Ogni momento dell' anno, ogni tassello calendariale è a suo modo irripetibile. E di solito sono le feste comandate, i grandi appuntamenti familiari che (un tempo soprattutto) vi erano legati, a segnare la scansione annuale, settimana dopo settimana. Vi sono però anche altri momenti, meno evidenti, che scorrono di colpo e solo dopo ti accorgi che quello era un punto di svolta che è passato e che non tornerà più, se non sotto mutate forme e dopo un intero lungo giro annuale. Ecco, la prima settimana, i primi dieci giorni di luglio sono uno di questi momenti di cesura, più nascosti ma di certo non meno ficcanti. Lo sono per l' estate che raggiunge qui il suo culmine, lo sono per il sole che comincia mestamente a declinare. Ne era ben cosciente la civiltà contadina, che collocava in questi sette, dieci giorni un paio di paletti calendariali legati all' osservazione che allora si faceva della natura e del lavoro che la sua trasformazione comportava. Al nove di luglio, secondo la tradizione, il coucou doveva tacere, smetterla di cantare perché il suo tempo era finito. Qui, almeno, dove lasciava al massimo il piccolo cresciuto a sbafo degli altri, per cominciare la migrazione. E ogni migrazione è mesta. Il giorno dopo, il 10, era nel vecchio calendario santa Felicita. Nome oggi dimenticato nell'oblio televisivo, ma che fino ad un paio di generazioni fa era molto diffuso sulle nostre colline e nelle nostre campagne. Bene, allora si recitava che "A la santa Felicità, a souma 'n tel coeur 'd l' istà". Felicitá (con l'accento sulla a), cuore e inizio della fine dell'estate. Nomen omen, e la martire cartaginese del terzo secolo ben incarna questo momento di allegria dopo cui sarà già la nostalgia a prevalere. D'altronde anche il canto del cuculo di cui sopra cessava solo nel momento in cui la prima fascina del grano tagliato a mano nei campi veniva posata a terra:"A la primo javelo, 'l coucou quito la terro". Insomma, da lunedì abbiamo avuto un crollo delle temperature massime, che - grazie alla ripresa atlantica - hanno per qualche giorno abbattuto le calure dell'Africano. Ma il culmine dell'estate bella, quella non troppo calda -anzi, men che meno afosa- ci deve ancora toccare. E, badate bene, sarà forse proprio attorno a quei due paletti da cui siamo partiti e che cadono il 9 e il 10 di luglio. Infatti la variabilità roportata dall'Atlantico dura soltanto fino a venerdì. Così qualche temporale tra giovedì sera e venerdì pomeriggio bagnerà finalmente la nostra collina che vediamo secca come raramente e senza funghi, se non qualche bella russula sfuggita all'ignoranza dei raccoglitori selvaggi, che la ignorano perché non è un porcino... Ma sabato e domenica ritorna il nostro luglio di un tempo, con sole e ariette benefiche la sera. Poche umidità dopo tanti umori e sole intervallato magari a qualche nuvola temporalesca, ma sole estivo, vivaddio. E poi, lunedì e martedì, tempo ideale per iniziare (per chi non l'ha ancora fatto) quelle ferie estive che vorremmo di nuovo lunghe, pigre, senza emozioni di sorta, dolcemente noiose. E quindi da ricordare con nostalgia.
Fulvio Romano
(da Provincia Granda del 6 luglio 2012)