ebook di Fulvio Romano

venerdì 29 settembre 2017

Nel Paese che penalizza i genitori

LA STAMPA

Cultura

Nel Paese 

che penalizza

i genitori

Cambiamenti profondi attraversano le famiglie, cambiamenti su cui vale la pena interrogarsi. Sapete che le coppie con figli sono ormai una minoranza e rappresentano solo il 33% del totale delle famiglie? Sapete che tra queste, le mamme fino a 34 anni sono pochissime? Sapete che quasi il 60% delle famiglie italiane è formato da 1 o 2 componenti? Famiglie sempre più piccole, quindi, micro-famiglie. Rispetto a 10 anni fa le trasformazioni sono nette. 

Crescono i single di 5,5 punti percentuali, arrivando a 8 milioni, diminuiscono le coppie con figli di 6 punti, aumentano i nuclei monogenitori, cresce la permanenza dei giovani nella famiglia di origine. Le famiglie sono di più e sempre più variegate. Più single, anche tra i giovani e gli adulti; meno coppie coniugate, ma più coppie non coniugate, 1 milione 200 mila, raddoppiate in 10 anni; più madri sole ma anche più padri soli, arrivati a 500 mila, meno coppie con figli e meno figli nelle coppie, con una maggiore presenza di figli unici. Unioni civili in crescita per le coppie dello stesso sesso. Le famiglie assumono profili inediti, le persone si danno nuove strategie, ma quanto realmente queste strategie sono frutto di reali scelte degli individui? Sempre di meno. È in gioco il diritto di scegliere il proprio percorso di vita. 

Come possono uscire i giovani dalla famiglia di origine se il tasso di occupazione di quelli tra 25 e 34 anni ha perso 9 punti? Come possono i giovani avere i figli che desiderano se il loro futuro continua ad essere così incerto? Troppo poco si è fatto per mettere in condizione i giovani di costruirsi una vita indipendente. Troppo poco si è fatto per rimuovere quel clima sociale sfavorevole alla maternità e alla paternità che è stato dominante nel nostro Paese, già da molto prima dell’ultima crisi. Un clima che è il frutto di un’offerta scarsa di servizi sociali per l’infanzia, di un’organizzazione del lavoro rigida, specie nel settore privato, di un part time che cresce solo per le donne che non vogliono farlo e non per chi vuole utilizzarlo per conciliare i tempi di vita, di un lavoro non retribuito ancora schiacciante per la maggior parte delle donne e di una asimmetria nella coppia che si riduce troppo lentamente. Il nostro è un Paese a permanente, cronica, bassa fecondità, dove persino gli immigrati tendono rapidamente ad adottare i nostri modelli riproduttivi. Non possiamo versare lacrime di coccodrillo, non possiamo lamentarci oggi che le famiglie fanno pochi figli, mettendoci a posto la coscienza con misure parziali e temporanee. Dobbiamo dircelo, bisognava intervenire prima e in modo sistematico. Il calo delle nascite prolungato, insieme all’aumento della durata della vita, di cui nessuno si è interessato nonostante gli avvertimenti di demografi e sociologi, ha prodotto un cambiamento della struttura delle famiglie che sarà difficile riconvertire. Dobbiamo ricreare un clima sociale favorevole alla maternità e paternità, rimuovendo tutti gli ostacoli che impediscono di trasformare i desideri in realtà. 

Dobbiamo mettere in condizione tutti di vivere come desiderano, con figli, senza figli, in libera unione, in unione civile, come madri sole, single o in qualunque altro modo. Per scelta, non perché costretti. Cosa significherà per il nostro sistema di welfare una struttura familiare con un numero di componenti così basso? Aumenterà le vulnerabilità delle persone che vivono in piccole famiglie? Riuscirà la rete di aiuti fornita dalle donne e dalle famiglie a dare risposte ai bisogni di cura e assistenza? Già fa fatica ora, sarà ancora più difficile in futuro perché le famiglie cresceranno di numero, con molti più anziani anche non autosufficienti, e chi darà aiuto non potrà più farcela come prima in una situazione così frammentata. Se questa è la diagnosi, non rimandiamo per l’ennesima volta la cura. Non basteranno più le nonne a risolvere i problemi. E se non vogliamo che cresca la solitudine e l’emarginazione dobbiamo, una volta per tutte, cominciare ad agire ora, per rifondare il sistema di welfare. Coinvolgere la società civile è fondamentale. Nessuno escluso. 

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Linda Laura Sabbadini


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