ebook di Fulvio Romano

mercoledì 4 luglio 2018

Gentiloni: M5S e Lega ci sono già costati più di cinque miliardi

LA STAMPA

Italia

L’ex presidente del Consiglio: “Credo che questo sia un governo pericoloso. Non perché 

durerà trent’anni. Anzi, se uno lo dice, è perché teme di non arrivare a dodici mesi”

Gentiloni: M5S e Lega

ci sono già costati

più di cinque miliardi

Hottenuto un piccolo ufficio, tre metri per quattro ricavati dentro un ex convento di suore, a due passi da Montecitorio e proprio dentro questo austero contesto spunta un Paolo Gentiloni tagliente come mai prima d’ora: «Credo che questo sia un governo pericoloso. Non perché durerà 30 anni. Anzi, se uno lo dice, è perché teme di non arrivare a 12 mesi. Ma perché anche in poco tempo si può far male all’Italia in modo consistente, incrinando gli sforzi compiuti negli ultimi anni – da Monti in poi - per risalire la china. Una cosa è certa: non possiamo continuare a dipingere questo governo come una com pagnia di buzzurri e sprovveduti. Credo invece che dobbiamo prendere sul serio la novità che rappresentano».

A sinistra si è detto: il governo più a destra della storia, ora dentro il decreto-dignità qualcuno scopre anche piccole dosi di Cgil… «Se dobbiamo contentarci delle definizioni circolanti, quella di nazional-populista mi pare la più convincente. Questo populismo danneggia l’economia. Fino al mini-decreto dell’altro giorno non era stata presa alcuna decisione economica. Tuttavia se uno facesse il costo economico degli annunci di questi 2-3 mesi, registrerebbe già alcuni significativi danni alla nostra economia, che si possono stimare già in svariati miliardi». Miliardi? «Se il governo fa certe affermazioni sul nostro debito e sulle regole europee e tutto questo raddoppia lo spread - passato da quota 120-130 del 2017 a 230-240 - questo significa l’1 per cento in più rispetto allo stock dei titoli di Stato che dobbiamo vendere quest’anno: un “costo” di circa 5 miliardi e mezzo in più. Se tu dichiari la pace fiscale, facendo riferimento ad un condono al di sotto dei 100mila euro, di fatto collochi una mina molto significativa sotto la cosiddetta rottamazione. Secondo la stima degli addetti ai lavori, con un costo enorme. Se poi aggiungi il rinvio di misure come lo split payment, la fatturazione elettronica, quanto costano questi rinvii? Qualche altro miliardo». Il decreto-dignità si occupa di diritti dei lavoratori. Il Pd non si sente spiazzato?«No, perché partendo da due obiettivi sacrosanti – incentivare le imprese a non delocalizzare, aiutare il lavoro stabile rispetto a quello saltuario – l’effetto è quello di creare ostacoli. Se anziché aiutare le imprese, le ostacoli, il saldo di questa operazione è avere meno lavoro e meno investimenti in Italia. Se un’impresa deve decidere se investire nel Sud, dove i nostri governi hanno creato un insieme di vantaggi straordinari e qualcuno gli dice che questo insieme di opportunità è subordinato nei prossimi cinque anni ad alcune rigidità, all’imprenditore non resta che preparare il suo studio legale… Investire al Sud è una sfida, non c’è la coda. E il rischio? Che te ne vai in Bulgaria, in Albania, in Ungheria…». Con voi sono diminuiti gli sbarchi di migranti in Italia ma alle elezioni il Pd ha preso una batosta, mentre Salvini – senza emergenze ma cavalcando il tema – ha un boom di consensi: che significa? «Il boom? Se dopo un mese non ci fosse un aumento dei consensi, questo sì che sarebbe insolito. Ma Salvini sembra che voglia fare una Lega con i nemici dell’Italia e il primo effetto potrebbe essere quello di “regalare” il Brennero all’Austria. Che non sarebbe il massimo per chi voleva sostituire l’inno di Mameli col “Va’ pensiero”!». Nel Mediterraneo la chiusura dei porti alla lunga non può diventare un deterrente? «Da quella sponda c’è un altro rischio altrettanto serio: da decenni l’Italia è considerato il Paese campione del dialogo. Ma se cominci a prendere a male parole quelli della sponda Nord e della sponda Sud, se diventi un Paese minaccioso, l’eredità che hai conquistato non è per sempre. Un Paese in cerca di guai, può avere dei guai. Rischia di diventare non un Paese più sicuro, ma un Paese a rischio». Davanti a questo governo il Pd sembra avere un lessico stanco e ripetitivo, quasi coltivasse un retropensiero: aspettiamo che si facciano male da soli. La stessa disputa se fare il congresso tra 9 o fra 12 mesi si commenta da sola, o no?«Non vedo cosa ci sia da aspettare. Questo è un governo pericoloso, che non va sottovalutato, la sua tenuta potrebbe rivelarsi più breve di quel che si pensa. Dobbiamo essere pronti. Preparando un’Alleanza per l’alternativa. Con un lavoro che non sarà facile, per mettere assieme forze diverse e numerosissime. Non solo partiti, ma forze civiche, movimenti impegnati per l’ambiente e la legalità. È un Alleanza tutta da costruire». Nel Pd si è fatto avanti il governatore del Lazio Zingaretti: non le pare che sia un ottimo leader da tempi ordinari? Per far rinascere il Pd non servono carisma, visione, struttura? «Se 3 anni fa qualcuno avesse detto: servono due leader carismatici, a nessuno sarebbero venuti in mente Di Maio e Salvini, che - lo dico da appassionato del “genere” - ha fatto un’operazione politica con i fiocchi. Le qualità di chi sceglieremo, le scopriremo, vivendo. Alle Europee 2019 il Pd lotterà per essere il primo partito e potrebbe diventarlo, con significative conseguenze anche sulla politica italiana». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI