ebook di Fulvio Romano

sabato 27 aprile 2013

Il Totoministri del mattino...

Da La Stampa


Pd e Pdl d’accordo
per un “tecnico”
all’Economia

Tesoro, spuntano i nomi di Saccomanni o Siniscalco
Tajani, commissario Ue, verso le Politiche europee


Al momento di stringere, i problemi sul tavolo di Enrico Letta si sono rivelati ben più duri del previsto. Il caso D’Alema, innanzitutto. L’ex premier aspirava al ministero degli Esteri e la sua ingombrante figura ieri ha riaperto i giochi che due giorni fa sembravano ampiamente risolti. Ovviamente se saltasse la regola di tenere fuori dal governo gli ex ministri, allora come frenare le ambizioni di Renato Brunetta, della Carfagna o della Gelmini?

Quanto alla Farnesina, c’era anche Mario Monti che ambiva all’incarico. Ma a sera, il Professore ha fatto chiarezza: «Per rafforzare il vigore del governo Letta è importante che i leader politici, o i personaggi senior del mondo politico, diano il loro appoggio ma non ne siano membri». Un plateale invito a D’Alema a restare fuori.

Se quindi terrà lo schema dei giovani ma «rodati», gente che dal primo giorno sia in grado di «guidare la macchina» di un dicastero, per dirla con le parole di Enrico Letta, si sta delineando la rosa dei prossimi ministri.

Per il Pd, potrebbero entrare in quattro: Dario Franceschini in predicato per la Difesa, Stefano Fassina al Welfare, il sindaco di Reggio Emilia Graziano Del Rio alla Coesione, il rettore dell’università pisana Sant’Anna Maria Chiara Carrozza all’Istruzione. Sarebbero così sazie tutte le componenti del Pd: ex popolari, giovani turchi, renziani e bersaniani.

C’è poi Luciano Violante in ballottaggio con Michele Vietti per la Giustizia. Il secondo, già parlamentare Udc, è leggermente preferito per la sua carica istituzionale di vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. In questi anni è stato in strettissimo contatto con il Capo dello Stato. S’avanza però un terzo nome: il giovane Andrea Orlando, responsabile Giustizia del Pd, figura equilibrata.

Seconda poltrona delicatissima, l’Interno. Anna Maria Cancellieri s’è conquistata il rispetto di entrambi gli schieramenti, è stimata al Quirinale, piace a Enrico Letta. Il Viminale, però, rientra in una trattativa più complessa e potrebbe convincere Angelino Alfano a entrare nel governo. Il segretario del Pdl, infatti, nicchia. Non è entusiasta di mollare il partito. Se lo facesse, vorrebbe una adeguata contropartita. Si parla di un incarico di vicepremier. Ma Alfano pare che accetterebbe solo se ci fossero adeguate deleghe. E l’Interno è adeguato.

Terza incognita, la guida dell’Economia. Non è caduta l’ipotesi di Giuliano Amato. Ma c’è anche Fabrizio Saccomanni, figura di assoluto rilievo, rispettata all’estero, gradito a Bankitalia.

Un’alternativa più politica potrebbe essere Domenico Siniscalco, che pure fu ministro del centrodestra molti anni fa, e non s’era lasciato bene con Berlusconi. Ma il Pdl ha il cruccio di indicare un nome competente e sennò è costretto a ricadere su Brunetta, con il quale Berlusconi ha un debito d’onore, ma che è figura indigesta al Pd e anche a larga parte del Pdl.

Berlusconi s’è convinto di lanciare volti nuovi e i giovani. In pole position ci sono Maurizio Lupi, Beatrice Lorenzin, Annamaria Bernini, Gaetano Quagliariello. Forse Deborah Bergamini. E poi c’è una carta a sorpresa: Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Europea è il loro candidato per il ministero delle Politiche europee. Berlusconi lo ha sponsorizzato molto. In questo caso soffierebbe il posto al montiano Ezio Moavero. Da quelle parti sono in ascesa Mario Mauro e Benedetto Della Vedova. Giampiero D’Alia, Udc, potrebbe essere il prossimo ministro dell’Agricoltura.

francesco grignetti

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