Italia
Vantaggi
e rischi
della filosofia
dell’emergenza
Crea indignazione, ma raccoglie anche molti consensi, la campagna permanente di Salvini. La scorsa settimana l’arrembaggio nel mare in tempesta dell’immigrazione, ieri l’uscita sul censimento dei rom, tra l’altro illegale perché sancirebbe una discriminazione razziale nei confronti di una comunità in parte apolide e avente diritto d’asilo. Il leader leghista e neo-ministro dell’Interno ha capito che governare l’Italia è soprattutto far fronte alle emergenze, e alle volte crearle, piuttosto che realizzare programmi destinati a restare chiusi nei cassetti dei ministeri.
Non avrebbe potuto dispiegare in modo così perentorio il suo diktat sui «porti chiusi», senza l’emergenza della nave Aquarius. Ed anche se l’ipotesi del censimento dei rom si rivelerà impraticabile, o sarà sepolta, come ieri s’è visto fin da subito, da una valanga di reazioni contrarie, potrà sempre dire che se non è per oggi sarà per domani, quando il territorio nazionale, promette, sarà definitivamente restituito ai cittadini italiani.
Salvini può comportarsi così per due ragioni. Prima, perché anche le sue proposte più inammissibili incontrano consenso. Lo dicono i sondaggi che, dopo avergli attribuito una quota crescente degli elettori ex-Forza Italia, lo pongono in prospettiva davanti al Movimento 5 stelle. E seconda, perché anche il suo maggior alleato, il capo politico pentastellato Di Maio, condivide pienamente - salvo la presa di distanza di ieri sui rom - questa linea d’azione e vorrebbe fare lo stesso. Sulla sua scrivania di ministro dello Sviluppo economico e del lavoro sono approdati i dossier delle maggiori crisi aperte, a cominciare dall’Ilva. Ma Di Maio ha preferito partire dalla mediaticamente più visibile categoria dei precari «riders».
In fondo, anche questa coalizione è figlia dell’emergenza della «non vittoria» dei due partner di governo. Fino a settembre, quando i conti della manovra e i vincoli della legge di stabilità cominceranno a farsi sentire seriamente, i dioscuri Salvini e Di Maio potranno continuare a scegliere i terreni per la loro propaganda, rispetto alla necessità di trovare soluzioni per i problemi del Paese. Ma presto arriverà il richiamo della realtà. E sarà più brusco di quanto si aspettano.
marcello sorgi