ebook di Fulvio Romano

giovedì 11 ottobre 2012

Folklore Meteo. Un altro san Firmino, un altro orso. E' l’inverno che avanza.

L’11 ottobre è dedicato ad un san Firmino. Non quello di Pamplona, del 25 settembre. No, questo è il Firmino vescovo di Uzes, in Gallia (VI secolo, Francia), discepolo di san Cesario di Arles del quale sottoscrisse la Regula Sanctarum Virginum (La Regola delle Sante Vergini) che stabiliva i precetti della vita isolata e casta (ma anche emancipata) delle monache. Eccone il principio di fondo descritto dallo stesso Cesario:
«Un’anima pura consacrata a Dio non dovrebbe essere esposta al costante contatto con gli esterni, neppure se si tratta dei parenti, né loro dovrebbero recarsi presso di lei o lei presso di loro; né dovrebbe udire ciò che non è appropriato, dire ciò che non le si confà, o vedere ciò che potrebbe offendere la castità»
(Cesario di Arles, Regula Sanctarum Virginum)

Alcune fonti attribuiscono a questo san Firmino (e forse a ragione, secondo noi) un detto che abbiamo già citato per il san Firmino del 25 settembre, e che qui riportiamo nella vulgata piemontese:
“A san Firmìn, l’invern a l’è ’n camìn”
(A san Firmino l’inverno è in cammino”).

Tuttavia, questo Firmino ci interessa qui anche per un altro motivo... Dopo la sua morte, avvenuta appunto l’11 di ottobre del 553, nacque una bella leggenda, che qui riportiamo nel racconto del sito di Uzès del "Midi Libre".
Son corps fut ramené à Uzès sur un char tiré par quatre bœufs. Traversant une épaisse forêt, le cortège fut attaqué par un énorme ours qui tua l’un des bœufs. L’animal qui ne se défend pas est saisi et attelé au char avec les trois bœufs. C’est porté par cet étrange attelage que le corps de l’évêque entra dans la cité… 

E che qui traduciamo:
Il suo corpo fu trasportato ad Uzès su di un carro trainato da quattro buoi. Mentre attraversava una fitta foresta il corteo fu attaccato da un enorme ORSO che uccise uno dei buoi. L’animale selvatico fu però preso, senza che si difendesse, attaccato al carro con i tre buoi rimasti e fu così, con questo traino,  che il corpo del vescovo entrò in città...

E’ come dicevamo l’altro giorno. L’inverno si avvicina e i santi ursini si moltiplicano, preparando ritualmente, nel calendario contadino, il lungo letargo stagionale di cui la cifra sarà proprio il riposo dell’Orso...
D’altronde questa “narratio”, questo racconto, questo mito dell’Orso aggiogato al posto del bue (o dell’asino) che ha divorato la troveremo in molti altri santi e momenti topici dell’anno lunare. Ne riparleremo. 

 Ma c’è anche un’altra curiosa appendice nella vita post-mortem di Firmino, che riportiamo in lingua originale:


Son corps enseveli le 11 octobre 553, dans l’église Saint Baudile qui se trouvait au quartier actuel de la Perrine donna lieu à un important pèlerinage: le saint (on ne sait pas exactement quand il a été canonisé) avait la réputation de guérir les déments.
Thomas Platter, en 1597, dans ses Mémoires, témoigne que les reliques étaient encore "le but de fortes processions et pèlerinages pour exorciser les gens possédés de l’esprit malin". Le peuple fut abusé et les autorités ecclésiastiques décidèrent de cacher les reliques qui ne réapparaîtront que 500 ans plus tard. Un bourg populeux s’était entre temps formé autour de la basilique… Les reliques du saint évêque disparurent à nouveau au cours des guerres de religion mais un bras avait été auparavant déposé en l’église St Firmin du diocèse de Maguelonne, détruite elle aussi comme St Baudile par les Protestants. Au début du XIXe_siècle, raconte Lionel d’Albiousse dans son livre "Histoire de la ville d’Uzès" (1903), le propriétaire de terrain où était située cette dernière église, déterra une caisse en plomb sur laquelle était inscrit: Sanctus Firminus. C’est pourquoi des reliques de St Firmin sont déposées dans une riche chasse que l’on peut voir à gauche, dès l’entrée dans la cathédrale.

Infine (non poteva mancare) Una fiera, una grande festa, che inizialmente durava ben 12 giorni, nacque nella città in onore di san Firmino:

Cette ferveur fut très certainement à l’origine de la foire instituée par lettres patentes du 2 mars 1358. Elle durait alors 12 jours. Elle fut ramenée à 3 jours, puis à une seule journée… Elle garda un certain lustre jusqu’en 1960 avec la présence encore de brebis et d’agneaux.