"San Michél le marènde ’s sj a pòrta ’n cél”
(versione biellese, citata dal Sella)
E cioè che san Michele, 29 settembre, si porta in cielo le merende...
Il detto ci permette forse di chiarire il vero significato della “merenda” ed anche il suo étimo, la sua origine.
Intanto, qui non si parla delle merende dei bambini... quelle sono venute dopo, forse. Queste sono “Marende”, le Marende contadine, e cioè i pasti frugali che venivano fatti in campagna, in montagna, ossia sul lavoro, durante l’estate, lontano da casa... Ormai a settembre, col freddo, col ritorno delle mandrie e così via, la “marende” sono impossibili ed inutili perché si mangia al caldo in casa... nella cascina.
E infatti l’étimo più probabile è proprio il primo citato nel Vocabolario etimologico di Francesco Bonomi, che qui riproduciamo alla voce “merenda"
Non quindi pasto piccolo pomeridiano da guadagnarsi, da “meritarsi" (magari facendo “i bravi bambini”) ma una cosa ben diversa, ben più seria, legata al lavoro e al tempo. Evidentemente l’étimo di merenda è “meridies”, e cioè "il pasto meridiano in luogo del pranzo”, come recita il Bonomi.
E, già che ci siamo godiamo della vista della Sacra di San Michele in val di Susa...