ebook di Fulvio Romano

martedì 5 marzo 2013

Basta la Rete per selezionare i militanti...???

LA STAMPAweb

Italia

“I fascisti non ci tolsero i diritti”

È già polemica sulla portavoce
Accuse di apologia alla neo-capogruppo dei deputati per una sua frase sul blog


Il black out. Il buco nero del web, l’oscuramento de La Cosa - internet tv del MoVimento 5 Stelle decisa a trasmettere secondo per secondo questa prima giornata di gloria - coincide casualmente con l’unico momento di democrazia reale, con i cittadini-eletti presenti in carne e ossa e per la prima volta connessi senza passare da Skype, nella sala conferenze dell’hotel Universo di Roma, Best Western quattro stelle infilato in uno stradino a due passi dalla stazione, dove il traffico va in tilt poco dopo le nove, quando è chiaro che il Guru genovese del depistaggio ha deciso di spostare qui, tra venditori cinesi, bancarelle, auto della polizia, vigili nevrotici e turisti sgomenti, il quartiere generale della sua nuova classe dirigente. È il caos. Fuori e dentro l’albergo. La diretta streaming balbetta, salta, sparisce, mentre i 163 prescelti individuano per alzata di mano i loro capogruppo temporanei (tre mesi e poi avanti il prossimo) alla Camera e al Senato. Sono la romana Roberta Lombardi, una trentanovenne che non ha mai nascosto le simpatie per il centrodestra, e l’assistente giudiziario bresciano Vito Crimi. Applausi. Complimenti. E ora, come dice ieraticamente euforico il cittadino Andrea Cioffi, «demoliamo il nostro ego per metterlo al servizio dell’Idea». L’Idea. Favoloso. Chi pensa a sé è fuori dal gioco.

Eppure, in questo lunedì un po’ «Tre Giorni del Condor» un po’ «Cena dei Cretini», in cui ogni cosa accade attorno al verbo «sembrare», è proprio sulla neomamma romana che si scatena la prima tempesta di piombo. A innescarla è la rete. La nemesi inevitabile. L’impalpabile pianeta virtuale è pronto a fare l’esame del sangue non solo alla casta, ma anche alla rivoluzionaria costola del proprio corpo fluido. Sui siti, a metà pomeriggio, comincia a moltiplicarsi come un virus un blog del 21 gennaio vergato dalla capogruppo alla Camera. Un ragionamento a proposito della controversa apertura di Beppe Grillo a Casa Pound.

Secondo la Lombardi, il centro sociale di ispirazione fascista, dei supposti valori del Ventennio avrebbe «solo la parte folcloristica, razzista e sprangaiola». Un bel modo per prendere le distanze. Da loro. Ma non dalla dittatura mussoliniana. «Prima che degenerasse, il fascismo aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello Stato e la tutela della famiglia». Chiara. Inequivocabile. Con una sensibilità curiosamente berlusconiana. Un post completato con la risposta preventiva alle critiche. «Sono 30 anni che fascismo e comunismo non esistono più. Invocarne lo spettro a targhe alterne è l’ennesimo tentativo di distrazione di massa. Non sono i fascisti o i comunisti che ci hanno impoverito, tolto i diritti e precarizzato l’esistenza». Va bene. Ma allora perché l’assoluzione postuma?

Un danno di cui, adesso, qui, con i colleghi che le danno fiducia (37 voti su 109) , la Lombardi, occhiali eleganti e giacca indossata sopra i jeans (come a voler sottolineare la sua doppia anima modernamente retrò) non percepisce la portata. Troppe le emozioni che si sono accavallate. Compreso, poco prima di pranzo, l’arrivo di Beppe Grillo, che nonostante un lutto famigliare, decide di aprire assieme a Gianroberto Casaleggio (l’unico impeccabilmente in cravatta) il primo non decisivo conclave Cinque Stelle. Nessuna indicazione politica (la linea nasce in altre stanze), ma la benedizione urbi et orbi per il viaggio. La Lombardi lo bacia e lo abbraccia, lui ricambia, poi si ferma con la venticinquenne Marta Grande. «Non ho mai visto i giornalisti così assatanati», le dice. E guida il corteo di amici-devoti-fedeli-colleghi all’interno della sala conferenze. Spiega cose note («Nessuna alleanza») saluta e va. O almeno ci prova. Imboccando una porta secondaria. Nuovo depistaggio fallito. La calca lo travolge, i giornalisti lo pressano, si spingono, si insultano, mentre il disturbatore Paolini grida: «W Beppeeeeee, W l’Italia pulita». Tensione. Grida. E persino una turista americana che recita Wal Whitman: «Fermati con me, fermati questa notte, e tu capirai l’origine di tutte le poesie». L’auto del papa ligure si allontana. Calma. Dentro l’hotel gli eletti sfilano per presentarsi uno a uno. «Monica Casaletto, ho sempre fatto controinformazione e continuerò a farla». «Silvia Chimienti, 27 anni, laureata in filologia. Vorrei occuparmi di cultura e scuola». «Manlio Di Stefano, parlo tre lingue, studio la quarta e mi candido automaticamente alla commissione esteri». Automaticamente. Un’ora e mezzo di libro delle intenzioni generiche. Quindi la conferenza stampa e liberi tutti. Il cittadino avvocato Bonafede spiega che ha sensazioni bellissime. «Gli italiani stiano sereni. Sia quelli che ci hanno votato sia quelli che non ci hanno votato. Vogliamo portare la buona politica in Parlamento».

La Lombardi affronta la notte apparentemente serena, un ragazzo urla impazzito: «Arriva la vedova neraaaa!!!!». Lei non sente. L’ululato dei cani risponde dai cortili all’inferno dei clacson in mezzo alla strada. Omnia munda mundis. Tutto è puro per i puri.

ANDREA MALAGUTI

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