Checché dica l'uveitico...
Da LA STAMPA
Bersani vince il primo round
Dodici grillini hanno votato per Grasso al Senato. Urla durante la riunione del Movimento, salta la diretta
L’apriscatole, anziché i grillini, l’ha messo in opera Bersani per forare la corazza del M5S. E c’è riuscito indicando due candidati, per la presidenza delle Camere, scelti scientificamente per mettere in crisi i neo-eletti a cinque stelle. Con la Boldrini c’è andato molto vicino, a giudicare dalla standing ovation con cui il discorso d’insediamento della neo-presidente è stato accolto (unici mogi e silenti: i berlusconiani). Il segretario Pd ha fatto centro invece al Senato, aiutato peraltro da un grossolano errore tattico del centrodestra. A fronte del magistrato-simbolo Grasso, il Pdl ha messo in campo una personalità come Schifani, invisa come poche al fronte anti-mafia siciliano. Col risultato inevitabile di spingere un plotone di senatori grillini nelle braccia accoglienti di Bersani. Insostenibile la teoria che i 14 voti in più raccolti da Grasso (sulla carta 123, cresciuti a 137) siano giunti da altri gruppi.
Ha ragione dunque Bersani a dichiararsi «molto, molto contento»: senza ombra di dubbio è lui il trionfatore del primo round. E ha voglia Berlusconi (presentatosi nell’emiciclo con gli occhialoni scuri causa uveite) a sostenere che «queste elezioni non valgono niente»: valgono eccome. Se non altro perché martedì Napolitano avvierà le consultazioni di governo. E alla luce dell’evoluzione generale, favorevole al dialogo tra Pd-M5S, il Capo dello Stato non potrà non conferire l’incarico a Bersani. Il quale, una volta ricevuto il pallino del gioco, avrà tempo e modo di approfondire il discorso appena avviato con i Cinque Stelle.
Altro fiasco tattico del Cavaliere: nella illusoria speranza di far vincere Schifani, ha tentato di «adescare» Monti. Come? Facendo leva sulla delusione del Prof, che sarebbe volentieri andato a presiedere il Senato, sennonché Napolitano gli ha detto di no. Ma la trattativa tra Silvio e Mario è andata a ramengo perché, in cambio del sostegno a Schifani, il Prof «chiedeva la luna» (così perlomeno assicurano nel Pdl). Voleva cioè l’appoggio gratis del centrodestra a un governo Bersani-Monti, dove però i berlusconiani non avrebbero messo piede... Alla fine Scelta Civica si è astenuta, tanto alla Camera quanto al Senato. Un’astensione nel secondo caso determinante, e dunque molto apprezzata a sinistra, in quanto quei 21 voti a disposizione avrebbero ribaltato l’esito del match su Grasso. «Tanto Monti rimane ininfluente», prova a minimizzare la sconfitta il Cavaliere. Ma, pure in questo caso, tanto ininfluente il Professore non è, se è vero che proprio Napolitano ieri mattina ha diffuso una lunga nota per dargli atto di «senso della responsabilità e spirito di sacrificio», sottolineando come sia «importante che in sede Ue, e nell’esercizio di ogni iniziativa possibile e necessaria, il governo conservi la guida autorevole di Monti fino all’insediamento del nuovo governo». Insomma, Scelta Civica con l’astensione è rimasta in zona-gol. Il Pdl, votando Schifani, si è messo in fuorigioco.
Ma la vera novità di ieri viene dai grillini. Spiazzati e spaccati al loro interno dalla candidatura Grasso fino al punto di rompere la disciplina interna. La riunione decisiva è stata accompagnata da urla e strepiti, stavolta senza webcam democraticamente accesa. E qui sta l’autentico successo di Bersani: nell’avere inaugurato un metodo (l’«apriscatole») che può valere, tra un mese, per la scelta del successore di Napolitano al Quirinale. E dalla prossima settimana, per tentare ciò che ancora ieri mattina sembrava impossibile, un ministero da lui presieduto. «La prossima tappa è il governo del Paese», conferma Bersani, «bisogna costruire un meccanismo che permetta di riuscirci...». Chiaramente, le incognite restano. Sarà interessante misurare, ad esempio, la reazione di Grillo e di Casaleggio. Da destra mettono il sale sulla ferita, con Calderoli che sfotte: «Benvenuti nella Casta, vi è bastato un giorno per entrarci». Intanto, però, la XVII legislatura repubblicana è in condizione di prendere il via.