ebook di Fulvio Romano

martedì 12 giugno 2018

Sánchez e la mossa antipopulista

LA STAMPA

Italia

Il nuovo governo di Madrid apre uno dei suoi porti, ma non accoglierà tutte le navi

I sindaci di Barcellona e Valencia lanciano la loro candidatura: “Mandate qui i profughi” 

Sánchez e la mossa antipopulista

“Noi non chiudiamo gli occhi”

Pedro Sánchez serviva un gesto per marcare le differenze. Dal predecessore Rajoy ,certo, ma anche dall’Italia e dal suo governo che si dichiara populista. La mossa è arrivata: «Valencia è un porto sicuro, noi non chiudiamo gli occhi». Ieri è stato il primo vero giorno di lavoro per il neo premier socialista spagnolo e «l’atto umanitario» verso i disperati della nave Aquarius segna l’agenda di un governo nato con un’operazione parlamentare, pienamente legittima, ma non certo benedetta dalle urne. Come nel 2004 Zapatero, appena arrivato alla Moncloa, ritirò le truppe dall’Iraq, così Sánchez nel 2018 apre i porti. 

La Spagna e i migranti

Tra le priorità dell’esecutivo, tuttavia, non compare, almeno per ora, un cambiamento di passo concreto rispetto alle politiche sull’immigrazione del governo di destra. Un esempio su tutti: nel 2015 Mariano Rajoy si impegnò ad accogliere 17 mila rifugiati, ma tre anni dopo in Spagna non se ne contano più di 1500. «Cambieranno le cose?», si chiede Podemos. Nessuna risposta per ora. Il governo socialista, spuntato fuori un po’ all’improvviso, sta raccogliendo consensi quasi trasversali e l’annuncio di ieri rafforza i sondaggi che vedono i socialisti in netta ascesa. Tratti distintivi: la presenza femminile (11 donne e 6 uomini) e un marcato carattere europeista. A Madrid nessuno interpreta il gesto di ieri come un aiuto al governo Conte, né tantomeno al ministro dell’Interno Salvini. Al contrario si tratta di mostrare valori contrapposti: «C’è una catastrofe umanitaria in corso, è nostro dovere intervenire». Le differenze insomma vengono esibite, non solo sulla questione migranti: mentre l’Italia discuteva su una presunta uscita dall’euro, Sánchez sceglieva come ministra Nadia Calviño, una delle più alte responsabili del bilancio comunitario. 

La linea da definire

La «catastrofe umanitaria» di queste ore richiede una decisione rapida, ovviamente, ma sul lungo periodo il nuovo esecutivo di Madrid non ha una linea ben definita. Nessuno, almeno in pubblico, ha posto obiezioni sulla scelta del premier, ma se l’Aquarius fosse soltanto il primo di una lunga serie di sbarchi l’unanimità è destinata a scalfirsi. Quello della nave rifiutata da Salvini non sarà certo il primo approdo del 2018, anzi. 

Gli arrivi in Spagna

Quest’anno sulle coste spagnole sono sbarcati 11.308 immigrati (dati Unhcr), con imbarcazioni più o meno di fortuna, contro i 13.706 dell’Italia. Ma quello che più colpisce è l’inversione di tendenza: l’aumento degli arrivi rispetto al 2017 è del 54%, mentre in Italia la diminuzione è del 79%. Questi dati, va detto, non hanno allarmato l’opinione pubblica più di tanto. L’immigrazione, in Spagna, non è oggetto di scontro politico anche per il fatto che la destra ha governato il Paese negli ultimi sette anni e perché non esiste un vero partito con posizioni xenofobe. Le uniche polemiche sono state del segno opposto: i sindaci dell’area vicina a Podemos, come Ada Colau a Barcellona e Joan Ribó a Valencia, hanno reclamato: «Il governo ci mandi i profughi». Anche il governo catalano ha chiesto di ospitare stranieri in fuga dalle guerre. Un anno fa la manifestazione per l’accoglienza ha riempito le strade, mentre tutta la città (compreso l’allenatore del Barça Ernesto Valverde) si è stretta attorno alla Ong Open Arms la cui imbarcazione era stata sequestrata dalla procura di Catania. Insomma, l’opinione pubblica, per il momento, non spinge certo per chiudere i porti. 

Le rotte

I migranti in Spagna arrivano soprattutto sulle spiagge dell’Andalusia. La distanza dal Marocco è tale che, con il mare calmo, basta un gommone per arrivare. Questo fa sì che, sebbene i numeri siano alti, non ci siano immagini bibliche come quelle di Lampedusa e Pozzallo. Ma le porte d’ingresso alla Spagna sono almeno altre due. La prima è l’aeroporto Barajas di Madrid dove atterrano molti immigrati dall’America Latina, che parlano il castigliano e che si integrano senza grandi problemi. La seconda è rappresentata dalle due enclave nell’Africa settentrionale, Ceuta e Melilla. Le due città spagnole sono letteralmente circondate da recinzioni altissime, impossibili da scavalcare. Chi ci prova, capita tutte le settimane, rischia di morire. Quei muri furono innalzati nell’era progressista di Zapatero e Pedro Sanchez, almeno per ora, non li mette in discussione

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francesco olivo