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Nell’Ossola gli archeologi di ortaggi e verdure
Nell’Ossola gli archeologi di ortaggi e verdure
Nascosto in ogni seme c’è un valore inestimabile, essenza della continuità della vita. Lo sanno bene i «salvatori di semi» della valle Antrona, a pochi chilometri da Domodossola. Sono agricoltori e appassionati che, di generazione in generazione, hanno selezionato e conservato specie provenienti dagli orti di famiglia. È quello che ha fatto la comunità di Viganella, frazione di Borgomezzavalle, conosciuta nel mondo per lo specchio costruito sulla montagna per riflettere i raggi del sole che, altrimenti, da novembre a febbraio non raggiungerebbero il paese.
In questo borgo di 70 abitanti in pochi mesi sono stati raccolti oltre 15 mila semi. Da qui l’idea di lanciare l’iniziativa «scambio semi Valle Antrona». «La parola chiave è condivisione - spiega Edith Steinbach, l’ideatrice del progetto -. I semi sono un tesoro che la natura ci ha donato e per questo vanno salvati e piantati per garantire la continuità della biodiversità. Abbiamo preparato 700 bustine da distribuire».
Tredici le specie di ortaggi selezionate e catalogate, anche con nomi suggestivi. Come «la lattuga della mia nonna Maria», tramandata da oltre 100 anni. «Non ho conosciuto la nonna, ma piantando di anno in anno la sua lattuga ho mantenuto un legame importante con le mie origini», racconta Candida Mancini, un’altra delle promotrici del progetto. Durante i mercatini di Natale di Borgomezzavalle la lattuga è stata una delle qualità vendute o semplicemente scambiate insieme con diverse varietà di fagioli, zucche, zafferano, cetrioli, aneto e grano nero.
Anche tutti gli altri semi non hanno meno di 30 anni: la qualità dei fagioli «donne di campagna di Berna» è tramandata dal 1956, ma c’è l’aneto di 50 anni, originario dell’Austria, e portato a Viganella da amici di Edith. Quella della conservazione del seme è sempre stato un rituale nelle famiglie contadine. I nonni, con pazienza, conservavano una parte del raccolto maturo per farne semenza che garantisse così la continuazione della specie e il raccolto dell’anno successivo. Protetti dal freddo, i semi erano poi ripiantati in primavera o barattati per ottenere nuove varietà.
«Un appassionato di Montescheno, altro paese della valle Antrona, ci ha portato i “migliaritt”, una qualità di peperoncini dolci verdi e ha preso dei fagioli arrivati dall’Austria», spiega Pier Franco Midali, presidente delle associazioni che hanno appoggiato l’iniziativa, la «Giovan Pietro Vanni» e l’«Apao», l’associazione produttori agricoli ossolani. E aggiunge: «L’usanza di scambiarsi i semi la notte di Natale ha scandito la tradizione della comunità. L’ho ritrovato in un documento del 1700. Oggi dobbiamo far sbocciare il futuro da questo passato».
cinzia attinà