ebook di Fulvio Romano

venerdì 24 marzo 2017

Il primario: ho rotto il femore alla vecchietta per allenarmi

LA STAMPA

Italia

Il primario: ho rotto il femore

alla vecchietta per allenarmi 

Il medico dell’ospedale Pini di Milano è stato arrestato

“Denaro da due multinazionali che vendevano protesi” 

«Le ho rotto il femore, l’ho lasciato lì così perchè... le ho fatto la via d’accesso bikini, per allenarmi su quella lì che devo fare privatamente... oggi ho fatto una vecchietta per allenarmi!».

Nemmeno le lacrime dei pazienti sarebbero riuscite a fargli provare compassione o senso di colpa, sacrificati volentieri sull’altare dei soldi, delle cene, delle vacanze e delle apparizioni televisive. In nome del successo e delle mazzette, il primario dell’ospedale Pini di Milano, Norberto Confalonieri, a quanto pare, era disposto a tutto. Anche a liquidare sprezzantemente un paziente che gli chiedeva aiuto dopo essersi ridotto in miseria per farsi operare privatamente. Il medico, considerato tra le menti più brillanti della chirurgia ortopedica, ieri è finito ai domiciliari, accusato di corruzione, turbativa e lesioni in una vicenda che per il suo squallore ricorda il caso della Santa Rita, la clinica «degli orrori», dove nel 2008 finirono in manette chirurghi e personale amministrativo per cure inutili e rimborsi dalla Regione non dovuti. 

«Il Confalonieri aveva altresì il potere e la capacita di manipolare le persone e le situazioni a suo completo vantaggio», scrive il gip Teresa De Pascale nel provvedimento con cui ieri mattina il chirurgo è finito ai domiciliari, mentre altre 5 persone indagate hanno ricevuto misure interdittive. Si tratta di Luigi Ortaglio, responsabile del provveditorato dell’ospedale di Sesto San Giovanni e di 4 dipendenti di multinazionali sanitarie. Secondo i pm Fusco e Mannella, Confalonieri, si sarebbe arricchito facendo gli interessi di due multinazionali, la Johnson & Johnson e B. Braun, fornitrici di protesi utilizzate nei suoi interventi ortopedici. E se l’esito si fosse rivelato un disastro, a riparare il danno ci avrebbero pensato gli ospedali pubblici, con i soldi della collettività. Le decine di casi di “danni ai pazienti”, contenuti nel provvedimento del gip, restituiscono uno scenario desolante. 

Non solo le operazioni - tale era la volontà del medico di osservare gli impegni assunti con le multinazionali - sarebbero state eseguite anche «in assenza di effettive esigenze cliniche», ma persino su pazienti di età avanzata o in condizioni fisiche precarie.

«Secondo me va in giro, li azzoppa e poi dopo...», lo accusa inconsapevolmente una collega intercettata. «Non gli rimane che operare le renne di Babbo Natale – replica un altro - e poi ha operato tutti in questo periodo». Confalonieri eseguiva interventi nelle strutture pubbliche, come il Pini, in cui era primario, secondo le accuse, «al solo scopo di’allenarsi» prima degli interventi, ben remunerati, nelle cliniche private. E in qualche caso, provocando danni. A rimediare, eventualmente, ci avrebbero pensato altri, nel pubblico. Aprile 2016: «Poi ho deciso quella lì... che ha rotto il femore la ricovero al Cto (ossia al Pini, ndr) e poi la opero (...) con la mutua». Un altro episodio è messo a verbale da Rocco Rizzo, primario anestesista del Pini. Il caso risale a circa 8-9 anni fa, e riguarderebbe una ragazza disabile morta in seguito a complicazioni dovute, sembra, a un intervento fin troppo sollecitato.

L’inchiesta è destinata ad allargarsi. Non a caso i pm avevano chiesto che Confalonieri, «il fulcro del sistema corruttivo» finisse in carcere e non semplicemente ai domiciliari. Hanno infatti acquisito 62 cartelle cliniche di pazienti operati da Confalonieri per stabilire se vi siano stati eccessi o lesioni anche in questo campo. Si legge in un’intercettazione «Questa relazione serve per coprire quello che abbiamo fatto...». Scrive il gip che bisogna «verificare se sono state impiantate protesi senza alcuna necessità clinica»

In una telefonata del 29 ottobre del 2015, ad esempio, il medico diceva: «Ho rivisto una... revisione di protesi d’anca... si era staccata... è un vecchietto di 91 anni». E ancora: «Ho finito adesso di fare un disastro di revisione d’anca che l’avevo cementato... mi è saltato tutto il cemento». L’inchiesta insomma è appena all’inizio e promette sorprese, purtroppo sgradevoli.

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manuela messina


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