Cultura
Insulti sul web e urla in Parlamento:
basta con questa stagione di codardi
Per la prima volta nella mia vita mi sono veramente vergognato di essere italiano. Il giorno della formazione del nuovo governo, del giuramento e della votazione alle Camere, tutte le tv hanno presentato uno spettacolo «unificato» di uno squallore unico. Squallido per la ripetizione continua di critiche personali, sempre le stesse, senza una sola parola costruttiva.
Io ho vissuto momenti di rigore oggi inaccettabile: sarà anche stato eccessivo, ma sarebbe bene ricordare che una battuta su De Gasperi e una innocua vignetta dove si vedeva Einaudi che passava in rassegna una fila di bottiglie di vino Nebbiolo delle sue tenute in Piemonte hanno fatto condannare Guareschi a un anno di galera. De Gasperi ed Einaudi, faccio notare, erano uomini di Stato che rispettavano le istituzioni. Quando un «onorevole» dopo la votazione alla Camera ha definito il governo «una banda di delinquenti» avrei voluto vedere i suoi colleghi dell’altra parte gridare il loro disappunto, la presidente della Camera farlo espellere, il capo del governo dire, subito, che lo avrebbe denunciato. Non è successo nulla, tutto è proseguito serenamente, io ho spento la televisione e mi è scappato un «Vaffa…» per tutti.