Imperia
La Liguria detiene
il triste primato
degli alberi malati
Per ogni ettaro, 13 metri cubi di piante morte
mentre la media nazionale supera di poco i 5
Per ogni ettaro, 13 metri cubi di piante morte
mentre la media nazionale supera di poco i 5
La Liguria è maglia nera in Italia per le piante morte, in piedi o a terra. Un primato davvero assai poco invidiabile e che è dovuto alla mancanza di tutela e gestione del territorio. Inoltre, c’è da considerare che questa situazione, se da un lato testimonia l’invecchiamento naturale del bosco, dall’altro è la causa principale dell’intasamento dei nostri torrenti, con le conseguenti drammatiche esondazioni.
L’allarme è stato lanciato nel corso del dibattito organizzato giovedì e ieri a Genova dalla Fai Cisl sul tema «Il territorio, da problema a opportunità; prevenzione e manutenzione, montagna, bosco e acqua». Nel corso del dibattito (era presente anche Anna Maria Furlan, ligure, oggi segretario confederale nazionale Cisl) sono stati snocciolati numeri che appaiono davvero impietosi: a livello regionale, infatti, le piante morte in piedi sono pari 13,2 metri cubi per ettaro contro i 5,2 della media delle regioni dell’Appennino e contro la media nazionale di 5,4 metri cubi per ettaro. Ma anche per la necromassa a terra i valori liguri vanno ben oltre i dati nazionali, essendo di 3,1 metri cubi per ettaro contro l’1,3 delle regioni appenniniche e l’1,9 nazionale.
I boschi in Liguria, nonostante per ben il 95% siano definiti potenzialmente disponibili alla raccolta di legno, in realtà sono “vecchi” e gli alberi morti, sia quelli in piedi che quelli a terra, sono i più alti d’Italia. Tutto ciò, hanno sottolineato gli esperti, deriva dalla mancanza di un adeguato presidio territoriale in grado di garantire la gestione forestale, la regimazione idrica, oltre al mantenimento di un corretto deflusso superficiale delle acque meteoriche.
Eppure la nostra regione ha una potenzialità davvero grande, visto che su una superficie totale di 541.000 ettari, il bosco ne copre ben 387.170 e cioè circa il 71, per cento. Fra le province, quelle con maggior superficie forestale sono Genova (33,9%) e Savona (30,4%). Inoltre, occorre ricordare che il 71,7% dei comuni liguri è classificato montano, mentre la popolazione qui residente è passata dal 20,57% del 2001 al 21% del 2011: dato piuttosto stabile e significativo.
Quanto al fronte occupazione mancano strutture forestali alle dipendenze o collegate con l’istituzione Regione e, su un numero di circa 430 aziende operanti nel settore, i dipendenti stimati sono nell’ordine delle 500 unità.
«L’Italia - ha sottolineato nel suo intervento Augusto Cianfoni, segretario generale Fai Cisl - ha bisogno di pianificare le direttrici del proprio sviluppo e la programmazione delle opere manutentorie del territorio possono ridare al Paese occupazione e nuove economie. Un Grande Piano italiano e una sorta di “Piano Marshall” del Territorio di ambito europeo sono azioni strategiche di una generazione che vuole credere in un migliore futuro».
«Curare efficacemente il territorio - ha aggiunto Claudio Risso, segretario nazionale - significa chiamare all’appello tanti e diversi attori politici, istituzionali, associativi e imprenditoriali in una sorta di “cartello’ per un nuovo sviluppo e a favore di una “clausola sociale” per la Montagna».
Il modello ipotizzato è quello di un’impresa a rete regionale costituita da una cabina di regia che sappia far muovere dentro una sorta di contenitore imprese boschive, consorzi forestali, consorzi di bonifica e in definitive tutti gli attori, imprenditori e istituzioni, che lavorano “con” l’ambiente forestale.
MIRIANA REBAUDO