ebook di Fulvio Romano

sabato 28 luglio 2012

La nostra estate alpina e mediterranea.

Soltanto da pochi giorni abbiamo ritrovato, sulla balza di collina che ci è cara, l'estate nostra. Che non è quella degli ultimi -a tratti asfissianti - vent'anni che hanno esasperato i calori facendoli sembrare più da deserto libico piuttosto che da retroterra mediterraneo. Né tantomeno è quella di quegli anni in cui l'estate veniva sostituita da un pot-pourri di afe umide e cieli di ardesia che parevano pesare sulla testa come una lastra cimiteriale. Insomma, l' estate che abbiamo ritrovato non è né quella africana del ventennio del Riscaldamento globale, né quella umertosa, padana, fatta di suggestioni letterarie, magari belle, ma che che non ci appartenevano. No, l'estate di questi giorni -perché è di questa che stiamo parlando- è la nostra estate alpino-mediterranea, quella che metteva insieme, in un unico sogno visionario, la prateria bianca di asfodelo del Valasco e le sue acque dove ci rinfrescavamo i piedi dopo il Malinvern e i Laghi di Valscura, con le rocce rosse dei Balzi Rossi da cui ci rinfrancavamo dopo il serpentone sudato della val Roya. Ce lo dice l'orto asciutto ma che pare contento di aver ritrovato secchezze antiche, ce lo dice la buddleia, di nuovo ricoperta e circondata dalle farfalle, ce lo dicono soprattutto i ramassìn sopravvissuti alla grandinata di quel lunedì e che sono radi, ma belli e grossi. È un'estate che ci viene finalmente regalata dal ritorno dell'Anticiclone delle Azzorre che, dopo aver a lungo latitato, è arrivato sfruttando la scia di un' ultima perturbazione bretone che è scivolata sull'Alto Piemonte. E il dominio rinnovato dell'alta pressione della bella estate è destinato a durare ancora un bel po', visto che anche la prima parte della prossima settima almeno sarà sotto il suo grazioso ombrello protettivo. Tranne nel fine settimana, in cui - a partire da venerdì - un'infiltrazione atlantica settentrionale riuscirà a complicare un po' il tempo, ma soprattutto nelle province settentrionali, con la Granda che appare più al riparo, ma non è detto. Era un momento delicato, quello attorno a santa Maddalena, per le campagne medioevali. Il timore era per le piogge intense e prolungate che guastassero i lavori delle mietiture. Si sprecano così i degti popolari che esorcizzano con le loro rime le poggie devastanti, temute soprattutto nel giorno della Maddalena. Non sarà così, per fortuna. Infatti aI momento la maggior esposizione a questo maltempo sembra essere tra venerdì e sabato, ma soprattutto sulle Alpi. Da domenica e lunedì riprende il dominio azzorriano e la bella estate alpino-mediterranea potrà continuare.
(foto da parks.it)