mercoledì 30 novembre 2016
martedì 29 novembre 2016
Morto lo storico Claudio Pavone
Partigiano, direttore della rivista 'Parolechiave', docente all'Università di Pisa e presidente dal 1995 al 1999 della Società italiana per lo studio della storia contemporanea, Pavone, alla fine della guerra è stato funzionario di archivi ed ha avuto un ruolo fondamentale nella sistemazione dell'Archivio Centrale dello Stato.
Vincitore del Premio Internazionale Ignazio Silone per la saggistica nel 2007, aveva pubblicato recentemente con Laterza 'Aria di Russia', diario di un viaggio un Urss. Sempre con La terza era uscito anche 'Prima lezione di storia contemporanea'.
In valle Tanaro mezzo metro di pioggia
sabato 26 novembre 2016
giovedì 24 novembre 2016
Ripiove e in Alta Tanaro ricresce l'acqua
Alluvione: c’è da temere per le prossime ore: piogge in aumento fino a stanotte, Tanaro sopra i 5 metri a Garessio
La speranza è nell’abbassarsi delle temperature, previsto anche se in misura minima, nelle prossime ore, specie questa notte. Mentre al momento nevica soltanto oltre i 2200 metri di quota, con l’abbassarsi dei termometri questa notte sopra Limone, a partire dai 1600 mt potrebbe formarsi un buon strato bianco, previsto anche attorno al metro, che dovrebbe limitare la caduta di acqua verso valle. Speriamo.
giovedì 17 novembre 2016
San Frediàn” riporta il freddo, ma non la neve al “piàn”...
martedì 15 novembre 2016
lunedì 14 novembre 2016
stregati dalla Luna più grande
Cultura
Tutti pazzi per la Luna. Ma anche tutti in ansia per la sonda Schiaparelli, tutti in esaltazione per la missione Rosetta e tutti un po’ astronauti tra una capriola e l’altra della Cristoforetti. È lo Spazio, bellezza. L’infinitamente grande, che ci avvolge, ci permea, ci incute timore e domande. E, soprattutto, ci meraviglia.
Nell’epoca del tutto e subito, della tecnologia che trasforma l’impensabile in possibile, dei mondi virtuali e della realtà 3D, dei ritocchini di photoshop e dei filtri di Instagram, l’Universo, nella sua misteriosa complessità, pare rimanere uno degli ultimi presidi di meraviglia. Qualcosa a cui affacciarsi, con un occhio a wikipedia e l’altro a Piero Angela, consapevoli di non padroneggiare la materia ma pronti a metterci in gioco, a godere della maestosità della natura, a vivere il momento percependone l’unicità. Perché è questione di istanti, di minuti, di quel «primo passo sulla Luna» in cui bisogna esserci. Per diventarne testimoni. E quindi partecipi. Per risvegliare il Jules Verne che c’è in noi, e divagare con la fantasia, ma pure riabbracciare e quasi ringraziare il Galileo Galilei che, a nostra insaputa, convive con noi e la nostra storia. Siamo un po’ tutti «esploratori in pantofole», capaci di grandi imprese, soprattutto quando sono altri a compierle. Altri che stimiamo, invidiamo, a cui affidiamo il nostro istintivo desiderio di andare oltre. E in notti come queste, in cui «Sorella Luna» si mostra come mai in questi 70 anni, si vuole essere presenti. Un evento che diventa occasione di un moltiplicarsi di eventi: l’appuntamento con la meraviglia si fa social, la Natura che si espone nella sua colorata potenza va affrontata insieme in una sorta di abbraccio collettivo, un happy hour con la scienza per sentirsi un po’ meno piccoli e un po’ meno fragili. Ma in un Paese dove c’è sete di cultura e divulgazione scientifica, e lo dimostrano i numeri dei festival di settore, delle mostre e dei musei che con taglio moderno e interattivo sanno intercettare il pubblico dei non addetti ai lavori, fenomeni come la «Super Luna» andrebbero presi al volo, per amplificare le offerte di conoscenza e i percorsi di approfondimento. E l’Universo, con il suo fascino e i suoi intriganti enigmi, nelle sue pieghe tra spazio e tempo, racchiude tutto questo potenziale, soprattutto nei confronti dei più giovani: sa emozionare e stupire, sa spaventare e sorprendere, sa far smuovere teorie e creatività. Un ambiente privilegiato quindi, con l’asticella che si alza sempre di più, in cui avvicinarsi ai concetti di fisica, chimica e matematica; in cui misurarsi con la ricerca pura e applicata, in cui trovare sbocchi professionali e ricadute nella quotidianità. E per i più romantici, nessun allarme. «Gli uomini continueranno a vedere la Luna così come appare dalla Terra, anche se la sua conoscenza fisica e scientifica potrà essere approfondita o modificata» - scriveva Giuseppe Ungaretti a commento dello sbarco sul satellite -. «Per gli effetti ottici che ha sulla Terra, la Luna rimarrà sempre per i poeti, e penso anche per l’uomo qualunque, la stessa Luna». Una Luna che questa notte verrà di nuovo conquistata. E sarà fatto, c’è da scommetterci, a colpi di selfie.
Federico Taddia
I media e l’uomo dei reality
Esteri
Dall’inviato a New York
domenica 13 novembre 2016
La nascita del partito populista (M.Sorgi)
Cultura
Nel nome di Trump, il centrodestra italiano finisce a pezzi. E se doveva servire a riunificare gli ex berlusconiani, la vittoria di Donald, inutilmente paragonata a quella altrettanto inattesa del Cavaliere nel 1994, ha invece ottenuto l’effetto opposto.
Ha funzionato da centrifuga. Le immagini contrapposte nei tg della sera delle due manifestazioni di ieri - Salvini a Firenze, Parisi a Padova, dove tra l’altro Forza Italia è stata determinante per la caduta della giunta guidata dal sindaco leghista Bitonci - non hanno dato solo l’ennesima picconata al tentativo di ricostruire le ragioni della coalizione, all’ombra del «No» al referendum costituzionale del 4 dicembre. Hanno anche posto, in termini ultimativi, la questione del superamento della leadership di Berlusconi.
Sul palco della manifestazione di Firenze, accanto a Salvini, che si è ormai autoproclamato il Trump italiano e ha posto la sua candidatura alla guida del governo, c’erano la leader di Fratelli d’Italia Meloni, che il centrodestra lo aveva già spaccato in primavera a Roma, correndo vanamente per il Campidoglio ormai destinato ai 5 stelle, e il governatore della Liguria Toti, già delfino del Cavaliere in una delle tante successioni annunciate e fallite al vertice di Forza Italia. Toti non è il solo ad aver rotto gli indugi, scegliendo la strada movimentista dell’insubordinazione a Berlusconi e dell’accordo, costi quel che costi, con Salvini e la sua linea radicale. Brunetta e Santanchè sono con lui. Altri, come Romani, non si sono spinti a partecipare alla manifestazione, ma temono l’isolamento del Cavaliere. E se l’alternativa è quella rappresentata da Parisi, organizzatore, a Padova, dell’altra manifestazione del centrodestra moderato che ha platealmente preso le distanze dall’assemblea fiorentina, o quella professata da Berlusconi nell’intervista al «Corriere della Sera» in cui ha proposto il ritorno al sistema elettorale proporzionale e non ha escluso un accordo in Parlamento per dar vita a un governo Pd-Forza Italia, le file del neonato partito trumpista italiano sono destinate a ingrossarsi.
Opposte, infatti, sono le due strategie, di Salvini e Berlusconi. A cominciare dall’eventuale vittoria del «No», e dalla conseguente sconfitta di Renzi nel voto del 4 dicembre. Il leader leghista la considera una piattaforma di lancio di una specie di campagna elettorale permanente che dovrebbe portare in tempi ravvicinati a uno sfondamento del nuovo centrodestra nelle probabili elezioni anticipate di primavera, determinate dalla possibile bocciatura della riforma istituzionale. Una campagna fieramente populista - la Meloni s’è detta orgogliosa di definirsi così - a base di una nuova serie di «No»: a Renzi, prima di tutto, agli immigrati, all’Europa, all’euro, alle banche foraggiate dal governo con fondi pubblici ricavati da un’insopportabile pressione fiscale. E così via, nella convinzione di andare verso una vittoria sicura e simile a quella americana di Trump, perché fondata sull’ascolto di tutte le ragioni di protesta dei cittadini e sul risveglio degli istinti nascosti della società civile.
Ma Berlusconi non fa mistero di pensarla in tutt’altro modo. La sconfitta di Renzi, che considera necessaria ma si augura non clamorosa, a suo modo di vedere dovrebbe servire a riannodare il filo tra le forze politiche responsabili, seriamente preoccupate per l’avanzata del populismo, che intendano collaborare per salvare il Paese. Una nuova legge elettorale proporzionale, indispensabile per cancellare il pericolo, insito nell’Italicum, di far vincere Grillo con meno di un terzo dei voti degli elettori, andrebbe concordata di conseguenza con Renzi e il Pd. L’offerta è questa, esplicita e non ancora ufficiale solo perché mancano tre settimane al voto referendario. E in queste condizioni, anche se Berlusconi ci ha abituato a improvvise giravolte, è difficile che le strade ormai separate dei due tronconi del centrodestra possano tornare a incontrarsi.
Marcello Sorgi
“Saranno i poveri a pagare il trionfo del populismo globale”
Esteri
Bernard-Henri Lévy: “Un voto contro la democrazia e i suoi valori
La vittoria del magnate metterà le ali a gente come Le Pen e Grillo”
Bernard-Henri Lévy: “Un voto contro la democrazia e i suoi valori
La vittoria del magnate metterà le ali a gente come Le Pen e Grillo”
L’invito a non sottovalutare il potenziale distruttivo di Trump, soprattutto ora che è stato eletto. La messa in guardia dall’«Internazionale populista». La speranza che i curdi vedano nascere il proprio Stato al termine della guerra contro il Califfato in cui hanno combattuto in prima linea. Bernard-Henri Lévy ragiona con La Stampa del voto americano e delle ombre che proietta sul mondo. Giornalista, scrittore, filosofo, animatore del dibattito politico come della mondanità francese ma soprattutto epigono dell’intellettuale «engagée» nell’era del disimpegno e della rivolta contro le elite, Bhl traccia una mappa in cui l’occidente catalizza tensioni, frustrazioni, rese dei conti con la Storia.
Francesca Paci