Italia
I giornalisti stranieri
La prima considerazione che viene in mente ai corrispondenti dei giornali stranieri è il paragone con Berlusconi: cosa sarebbe successo se il Cavaliere avesse organizzato il tiro al bersaglio contro i «giornali gufi», facendo votare il titolo più bugiardo dell’anno? «Ci sarebbero le barricate», ammette Tobias Piller della Frankfurter Allgemeine che non vuole essere considerato il solito tedesco malevolo nei confronti degli italiani. Piller è anche il presidente della Stampa estera, usa il fioretto della diplomazia quando dice che il fatto si commenta da sé. Poi è più esplicito. «Certo è stata fatta una cosa di cattivo gusto, a maggior ragione se a dare i voti sono esponenti che governano. Non ho visto fare la stessa cosa in Germania e in Gran Bretagna, per fare un riferimento a Paesi che conosco meglio». Parlare di regime è fuori luogo, «non è il caso di infierire». «Secondo me chi ha organizzato questo concorso inopportuno sul titolo e il giornale peggiore se ne pentirà».
La seconda considerazione è che in nessun Paese occidentale una cosa del genere potrebbe mai accadere. Ma evocare il rischio di un «regime», come fa invece il segretario della Fnsi Raffaele Lorusso, è fuori luogo. «Ma sì, mi sembra eccessivo scomodare paragoni simili », dice Eric Jozsef di Libération che in genere non è tenero con il premier. Detto questo però, mettere alla berlina i giornali d’opposizione «non è accettabile: soprattutto è un segno di debolezza, un brutto segnale per la democrazia italiana». In Francia, osserva Jozsef, nessun partito tradizionale oserebbe fare una cosa del genere, nemmeno per scherzo: «Con Berlusconi la reazione sarebbe stata molto più forte comprensibilmente perché lui era premier e allo stesso tempo proprietario di un impero mediatico. Questo ovviamente non giustifica Renzi e i renziani. Le critiche, anche quelle più dure, devono essere tollerate». Il greco Teodoro Andreadis Synghellakis (Radio-Tv Alpha di Atene) è rimasto colpito da una frase di Renzi che diceva di essere dalla parte della verità: «Alza i toni e non sopporta certa stampa perché si rende conto di essere in un momento di difficoltà, in particolare nei confronti dei 5 Stelle. La Leopolda dovrebbe essere il luogo delle idee, non delle accuse e degli atteggiamenti intolleranti».
«Con Berlusconi sarebbe successo il delirio», afferma Dario Menor Torres che lavora per lo spagnolo El Correo e per televisioni e radio del sudamerica. «Quello che è successo alla Leopolda è una scemata, un modo manicheo di distinguere i buoni e i cattivi. Non è un modo corretto di trattare i lettori che comprano quei giornali messi alla gogna».