polvere rossastra del Sahara, sul Mediterraneo, dove il carico di umidità ha dato luogo a ripetute piogge torrenziali.
Sono stati stabiliti nuovi primati di carattere propriamente monsonico: 2546 mm in tre mesi al pluviometro di Musi, sulle Prealpi Giulie alle spalle di Udine, 2174 a Orto di Donna, nelle Alpi Apuane, 1300 a Pontremoli, in Lunigiana, inverno più piovoso da quasi un secolo. Ma un po’ ovunque le quantità d’acqua hanno superato la media, provocando anche straripamenti di fiumi, come il Secchia nel Modenese a metà gennaio, o piene-lampo come il nubifragio romano da 167 mm in 18 ore il 31 gennaio. Tutta acqua che sulle montagne, oltre i 1000 metri, si è trasformata in neve umida e pesante, tipicamente primaverile, creando disagi alla viabilità, valanghe e interruzioni delle linee elettriche, come a Cortina nei giorni natalizi. Al Rifugio Gilberti, quota 1840 metri nelle Alpi Giulie al confine con la Slovenia, la neve arriva al terzo piano, con uno spessore massimo di oltre sei metri e mezzo a metà febbraio. Arno e Tevere più volte in piena, mareggiate a ripetizione sul Tirreno, il treno sospeso sulla scogliera in Liguria, inusuali temporali invernali con tuoni e fulmini su Veneto e Lombardia, inclusa la grandinata del 26 febbraio su Milano. La notte del 19 febbraio a Roma è stata la più mite dal 1782 per il periodo, con una minima di 17,2 gradi: sembrava un’ottobrata.
Insomma, gli eccessi non sono mancati in questa stagione ibrida, che propone scenari da riscaldamento globale destinati con elevata probabilità a divenire più frequenti. Da quando esistono dati misurati, ovvero circa due secoli, non esistono infatti analoghi trimestri invernali per combinazione di elevata temperatura e piovosità. Secondo gli storici del clima, solo un inverno poteva rivaleggiare per tepore con il 2006-07: un’antica stagione di oltre settecento anni fa, datata 1289-90, allorché le cronache riportano di un passaggio dall’autunno alla primavera senza gelo e neve anche nel Nord Europa, piante verdi e viole fiorite a Natale a Vienna e a Colonia. Un caso isolato. Al contrario, due inverni mancati a distanza di sette anni invece che di settecento, in compagnia delle estati più calde della storia tutte successive al 2003, sono ormai indice di una tendenza, di una transizione a un nuovo clima con cui le assicurazioni in modo molto pragmatico stanno già facendo i conti: avremo infatti speso meno di combustibile per riscaldare le nostre case, ma ci siamo ampiamente mangiati tutto con i danni da dissesto idrogeologico.
Luca Mercalli