Incredibile. Non lo dicessero loro non ci crederemmo... Adesso Grillo "concede" la libertà di pensiero ..! Ci prenderemo noi la libertà di spennacchiarlo.
Da La Stampa
Italia
Svolta di Grillo: libertà di parola
L’incontro con i parlamentari: il leader punta alla linea morbida per evitare fratture e tensioni interne
Svolte. La più radicale l’annuncia serafico il cittadino Stefano Vignaroli. Ha gli occhi che brillano. Il cuore in tumulto. Così, lasciando Villa Valente, villaggio turistico non troppo distante da Roma, dove il papa ligure ha radunato il popolo dei parlamentari, scolpisce l’epigrafe della giornata: «Grillo ci ha detto che c’è libertà di pensiero». Nella calca di giornalisti che lo pressano, uno grida ghignando: «E di parola?». Vignaroli non sente. Passa e va. Portandosi dietro questa nuova inebriante possibilità. «Libertà di pensiero». Mica male, no?
Dunque il Movimento si apre al confronto. Si rilassa. Abbandona almeno per ora, la visione militare e feroce del muro contro muro concedendosi al mondo cattivo. Si cambia strategia. Il Grande Capo non bacchetterà più violentemente i suoi eletti, non li metterà più alla gogna e smetterà persino di dare le pagelle, di dividere i buoni dai cattivi, di minacciare purghe. D’ora in poi sul suo blog - sul blog di tutti - si parlerà solo di proposte, di disegni di legge, di referendum. Il Movimento del fare, insomma, non del litigare. Si apre l’era del poliziotto buono. Niente espulsioni per chi dissente. Sani richiami all’ordine. «Se vuoi votare la fiducia al Pd e te ne vuoi andare vai, io ti voglio bene lo stesso», dirà amorevole il papa ligure come se il problema non fosse politico ma di rapporto personale.
Dopo settimane sulle barricate, Beppe Grillo e il santone Gianroberto Casaleggio hanno scoperto (sensibilizzati da Claudio Messora) che a furia di usare il bastone stavano rischiando di spaccare tutto.
Che la tensione emersa platealmente con l’intervista a «La Stampa» del siciliano Tommaso Currò - capofila di un gruppo piuttosto nutrito - era solo la punta dell’iceberg dell’insoddisfazione. Puoi permetterti una mini scissione al tuo primo appuntamento con la storia parlamentare? Meglio evitare.
Per questo il Capo si è inventato la gita aziendale. Partita malissimo. Finita in gloria.
Via alle 9.30 del mattino, con i parlamentari trasformati in involontari figuranti dell’ennesima messinscena del leader padrone. Loro diretti verso l’ignoto a bordo di pullman da scuola media, lui a raggiungerli comodamente su spettacolare auto bianca. Sgradevole?
Per i parlamentari di sicuro. Dopo i baci, gli abbracci, le foto e una dimenticabile mangiata al ristorante «La Quiete» - tortiglioni ai funghi e vitello con le patate - hanno avuto la forza di dirgli: «Beppe, bella questa giornata. Ma la prossima volta non sarebbe meglio che venissi tu da noi?». Lui ha annuito. Ha giurato che si presenterà ogni mese. E per un’ora e mezza si è concesso al dibattito. I presenti? Circa 130 su 163 parlamentari. Molti discorsi sul Presidente della Repubblica («Sarà un nome diverso, fuori dal sistema, ne sono sicuro»), finché un deputato campano ha preso la parola. E non sentendosi ancora così ridotto a malpartito da cedere alle immaginazioni della paura, assurde come quelle della speranza, e certamente più penose, ha detto: «Beppe, io ero tra quelli che volevano fare dei nostri nomi per un governo. Non pensi che in questo modo spingiamo la casta all’inciucio?». Silenzio.
Grillo ha allargato le braccia. E col suo genovese da palco ha replicato. «Le larghe intese le stanno facendo già da un mese. Non fidatevi dei partiti. Non hanno nemmeno cambiato la legge elettorale. E poi non avete già votato su questo tema?». Gli hanno detto di sì. Tre quarti del Movimento schierato sulla sua linea, un quarto sull’altra sponda. «E allora abbiate pazienza. Aspettiamo che gli altri facciano le loro mosse. In ogni caso siete liberi di definire la linea politica». Liberi. La parola del giorno. La formula magica per non disperdere il gregge. Un trucco? «Se lo è lo capiamo in fretta».
andrea malaguti
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