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Poveri ricchi
Per il fisco italiano i lavoratori dipendenti guadagnano più degli imprenditori. Aveva ragione la mia mamma a diffidare di qualsiasi attività che non contemplasse una busta paga. Ora è finalmente chiaro a tutti che la libera iniziativa è l’anticamera della miseria e il dipendente l’unico mestiere che rende. Basti pensare che contribuisce per l’83 per cento alle entrate fiscali, insieme con quell’altra categoria di privilegiati, i pensionati. Senza stipendiati e pensionati, lo Stato non avrebbe più i soldi per pagare stipendi e pensioni. Si sorride per non urlare, ma la realtà è che non si urla neanche più. Certe notizie rilasciano ormai un effetto di morfina: a furia di sentirle ci si fa l’abitudine. Un «pensionato d’oro» da 2000 netti al mese fa più scandalo di un evasore che ostenta beni di lusso. Il lavoro nero viene accettato come se fosse una scappatoia inevitabile e un furto contro ignoti, dal momento che lo Stato, essendo di tutti, è considerato di nessuno. E il cordoglio per tanti imprenditori onesti, vessati fino al suicidio da tasse bislacche e creditori volatili, annacqua l’indignazione per i disonesti, quelli che prevalgono sulla concorrenza proprio perché evadono le imposte.
A chi fosse ancora in cerca di emozioni forti, segnalo la ricerca dell’Ocse sugli emolumenti dei manager pubblici. I più pagati al mondo sono gli italiani: il triplo dei tedeschi. Una valutazione dettata sicuramente dalla competenza, oltre che dall’efficienza dei servizi offerti. I manager pubblici rientrano nella categoria dei lavoratori dipendenti. Saranno stati loro ad alzare la media?