Italia
L’abbraccio dei Cinquestelle
con i due emissari di Putin
Il ruolo di Zheleznyak e Klimov tra internet, Russia Today e mondo grillino
Il ruolo di Zheleznyak e Klimov tra internet, Russia Today e mondo grillino
Due dei più stretti collaboratori di Vladimir Putin sono al centro di legami con il M5S che passano anche attraverso siti internet filorussi molto critici con il governo italiano. Per ricostruire la vicenda bisogna partire dal 17 ottobre quando Rt, Russia Today, il network in lingua inglese finanziato dal governo russo - un’utenza globale di almeno un miliardo di persone - si è visto chiudere «dopo attenta valutazione» il conto detenuto nel Regno Unito presso la Natwest Bank, costola della Royal Bank of Scotland. La caporedattrice di Rt, Margarita Simonyan, twittò sarcastica: «Lunga vita alla libertà di parola». Il network la raccontò come una decisione ispirata dal governo inglese. La Duma annunciò - attraverso il vicepresidente Sergei Zheleznyak, del partito di Vladimir Putin, Russia Unita - che avrebbe chiesto formalmente spiegazioni al governo inglese. Analoga misura su Rt era stata presa nel 2015 dalla banca che il network utilizzava in precedenza, Barclays.
Jonathan Eyal, condirettore del «Russian and European security studies» al Royal United Services Institute a Londra, ha dichiarato al New York Times: «Sono stati sollevati problemi riguardanti l’azienda e le sue fonti di finanziamento». Natwest, ha ipotizzato Eyal, «deve aver preferito la controversia legata alla chiusura dei conti piuttosto che avere un accordo con un business che potrebbe contenere denaro di incerta provenienza». Sputnik Italia, altro network dell’universo putiniano, raccontò la vicenda in modo completamente diverso mettendo l’accento sull’annuncio di Zheleznyak che la Duma avrebbe «aiutato il team legale di Rt a far valere i suoi diritti», invocando il Consiglio d’Europa e l’Onu.
In Italia la storia è passata inosservata, ma Zheleznyak è un personaggio ormai attivo sottotraccia anche nella nostra politica. Proveniente dalla pubblicità, sempre più influente (ha 46 anni) nel partito di Putin, inserito dall’amministrazione Obama in una blacklist che comprende politici e finanzieri che, per ricchezza o influenza, conducono attività pro Putin all’estero che gli Usa giudicano sospetta, Zheleznyak è uno dei due uomini - assieme al capo delle relazioni internazionali, Andrey Klimov, uomo di una generazione precedente - che sta facendo da sponda tra Russia e mondo-M5S. I due hanno incontrato in più di un’occasione i deputati del M5S più addentro al dossier-Putin: Alessandro Di Battista e Manlio Di Stefano. Il viaggio di Di Stefano a fine giugno a Mosca è cosa nota. Ma almeno un incontro informale precedente era avvenuto a Roma. Lo racconta lo stesso Di Stefano. E un altro avvenne a marzo, durante una missione a Mosca descritta così da Di Battista: «Abbiamo avuto ottimi incontri», soprattutto su lotta alle sanzioni e terrorismo internazionale. Di Battista raccontò che «i russi hanno un ottimo apparato di intelligence, hanno esperienza e sono disposti a collaborare». Di Stefano, invece, notò tra l’altro quanto fosse cruciale la guerra mediatica: «Attraverso i media si alimenta una russofobia crescente per giustificare l’ingresso di nuovi Stati in Europa e nella Nato. Montenegro, Georgia e Ucraina ne sono un esempio». Particolare non trascurabile: Zheleznyak in passato è stato alto manager di News Outdoor Group, il più grande gruppo di raccolta pubblicitaria dell’Est Europa, con sedi a Mosca e Varsavia, un colosso che può far vivere o morire molti siti. Nel 2011 divenne capo della commissione della Duma per l’informazione, la comunicazione e la tecnologia. Nel 2013, allo scoppio dello scandalo della sorveglianza americana attraverso la Nsa, dichiarò al «Guardian» che la Russia doveva «accrescere la sua sovranità digitale indirizzando la crescita di Facebook e Twitter». Il «red web» (la rete internet filo Putin), e la propaganda negativa, ne sono logica conseguenza.
Il Movimento cinque stelle, affascinato dal mito dell’uomo forte, ma costruito sulla teoria delle reti, abbraccia quasi naturalmente Zheleznyak. Rt riserva grandi interviste ai cinque stelle (anche a Di Battista, servizio trionfale su Rt in lingua spagnola). Attacca Renzi esagerando la minima contestazione in Italia contro di lui, dipingendo il caos, o producendo autentiche bufale informative, fino a sollevare la recente protesta attraverso canali diplomatici italiani. Il network russo viene viralizzato spesso a partire da Tze Tze, il sito guida della galassia Casaleggio; ma spesso anche dalle propaggini più anonimizzate della macchina web filo M5S. In parallelo Sputnik Italia inanella, in pochi mesi, questa sequenza di servizi, impaginati come pura cronaca, tutti viralissimi nel web filogrillino: «Renzi, cameriere di Europa e Usa»; «Sanzioni, voce agli imprenditori messi in ginocchio da Renzi»; «Renzi china la testa agli Usa»; «Vertice di Ventotene, tutto fumo e niente arrosto?». Varianti su Sputnik francese: «Le déficit de l’économie italienne peut être le début de la fin de l’Ue”. Account chiave pro M5S (alcuni dei quali spingono la propaganda fino a ipotesi di diffamazione) ricambiano: «La vittoria di Trump porterebbe una ripresa del commercio con la Russia, un miglioramento dell’economia italiana e europea». Un concetto assai caro anche al sito chiave che dà al M5S i contenuti da esibire per piacere a Mosca, «lantidiplomatico.it», che si distingue per il suo sostegno a Putin, Assad e Trump .
jacopo iacoboni