Da La Stampa di Imperia
Le analisi: diossina nelle anguille
ma non nelle acque del fiume Roja
I risultati dei prelievi effettuati dall’Istituto zooprofilattico di Genova e dall’Arpal
L’allarme diossina scattato il 21 febbraio scorso nel fiume Roja ha trovato purtroppo conferma nelle analisi dell’Istituto zooprofilattico di Genova. Tracce elevate del pericoloso inquinante sono state infatti rinvenute nelle anguille prelevate nel fiume che sfocia a Ventimiglia, mentre, per fortuna, le analisi dell’Arpal hanno invece escluso la presenza di diossina nell’acqua del Roja.
I risultati delle analisi disposte dalla Provincia di Imperia, a seguito dell’allarme che era scattato in Francia, senza che le autorità d’oltre confine avvisassero quelle italiane, sono stati recapitati ieri agli uffici del palazzo provinciale a Imperia.
In base ai riscontri dell’Istituto zooprofilattico di Genova, elevate tracce di diossina sono state riscontrare nelle anguille prelevate a campione a suo tempo dal Roja e, in forma minore, anche in alcune trote. Analoghe analisi effettuate dall’Arpal hanno però tranquillizzato per quanto riguarda l’acqua che viene impiegata in molti acquedotti dell’imperiese, escludendo la presenza dell’inquinante. Il paradosso è che, sebbene elevati, i quantitativi di diossina trovati nelle anguille rientrano nei nuovi parametri aggiornati di recente dall’Unione Europea, che ha innalzato la soglia di tolleranza di legge.
L’Amministrazione provinciale di Imperia intende però essere quantomai prudente, visto che in gioco c’è la salute delle persone.
Spiega l’assessore alla Polizia provinciale, Paolo Leuzzi: «Abbiamo valutato con grande attenzione i risultati delle analisi e riteniamo sia più opportuno mantenere la sospensione della pesca alle anguille nel fiume Roja. Nel frattempo ci attiveremo per compiere accertamenti anche negli altri corsi d’acqua, a cominciare dal Bevera, affluente del Roja e dal Nervia. L’Unione Europea ha innalzato i parametri relativi alla presenza di diossina nei pesci e questo va sicuramente a favorire l’economia degli stati del Baltico, ma per quello che ci riguarda, di fronte alla salute pubblica, non possiamo far finta di nulla».
Prosegue l’assessore provinciale Leuzzi: «Non ci sono limiti che tengano. Situazioni di questo tipo richiederebbero la creazione di una task-force che coinvolga Province, Regione e Stati limitrofi, per garantire interventi mirati. Bisogna infatti sottolineare che le analisi sull’acqua e sugli animali, in questo caso pesci, sono oltretutto molto costosi e spesso gli enti locali non hanno neppure a disposizione i fondi necessari a coprire le spese di studi approfonditi. Non basta una sola analisi se si vuole essere garantiti al cento per cento. Bisognerebbe infatti compiere numerosi accertamenti incrociati per raggiungere l’obbiettivo, che è e rimane la sicurezza della collettività».