I due fratelli di Soissons martiri nel III secolo erano popolari nelle campagne, per almeno tre buoni motivi. Erano calzolai (e diventeranno patroni dei calzolai) e quindi artigiani legati al popolo. Erano stati martirizzati tra infiniti tormenti, uno più sadico dell’altro e ne erano usciti intonsi, mentre il looro carnefice si era buttato nel fuoco (saranno poi decapitati: il modo più spiccio che troviamo nelle vite dei martiri per chiudere con le inutili torture...). E poi perché il loro “dies natalis” venivca a cadere in un momento importante dell’anno. Intanto perché era il tempo del vino (e in Veneto Crispino farà sempre rima con vino tanto da essere anche chiamato Graspìn...) e poi perché intorno a questa data si aveva (e si ha anche quest’anno) la prima vera offensiva di freddo invernale che infatti ci libera dalle mosche...
“A san Crispìn e Crispiniàn,
le mosche 'sna vàn”