Savona
Grazie alle mappe fai-da te dei “tombaroli” scoperte e utilizzate dai carabinieri
ad Alassio è stata individuata un’altra nave. Si aggiunge al ricco elenco del Ponente
Grazie alle mappe fai-da te dei “tombaroli” scoperte e utilizzate dai carabinieri
ad Alassio è stata individuata un’altra nave. Si aggiunge al ricco elenco del Ponente
La nave romana scoperta davanti ad Alassio grazie alle mappe fai-da-te dei «tombaroli» acquisite e utilizzate dai carabinieri e dalla Sovrintendenza per localizzare il relitto si aggiunge al prezioso elenco di antiche navi romane o anche più recenti, risalenti ai conflitti mondiali, presenti nel mar Ligure e che attirano ogni stagione centinaia di appassionati sub. Si tratta di mappe dei fondali scoperte tra 2012 e 2013 anche durante le inchieste «Nemo» e «Nemo II» che hanno portato alla denuncia di una ventina di persone, alcuni insospettabili, per il possesso di reperti mai dichiarati, e che portarono alla luce anche 31 anfore romane del I secolo a.C. trafugate negli ultimi anni da alcuni siti e custodite in case private. Nei guai era finito anche l’ex ministro Claudio Scajola, per un’anfora romana rinvenuta nel suo giardino, ma era stato lo stesso pm a chiedere l’archiviazione (ritenendo il reato prescritto).
La nave scoperta al largo di Alassio è stata individuata grazie a un robot sottomarino, «Pluto», utilizzato dai carabinieri del centro Subacquei di Genova Voltri, che hanno operato coordinandosi con la Sovrintendenza archeologica ligure.
Una decina i relitti più importanti visitabili nei fondali del Ponente. Da Sanremo ad Arenzano, navi o aerei che raccontano la storia, a volte abbastanza recente, a volte più antica, e che si possono esplorare, anche se in taluni casi possono accedervi soltanto i sub più esperti viste le profondità dei siti, regalando emozioni uniche. La più conosciuta è la nave romana di Albenga, un relitto risalente al I secolo a.C., noto anche come «Felix Pacata», che grazie al grande archeologo Nino Lamboglia diede il via alle esplorazioni archeologiche subacquee, negli Anni Cinquanta. Una attività i cui risultati hanno contribuito a far crescere l’importanza dell’Istituto internazionale di studi liguri, con le sue varie sezioni (tra cui quelle di Albenga appunto e Ventimiglia, specializzata invece nei reperti «di terra», grazie al sito di Albintimilium). Il Mar Ligure infatti era molto trafficato dalle navi romane - come ad esempio quella affondata nel golfo Dianese - che commerciavano con la Spagna: un andirivieni di carichi di anfore, interrotto da alcuni naufragi a poca distanza dalla costa. Disastri antichi che però oggi consentono di entrare a contatto con un mondo che nasconde ancora tanti segreti.
Ironia della sorte, tra le navi affondate da visitare c’è anche una nave dello stesso Istituto, naufragata durante gli studi dei relitti nel 1983, e oggi visitabile, il Cycnus. Tra i relitti risalenti al conflitto mondiale, il Tirpitz al largo di Sanremo, l’aereo al largo di Santo Stefano al Mare, la Umberto I al largo di Albenga, un’altra nave al largo di Andora, e poi la San Guglielmo al largo di Loano.
lorenza rapini