ebook di Fulvio Romano

giovedì 5 dicembre 2013

Barraclough: L'eclisse della coscienza europea.

LA STAMPA 

“L’eclisse s’annuncia nel declino di lingue e lettere classiche”

La posizione dello storico inglese Geoffrey Barraclough nel suo libro sulle tendenze della storia nel XX secolo [tr. it. Guida alla storia contemporanea, Laterza 2012] ci servirà da punto di partenza. La sua tesi è la seguente: il periodo che segue la Seconda guerra mondiale fino agli anni Sessanta segna l’ingresso in un mondo sostanzialmente diverso da quello che si conosceva prima del conflitto. Preparato, certo, da quel che vi era prima, esso si distingue almeno quanto la cosiddetta modernità – inaugurata dall’umanesimo, dalla Riforma e dalla fondazione della scienza moderna, soprattutto la scienza matematica della natura – differisce dall’epoca precedente. [...]

Durante e dopo la guerra, sorge, sotto la pressione delle superpotenze, attraverso l’esportazione della democrazia di massa e dei suoi principi organizzativi nei territori in via di emancipazione, attraverso l’agitazione genialmente condotta da parte di grandi personalità politiche nei confronti di popolazioni fino ad allora considerate inferiori, un mondo postcoloniale, formalmente europeizzato, ma nuovo e non europeo nel contenuto. È un mondo in cui l’Europa ha cessato di svolgere il ruolo decisivo come forza politica e spirituale e in cui, oltre le due superpotenze, si affermano sempre più nettamente altri colossi politici e demografici extraeuropei.

Al posto del «concerto europeo» sono le loro costellazioni, le loro rivendicazioni, i loro problemi che determinano il mondo di oggi e di domani. Parallelamente, la rivoluzione industriale accelera, si trasforma in rivoluzione tecnico-scientifica; la struttura della società industriale è modificata, le tecniche di controllo, la cibernetica e l’automatizzazione passano in primo piano, il nucleo dell’atomo si schiude, liberando forze che rendono possibile la conquista dello spazio. Si costruiscono meccanismi di precisione capaci di assicurare il funzionamento esatto di tutto ciò.

L’equilibrio nucleare pietrifica dunque le posizioni delle superpotenze e delle ideologie. Il mondo nuovo, il mondo dei popoli rigenerati, o dei popoli che entrano in scena per la prima volta, ha l’opportunità di risolvere quello smarrimento spirituale, quella decadente cultura del soggettivismo in cui l’Europa e il mondo europeizzato erano affondati all’inizio del secolo. Forse questo mondo nuovo riuscirà a esteriorizzare la volontà energica di vita da cui è scaturito e, da là, portare poi alla parola le conquiste colossali della scienza e della tecnica con cui l’Europa del XX secolo non ha trovato, sul piano dell’espressione, un rapporto positivo.

Con tonalità pessimistiche per la vecchia Europa ma ottimistiche per quanto riguarda il mondo posteuropeo emergente, questo quadro del declino dell’Occidente, privo di ogni componente metafisica, delineato da uno storico empirista, individua i tratti seguenti come fondamentali per l’epoca attuale: un nuovo stadio della tecnica (cibernetica, automazione, elettronica, computer, liberazione di forze prodigiose, meccanismi di una sottigliezza e precisione fino ad allora impensabili); lo sviluppo di nuove possibilità della scienza biologica e la loro applicazione nella medicina. Questo nuovo fondamento materiale condiziona una massificazione senza precedenti della vita sociale e politica, l’ingresso nella storia di nuovi attori collettivi massificati, mentre i precedenti protagonisti europei passano in secondo piano.

Oltre i sintomi citati da Barraclough, si potrebbero fare altri esempi di dissoluzione spirituale dell’epoca europea. L’eclisse della coscienza europea si annuncia nel declino delle lingue d’Europa – a eccezione dell’inglese e del russo – nella catastrofe, a quanto pare irreversibile, delle lingue e delle lettere classiche che furono il cemento spirituale di tutta l’europeicità. La si constata inoltre nell’arretramento dei campi del sapere specificamente europei, come la storia e la filosofia. Di pari passo si muove anche l’arretramento di significato dei piccoli Stati e dei loro popoli, la cui scomoda posizione nel mondo dei grandi diviene sempre più esposta, nonché il bisogno di raggruppamento contemporaneo all’incapacità di trovare una formula di unità. Le idee di portata mondiale che dominano il presente e concorrono alla sua fisionomia, o sono nate dalla critica dell’Europa del XIX secolo nella sua costituzione socio-economica e spirituale (si tratta soprattutto del marxismo e delle sue declinazioni moderne), oppure ingaggiano una lotta disperata per mantenere la loro credibilità, come nel caso della tradizione democratico-liberale.

Jan Patocka


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