di Fulvio Romano
Come forse ricorda chi ha la costanza
di seguirci in queste note c'è un evento della natura che ogni anno
aspettiamo con una certa trepidazione. Più che un evento o un fatto
è piuttosto una sensazione, fatta di un non so che di profumi, di
aria molle e dolce. E di rumori nuovi, anzi -diremmo- di una
musicalità che prima non c'era. Insomma un'aura insolita che
avvolge la campagnetta della collina che ci è cara e che d'un solo
fiato definiamo come “il primo sentore di primavera”. Sole vivo
ma un po' appannato dalle folate di “marìn” che si infilano tra
i rami dei castagni, tepori ormai caldi che ti fanno abbandonare
incautamente il maglione, un profumo d'erba novella che spinge in su,
verde chiaro e selvatica E poi soprattutto, l'orchestra ritrovata
degli uccellini che avevamo dimenticato dopo tante giornate brevi.
Quest'anno, anno mirabile anzi inverno straordinario, l'abbiamo
sentito questo sentore venerdì scorso e non abbiamo tralasciato di
segnarcelo sull'agenda del gentiluomo di campagna che di anno in anno
ci immerge nel calendario della natura. Un po' presto, troppo presto
forse, ma ugualmente apprezzato, questo primo avviso di “prima
estate”, anzi anche un po' di più del solito. Certo, ben sappiamo
che, dopo queste folate di Foehn che lunedì hanno confermato la
nostra sensazione e battuto antichi record del caldo, tornerà prima
il freddo e poi arriverà la neve, in un ritorno-arrivo dell'inverno
che in genere capita proprio a Carnevale. Ma quest'anno non è
certo un timore, ma anzi una speranza e quindi una gradita attesa del
“ritorno dell'uguale”. I 19/20 gradi di lunedì, che poi sono
diventati 14-.15 martedì scenderanno e di molto tra giovedì e
venerdì, quando il sole riprenderà campo dopo le nuvole di
mercoledì, estese ma senza piogge in pianura. E sarà l'ennesima
perturbazione atlantica che arriverà tra sabato e domenica a
superare finalmente in forze la barriera alpina e a scaricare un po'
d'acqua e neve su un Piemonte meridionale e su di una Granda quanto
mai penalizzati finora dalla siccità imperante. I freddi arrivati
dopo gli ultimi tepori favonici di mercoledì favoriranno così la
formazione dei fiocchi la cui consistenza e quantità sono ancora al
momento incerte. Confidiamo che le gocce che cominceranno dalle ore
18 all'incirca di sabato possano infittirsi nella notte fino al
culmine attorno all'alba per poi degradare e cessare nel primo
pomeriggio di domenica. Al momento si parla di una quarantina –
cinquantina di millimetri (che in quota corrisponderebbero a circa
mezzo metro di bianco strato) che a questo punto sarebbero una manna
per i campi e per il boccheggiante turismo alpino. Tutto l'arco dalle
Marittime alle Liguri dovrebbe esserne interessato e pazienza se al
primo sentore di primavera seguirà – cosa strana- un primo sentore
di inverno.