ebook di Fulvio Romano

mercoledì 8 maggio 2013

Gli eucaliptus di Bajardo e la Taggiasca di montagna...

LA STAMPA

Imperia

Olio extravergine all’eucaliptus

incubo dei frantoiani di Bajardo

Le coltivazioni della pianta boreale abbandonate rischiano di inquinare il nettare di Taggiasca

Olio extravergine di oliva Taggiasca aromatizzato all’eucalipto. Non è una curiosità gastronomica, una bizzaria da Masterchef, ma un fenomeno che rischia di danneggiare e inquinare gravemente, se non irrimediabilmente, la produzione di «Olio di Taggiasca di Montagna», un nettare, prodotto di nicchia e d’eccellenza di cui gli olivicoltori di Bajardo, entroterra di Sanremo intorno ai 900/1000 metri, sono rari e preziosi custodi.

Il fatto è che la pianta originaria di Australia e Tasmania, che comunemente si associa ai balsami per respirare meglio, a Bajardo era stata piantata negli Anni Settanta come verde ornamentale per la floricoltura. Le coltivazioni sono state abbandonate da decenni ma lei, la pianta, nella vallata dei druidi ci si è trovata talmente bene e ha messo radici così profonde e solide al punto da condizionare quei tentativi di coltivazioni autoctone che tanto rappresentano una potenziale risorsa economica per l'entroterra. Un incubo per i frantoiani di Bajardo.

A dire basta è stato un comitato di produttori d’olio che, partendo da una petizione, si è appellato al sindaco Jose Littardi e che si è attivato per evitare che la germinazione delle gemme odorose vada a «inquinare» il sapore dell’olio di montagna (uno dei migliori al mondo perchè a queste altitudini non si usa niente di chimico e il bio è una garanzia assoluta).

La battaglia per abbattere gli eucaliptus a Bajardo non è ancora iniziata ma è a buon punto. Anche con l’aiuto della Regione che con il Dipartimento Agricoltura ha stabilito come, a fronte dell’abbandono e delle relative conseguenze, «la pianta di eucaliptus non può essere considerata tollerabile nell'ambiente del Comune di Bajardo» (dottor Roberto Barichello). A dire che non è autoctona ci ha pensato anche un rapporto del Corpo Forestale dello Stato e a dire che l’eucaliptus non «c’azzecca» c’è anche una perizia che è stata commissionata ad un perito agrario, Mario Vignali. Intanto, tra una petizione e un esposto, il Comune ha insediato una commissione che si occupi della vicenda composta dal sindaco e da Davide Zanella, Marcello Rolando, Tito Aurigo e Luigi Sciolè, che ne è presidente. «Il problema - spiega il sindaco Littardi - è che molti dei terreni dove si è sviluppato l’eucalipto sono abbandonati. E’ chiaro anche anche allora vennero individuati gli appezzamenti migliori, quelli meglio esposti, quelli dove oggi sarebbe produttivo, importante e redditizio per l'economia del paese, vedere investire nella Taggiasca di Montagna». Il Comune cercherà di risalire ai proprietari dei terreni ma, se le piante non saranno abbattute, lo scenario più probabile è quello di un’ordinanza che veda agire il Comune, ma a spese altrui. «E’ fondamentale tutelare l’olio di montagna che per Bajardo è una risorsa - spiega Sciolè - l’agricoltura può fare qualcosa per salvare il nostro entroterra ma se per produrre le olive abbiamo scoperto che l’eucaliptus è diventato una pianta infestante, si deve provvedere». E il ricorso all’accetta sembra l’unica soluzione possibile.

giulio gavino


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