Dal sito SALVIAMO IL PAESAGGIO un articolo di Piero Belletti (pubblicato su “Obiettivo Ambiente”, novembre 2012):
Lo affermiamo da sempre: non siamo contrari alla produzione di energia fotovoltaica. Anzi, la riteniamo una più che valida alternativa al tradizionale uso di combustibili fossili. Per non parlare poi dell’energia nucleare…. Ci sono però delle situazioni nelle quali anche il ricorso all’energia fotovoltaica non è ecologicamente sostenibile e rappresenta una inaccettabile fonte di dissesto ambientale.
È il caso del progetto che riguarda la realizzazione di un gigantesco campo fotovoltaico all’interno della riserva naturale della Vauda, nel comune di Lombardore.
Come detto, si tratta di un area protetta, caratterizzata da un’ampia zona pianeggiante, in gran parte ricoperta da brughiera e ricca di stagni e laghetti. Parte della zona appartiene al demanio militare, che l’ha spesso utilizzata, soprattutto in passato, come poligono per le esercitazioni con mezzi blindati. Paradossalmente, proprio la presenza dei militari ha impedito speculazioni e usi sconsiderati del territorio, consentendo la conservazione di un ambiente, benché di origine in parte antropica, naturalisticamente interessante e ricco di specie, sia vegetali che animali, di grande pregio.
Alcuni mesi or sono le autorità militari hanno deciso di concedere l’area ad una società privata, affinché vi realizzi una serie di campi fotovoltaici, per una superficie complessiva di oltre 70 ettari.
Una iniziativa inaccettabile, che comporterebbe di fatto la distruzione dell’ultimo residuo di brughiera delle alte pianure della provincia di Torino, tra l’altro riconosciuta anche come SIC (Sito di Interesse Comunitario) dall’Unione Europea. Al suo interno è infatti possibile reperire numerose specie, altrove non presenti o molto rare.
In particolare, nella Vauda sono state censite oltre 200 specie di uccelli, in parte nidificanti ed in parte di passo: tra le presenze di maggior rilievo spiccano allodole, quaglie, gruccioni, averle piccole, succiacapre, cappellacce, strillozzi e ortolani, nonché alcune specie di rapaci come poiane, falchi, nibbi bruni, gufi e civette. Di grande interesse anche la fauna cosiddetta minore, che comprende rare specie di rettili, anfibi e almeno 60 specie di Lepidotteri, alcune delle quali si trovano in serio pericolo di estinzione.
Anche dal punto di vista giuridico il progetto non regge: siamo in un’area protetta a livello regionale, all’interno della quale interventi di così elevato impatto ambientale non sono permessi, mentre anche il Piano Regolatore del Comune di Lombardore riconosce all’area una elevata valenza naturalistica.
La stessa Regione Piemonte, con una deliberazione del 2010, ha riconosciuto le aree protette regionali ed i SIC quali siti non idonei all’installazione di impianti fotovoltaici a terra. Infine, anche il Ministero dello Sviluppo Economico, ha recentemente stabilito che lo sviluppo del solare fotovoltaico debba essere orientato verso applicazioni che riducono il consumo del territorio, stimolano l’innovazione tecnologica e le ricadute economiche, ma incoraggiando in particolare l’utilizzo di coperture edilizie esistenti, anche dismesse. Purtroppo, pare che tutto ciò non valga per i militari, che ritengono, sulle aree di loro proprietà, di poter fare tutto ciò che vogliono.
Le Associazioni ambientaliste del Piemonte, tra cui Pro Natura Piemonte, hanno presentato un corposo ed articolato documento alla Provincia di Torino, in cui contestano in modo puntuale il Piano di Incidenza Ambientale che è allegato al progetto, chiedendo pertanto il ritiro di quest’ultimo.
Ribadiamo ancora una volta come la nostra non sia una posizione pregiudiziale contro l’utilizzazione dell’energia fotovoltaica. Semplicemente, con tutte le alternative esistenti (coperture degli insediamenti industriali e di altre strutture edilizie, parcheggi, aree compromesse quali discariche di rifiuti, svincoli autostradali, massicciate autostradali e ferroviarie, ecc.) non si capisce perché si debba andare a distruggere quel poco di ambiente che ancora è rimasto più o meno intatto.
Scarica il documento con le osservazioni delle associazioni ambientaliste (file pdf, 146 kb) >