Italia
SI dice che i gatti hanno sette vite. Ma quante vite politiche ha Berlusconi, che ieri ha festeggiato 81 anni rispondendo a centinaia di telefonate d’auguri e alla fine affacciandosi al cancello della villa di Arcore per salutare i suoi fan? E quanta acqua è passata sotto i ponti dal 27 novembre 2013, quando il Senato lo dichiarò decaduto, a oggi che tutti lo cercano e non c’è combinazione politica, coalizione grande o piccola, che non lo immagini socio, pilastro insostituibile di un fronte per la salvezza del Paese.
Non sarebbe facile spiegarlo a un visitatore straniero capitato di nuovo in questi giorni in Italia, magari dopo esserci passato ai tempi dell’antiberlusconismo, del cosiddetto ventennio in cui l’ex-Cavaliere veniva paragonato addirittura a Mussolini. Eppure è così: Silvio è di nuovo in pista, e la minaccia concreta rappresentata dalla possibile vittoria pentastellata ha fatto sì che il clima attorno a lui non sia mai stato così buono. Sembrava finito, quella mattina del 9 maggio 2014, quando era apparso all’ingresso del centro per anziani non autosufficienti dov’era stato inviato per scontare una pena residua ai servizi sociali. E a questo punto è legittimo chiedersi: come ha fatto a rimontare?
Semplice: Berlusconi ha continuato a essere se stesso, non s’è mosso di un millimetro, ha conservato tutte le sue idee stravaganti e ne ha pensate di nuove (l’ultima, la doppia moneta, per aggirare le posizioni anti-euro dei suoi alleati Salvini e Meloni), ha coltivato le sue amicizie di sempre, senza smettere di stupirsi perché, dopo la rottura del patto del Nazareno con Renzi, a cercarlo erano tutti quelli che nel passato recente erano stati i suoi più fieri avversari, da Franceschini a Bersani, perfino a D’Alema, che ha dimenticato l’offesa ricevuta vent’anni fa, quando il “patto della crostata” siglato a casa di Gianni Letta fu capovolto in poche ore dal repentino ripensamento del leader del centrodestra.
Marcello
Sorgi