... Pronto alla prossima, inevitabile , battaglia. Che sarà duplice: all'interno del PD e in campo aperto, contro il redivivo B. e lo scassatutto G. Ce la farà quello che Crozza descrive come un imberbe ciuccia succhiotti?
Da LA STAMPA:
“Non mi faccio incoronare dai rottamandi”
Il sindaco di Firenze: se verrà il mio turno darò battaglia
La prossima partita Matteo Renzi vuole giocarla e vincerla.
Per questo il sindaco di Firenze non vuole bruciare i tempi, bruciando se stesso e lascia cadere tutti gli allettamenti di chi lo vorrebbe in campo subito, magari candidato premier: «Purtroppo - dice - non hanno sentito il rumore del tuono e ora, dopo aver perso le elezioni, stanno cercando di trovare un accordo con Grillo, o con una parte dei suoi parlamentari. Vedremo, ma lo schema utilizzato, lusingarli con le poltrone, mi sembra vecchio: il Cinque Stelle non è la Dc degli anni Settanta.» E su sé stesso è chiarissimo: «Una cosa è certa: io resto fuori da questa vicenda e non mi lascerò certo cooptare: mica voglio fare Matteo I! No, non mi faccio incoronare dai rottamandi, il mio ruolo lo conquisto con la battaglia politica».
In queste ore Renzi è tornato di moda. Dopo una eclissi durata tre mesi e parzialmente interrotta dai comizi pro-Pd, l’ex enfant prodige della sinistra italiana oramai adulto politicamente, è evocato con richiami di varia natura. Qualcuno dice che con lui in campo, il Pd avrebbe stravinto le elezioni, qualcun altro (Arturo Parisi) è dell’idea che Renzi dovrebbe prendere subito la guida della linea anti-Bersani nel Pd, mentre altri arrivano a collocare il sindaco di Firenze nientedimeno che a palazzo Chigi, appoggiato da una maggioranza formata da Grillo e Berlusconi oltreché da un partito che non lo ama, il suo.
Uno scenario che lo ha indotto ad intervenire nella sua Enews («Ho combattuto Bersani a viso aperto quando non lo faceva nessuno e ora non lo pugnalo alle spalle») ma anche sulla pagina di Facebook: «Leggo incredibili interpretazioni. Ho evitato di fare dichiarazioni dopo il voto per evitare di finire nel festival di chi la spara più grossa e nei pastoni degli addetti ai lavori:nello zoo del Pd ci sono troppi tacchini sui tetti e troppi giaguari da smacchiare, per permettersi gli sciacalli del giorno dopo». Una volta tiratosi fuori dalla partita in corso, la vera notizia è che Renzi sta rapidamente riprendendo le distanze, depositando dissensi, pareri dissonanti quasi ogni giorno. E così, a Bersani che aveva detto che il Pd è il primo partito ma non ha vinto, Renzi fa osservare: «Niente giri di parole: le elezioni il centrosinistra le ha perse: la vittoria numerica alla Camera non basta». Ma in queste ore il gruppo dirigente del Pd, Bersani in testa, si gioca tutto nella complicata mission di convincere i Cinquestelle a star dentro, in qualche modo, alla maggioranza assieme al Pd.
E su questo fronte Renzi - convinto che «il pallino» ce l’abbia Napolitano - confida il suo disappunto, sia sul metodo adottato dal Pd che sulla sostanza: «Grillo non va inseguito. va sfidato sul suo terreno. Se avessimo la forza di presentarci con proposte nostre, forti, abolire il finanziamento pubblico dei partiti, rinunciare ai vitalizi, far uscire i partiti dalla Rai, a quel punto il movimento di Grillo scenderebbe al 7% in un quarto d’ora!». Ma c’è un altro errore che Renzi imputa, in questo caso alla proposta di Massimo D’Alema: «Sbagliato e vecchio lo schema di offrirgli poltrone, la presidenza di una Camera, provando a disarticolare il Movimento Cinque Stelle. Questo è un partito post-moderno, mica la Dc!». Ma nella scommessa di Bersani c’è una consapevolezza: una buona parte dei parlamentari di Grillo sono ex elettori del Pd o della sinistra e dunque - questa è la speranza - potrebbero vacillare davanti ad un appello forte. Ma l’idea di staccarne un pezzo non persuade Renzi, che confida: «Gli emiliani vicini a Bersani sono convinti di farcela, persuasi di portare a casa il numero giusto di senatori. Non so se giocare al compro-baratto-vendo dei seggi con i grillini sia una scelta giusta».
Ma nei prossimi giorni Renzi non intende attaccare Bersani, in una fase così delicata della sua battaglia. Anche se il sindaco di Firenze è convinto di una cosa: se il leader del Pd non riuscisse a compore una maggioranza con Grillo, a quel punto puntebbe sulle elezioni anticipate. con lui candidato per palazzo Chigi. Uno scenario futuribile, ma che chiamerebbe Matteo Renzi ad un posizionamento davvero difficile.
fabio martini
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