ebook di Fulvio Romano

sabato 30 settembre 2017

Centocinquantamila galline abbattute e incenerite nel Cuneese del Fipronil

LA STAMPA

Cuneo

Il direttore della Prevenzione dell’Asl Cn1: «La fase critica dovrebbe essere alle spalle»

Da abbattere ancora 80 mila galline

Nella Granda già distrutti due milioni di uova a causa del Fipronil: prezzi in su del 35%

Una strage. Centocinquantamila galline già abbattute, altre ottantamila saranno uccise a partire da lunedì. E due milioni di uova mandate in distruzione, soltanto nella Granda. Sta assumendo dimensioni catastrofiche lo scandalo Fipronil, insetticida tossico, usato in veterinaria contro i parassiti degli animali domestici, vietato dall’Unione Europea negli allevamenti di animali della catena alimentare. In provincia di Cuneo, ieri è salito a sei il numero degli allevamenti dov’è stata accertata la contaminazione, dopo l’esito positivo dei controlli interni che, con ogni probabilità, saranno confermati dall’Istituto Zooprofilattico di Torino. Si tratta di aziende di Cuneese, Fossanese, Monregalese e Roero (l’ultimo caso), costrette a eliminare gli animali, perché il Fipronil colpisce le ossa e le parti adipose delle galline, che di conseguenza trasmettono la positività anche alle uova. Unica soluzione, la distruzione dell’intera filiera e la bonifica delle stalle. Tutto a carico delle imprese, che spendono in media 80 centesimi per ciascun capo da smaltire: le galline vengono gassificate o elettro-narcotizzate, poi macellate e inviate a smaltimento in un inceneritore.

«Applichiamo alla lettera il protocollo del ministero, che impone la distruzione in caso di infezione - dice Mauro Negro, direttore del dipartimento di Prevenzione dell’Asl Cn1 -. Non risultano altri casi di contaminazione, oltre a quelli già accertati. Siamo in attesa di ulteriori referti su altri prodotti antiparassitari, ma la fase critica, almeno negli allevamenti dell’Asl Cn1, dovrebbe essere alle spalle».

La disinfestazione

Notevoli i costi anche per le operazioni di disinfestazione, e spesso non bastano neppure quattro «lavaggi» per debellare la presenza di Fipronil nelle strutture. Così, se un allevatore che decide di riacquistare una partita di ovaiole (4,50 euro ciascuna) e ricominciare la produzione, rischia di ritrovarsi nuovamente l’intero pollame contaminato.

L’Unione europea ha attivato un monitoraggio aggiuntivo sulle carni bianche e sui prodotti trasformati, destinati all’industria dolciaria. Tecnici dell’Asl e carabinieri dei Nas stanno eseguendo controlli a tappeto su uova, pollame da carne, nei macelli, e ancora su panettoni, biscotti, paste di meliga, dolci. Prima di vendere, ciascuna azienda è costretta ad inviare un campione di merce all’Asl, ma i laboratori sono «intasati» e possono trascorrere anche dieci giorni per l’esito delle analisi. Nell’attesa, la produzione rimane bloccata o nei congelatori. Sul mercato, iniziano a scarseggiare uova e carni bianche di galline a fine carriera e nelle ultime settimane, si è registrato un innalzamento dei prezzi all’origine: le uova sono passate da un costo medio di 1,20-1,30 euro al chilo (circa dieci uova) a 1,60-1,80 euro. Un rincaro del 35% che potrebbe riflettersi anche sui prezzi al consumo. «Mezza dozzina di uova potrebbe costare 2 euro al supermercato - dice un allevatore cuneese -, perché ogni giorno mancano 5 milioni di uova sul mercato italiano. Le galline? Prima dello scandalo, quelle vive a fine carriera costavano 20 centesimi, adesso 75. Quelle macellate sono salite da 1,20 a 2 euro al kg. Due settimane fa macellavo 25 mila galline a settimana, oggi un decimo».

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matteo borgetto


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