ebook di Fulvio Romano

giovedì 26 luglio 2012

Foklore meteo. Sant’Anna e la pioggia.

La trebbiatura del grano, che doveva essere fatta entro santa Maddalena (22 luglio) in realtà proseguiva anche sino a fine mese. Ma era fatto divieto assoluto di lavorare nei campi nel giorno di sant’Anna, santa venerata in tutta la Provenza-Occitania e nel nostro Piemonte dalle donne sterili o non ancora madri. Trasgredire al divieto voleva dire subire le ire del cielo, in questo caso soprattutto in senso meteo e non tanto divino... : “Fau pà caucà lou jour de Sancto Ano Que se poudrìa fachà E descadena uno grosso chavano”. (NOn bisogna trebbiare il giorno di sant’Anna perché potrebbe arrabbiarsi e scatenare un grosso temporale...). Così anche sant’Anna era invocata contro i pericoli della pioggia improvvisa, dei fulmini e della grandine: “Santo Ano aparo dou tròn e de la grelo” (sant’Anna proteggici dal fulmine e dalla grandine). Tuttavia, temporale o non, la pioggia era comunque attesa in questi giorni di fine luglio: “Se plou per Sant’Ano L’aigo es uno mano”. (Se piove per sant’Anna l’acqua è una manna). Infatti le siccità luglienghe erano anche allora diffuse (Riscaldamento o non) e tutti i detti del periodo invocano i santi per indurli a far piovere o per far loro smettere i diluvi. Interessante un detto nostro, variante del precedente, riportato da Euclide Milano: “S’a pieuv a sant’Ana l’è mana, s’a pieuv a san Lorens l’è temp, s’a pieuv a san Bertromè fict-la ’n tel daré” Stupendo. C’è tutta l’arguzia montanaro-contadina di un tempo: la calendarizzazione degli eventi meteo, la loro influenza benigna o maligna sui campi, la volgarità non-volgare popolana: "fict-la ’n tel darè" non ha bisogno di traduzioni. (nella foto il
santuario di sant’Anna di Vinadio e il colle della Lommbarda (webcam)