ebook di Fulvio Romano

mercoledì 6 marzo 2013

La Regione Sicilia cancella le spese pazze per 800 uccelli d'oro...

Da Il Fatto Quotidiano

Mezzo milione di euro all’anno per l’affitto e la gestione di 800 volatili, uccelli di varie specie come la tortora pugnalata o il pappagallo di Cuba, che dal lontano 1954 arricchiscono la fauna dello storico parco di Palazzo d’Orleans. L’ultimo spreco dissennato delle risorse pubbliche siciliane è vecchio di sessant’anni. Correva l’anno 1954 e ai vertici della Regione Sicilia si posero una fatidica domanda: potevano i fastosi giardini di Palazzo d’Orleans rimanere privi di uccelli che ne popolassero degnamente gli enormi ficus famosi in tutto il mondo? Ovviamente no. E la Regione Sicilia, presieduta all’epoca dal democristiano Franco Restivo, trovò un accordo con la ditta Lauricella, originaria proprietaria degli 800 pennuti destinati al parco della presidenza regionale. Un accordo talmente importante da essere suggellato da un’apposita legge regionale studiata per l’occasione.

Una insolita norma per la locazione degli uccelli che negli anni deve essere evidentemente sfuggita ai vari inquilini di Palazzo d’Orleans, sicuramente allietati dalla presenza dei volatili nel giardino adiacente, nonostante nel frattempo quel piccolo lusso sia arrivato a pesare sulle casse della Regione per la cifra esorbitante di cinquecento mila euro all’anno. In pratica per 60 lunghi anni la Regione Sicilia ha pagato l’equivalente di 625 euro ogni dodici mesi per ognuno dei pennuti presenti nel giardino di Palazzo d’Orleans: pennuti praticamente d’oro. “Senza considerare che dopo sessant’anni quegli uccelli saranno morti” ha fatto notare sarcastico l’attuale governatore Rosario Crocetta, che ha annunciato di aver finalmente abrogato quella legge per i pennuti d’oro. “La fantasia della casta supera l’immaginazione: la classe dirigente passata dovrebbe fare harakiri” ha detto il presidente siciliano che ha presentato alla stampa un pacchetto di disegni di legge ribattezzato ironicamente “Tsunami”, lo stesso nome che Beppe Grillo ha dato al suo tour elettorale.