ebook di Fulvio Romano

sabato 7 dicembre 2013

Le primarie del grande freddo

LA STAMPA

Italia

Scrittori e artisti

Le primarie

del grande freddo

Chi voteranno i santoni, gli scrittori quarantenni, gli uomini tv?

C’è una frattura generazionale. E i più delusi sono i cantautori

È chiaro, l’intellettuale organico non c’è più, non c’è più quel mondo, non ci sono quei tic e quei riflessi condizionati. C’è semmai una frattura di ragionamenti anche tra scrittori e intellettuali, dinanzi alle primarie del Pd.

Gli intellettuali

È probabile che Umberto Eco confermi la sua decisione di altre volte, di non votare alle primarie. Claudio Magris è in Albania per un ciclo di letture, molto difficile che voti. Francesco Piccolo, un autore già di culto per un intero mondo, spiega: «No, non andrò a votare per le primarie perché io sono contro le primarie. Pur avendo stima per tutti e tre i candidati, e nessun pregiudizio per Renzi (anzi, ho simpatia per lui, trovo che venga definito di destra in Italia solo perché vince), non voto perché penso che le primarie siano uno strumento sbagliato». Lo motiva così: «Le primarie da una parte sono auto-indulgenti, ossia celebrano il trionfo illusorio del siamo-tanti-belli-e-giusti, dall’altra sanciscono una rinuncia alla politica: perché tutti i candidati sono costretti a estremizzare molto la proposta, e questo crea delle divisioni fortissime, che poi dopo sono un ostacolo, più che una forza». Massimo Coppola, editore di Isbn e conduttore di Masterpiece, trasmissione culto di Raitre, dice: «Io invece andrò, e voterò Renzi. Credo che le primarie siano anche uno strumento per provare a riconquistare fiducia e elettori. Cuperlo mi pare uomo intelligente, ma esprime posizioni che abbiamo già sentito; Civati è forse quello più vicino a me, ma non si vota per simpatia o per pancia, si vota con la testa, per la forza di una candidato; e io penso che il più forte per guardare al futuro possa essere Renzi». Usa questa immagine, Coppola: «A sinistra dobbiamo smetterla di votare per la nostra foto di quando eravamo bambini».

Un po’ l’errore che ha confessato di aver fatto Michele Serra. Nonostante, ha scritto, il Pd abbia fatto di tutto per disilludere i suoi elettori, anche i chierici, «poi vedi quei tre in tivù, una breve rappresentazione della politica come decente fatica collettiva e non come arraffo furbastro e/o rissa tra mediocri, e senti vacillare la tua ferma decisione di chiamarti fuori. Forse a sinistra non tutto è perduto, o forse mi hanno fregato ancora una volta (la centesima?), ma è probabile che tra una settimana ci si rimetta in coda, poveri illusi, in parecchi». Voterà per Renzi o Civati o Cuperlo? «Essere di sinistra, una volta, voleva dire votare per gli altri. E gli altri per eccellenza, qui e oggi, sono gli italiani giovani. Migliori o peggiori non saprei dire. Certo, però, in diritto di scegliere la strada». Potrebbe non votare più il candidato d’apparato? Mentre l’anno scorso votò Bersani. Fabio Fazio è assai amico di Cuperlo e lo voterà (l’anno scorso si astenne).

Appelli - come quello per Bersani firmato nel 2012 da Alfredo Reichlin, Miguel Gotor, Salvatore Veca e altri - stravolta non ce ne sono. I nomi citati voteranno per Cuperlo, ma in ordine sparso. Cuperlo è assai amico di Nanni Moretti, che l’altra volta sostenne Bersani. Naturalmente Alessandro Baricco voterà Renzi; mentre Eva Cantarella e il giallista Marco Malvaldi apprezzano Civati e potrebbero votarlo. Gustavo Zagrebelsky riflette: «Io andrò a votare, ma non dico per chi per una semplice ragione: non penso che esista più la figura dell’intellettuale-mosca cocchiera». Chi ha ascoltato i suoi ragionamenti giura però con certezza: voterà Civati.

Politici e sindacato

La leader della Cgil, Susanna Camusso, lo ha già annunciato: non voterà, «perché sono primarie interne al partito». Anche se pezzi cospicui del suo sindacato non fanno mistero di avere una preferenza per Gianni Cuperlo. Per Cuperlo anche l’ex segretario Sergio Cofferati. Non si schiera e non andranno a votare Maurizio Landini e i vertici della Fiom. Non si schiera nemmeno la Cisl, mentre i suoi ex dirigenti oggi nel Pd fanno scelte diverse: Franco Marini per Cuperlo; Sergio D’Antoni per Renzi. Dalla Uil, il segretario Luigi Angeletti non vuole far sapere se voterà o meno.

Prodi voterà, ma anche tra i suoi storici collaboratori alcuni non voteranno, come Mario Barbi e Silvio Sircana. Schierati per Renzi Arturo Parisi, Sandro Gozi, Ricardo Levi. Andranno a votare per Giuseppe Civati la ex portavoce del Professore, Sandra Zampa, e l’ex ministro Giulio Santagata.

Lo spettacolo

Persino i pasdaran del voto a oltranza, comparto spettacolo-impegnato, vacillano. Lo ha detto a chiare note e non torna indietro: Ligabue non ci sarà. Il rocker di Correggio che fu persino consigliere comunale del Pds, ha argomentato di esser «deluso. Entro a far parte di una schiera nutrita, il partito fatica a rappresentare i valori che ha sempre dichiarato in maniera chiara in passato». Dello stesso partito dei traditi il regista Paolo Virzì, il direttore artistico del Torino Film Festival di quest’anno. «Ho sempre votato il Pd ma non so se andrò al gazebo l’8 dicembre. Renzi ha un che di Pieraccioni, è simpatico ed è un bravo ragazzo. Attacca D’Alema perché è il suo perfetto rivale essendo molto rancoroso». Tra color che son sospesi anche lo sceneggiatore Andrea Purgatori: «Deciderò sabato sera ma sono molto tentato dal non andare, sarebbe la prima volta. Sento intorno a me un’aria di grande disillusione e disaffezione. Se andassi, voterei Renzi».

Franco Battiato, che votò Bersani, getta la spugna. «Non credo proprio che andrò a votare alle primarie. Ho sbagliato troppe volte a giudicare persone che si sono rivelate diverse da come le avevo immaginate. Quindi mi fermo». Renato Zero fa sapere che «votare alle primarie del Pd mi deprime». Francesco De Gregori non vuole neppure essere chiamato in mezzo a cose politiche. Tempo fa disse che la sinistra si era persa tra slow food e il no tav. Stesso sentimento del collega Francesco Guccini che non ha digerito la pugnalata dei 101 a Romano Prodi: «Non so se il Pd sia ancora il mio partito».

È il pensiero che la governance del Pd sia scollata dalla gente. Lo sostiene Antonello Venditti affranto, e anche Fiorella Mannoia che alle scorse elezioni votò alla Camera Rivoluzione Civile di Ingroia e lo ha detto via tweet e in televisione: «Non condividono gli ideali che abbiamo sempre avuto, vivono nei palazzi, sono staccati dal popolo». Eppure Mannoia potrebbe votare Renzi pure se il suo candidato ideale si suppone sia Landini della Fiom. Sabrina Ferilli voterà Cuperlo sostenendo che in ogni modo «il Pd va bene così». Alessandro Gassmann è rimasto colpito dal dibattito tv dei tre candidati: «Considero in buona parte condivisibili i loro programmi. Nell’ordine, Civati e Renzi», facendo così capire che il suo voto andrebbe a Civati. E se Jovanotti voterà Renzi (come peraltro Pippo Baudo), il maestro Francesco Rosi regala la sua speranza: «Certo, vado a votare. Ero andato anche alle scorse primarie. E voterò Cuperlo. In un certo senso capisco la sua profondità culturale. Lo sento consapevole delle tragiche difficoltà che il Paese sta attraversando, molto consapevole. Oggi è difficile seguire la politica dal di fuori ma è complicato anche seguirla dal di dentro. L’Italia vive un momento veramente grave».

jacopo iacoboni, francesca schianchi, michela tamburrino


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