ebook di Fulvio Romano

giovedì 16 luglio 2015

LE STELLE DI LINGUEGLIETTA. Il cielo stellato sopra uno dei Borghi più belli d'Italia".

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Qui la pagina dell'evento del 25 luglio " LE STELLE DI LINGUEGLIETTA. Il cielo stellato sopra uno dei Borghi più belli d'Italia".

Per capire cos'è LINGUEGLIETTA leggete qui sotto.

LINGUEGLIETTA, 

STARDUST MEMORIES....


Anzitutto: dov’è Lingueglietta.... (è un po’ lungo, ma leggetelo)

Incredibile, ma molti, per non dire quasi tutti, a Oneglia e forse anche a Porto Maurizio (non parliamo poi di Sanremo) non sanno nemmeno dov’è Lingueglietta o non ci sono mai stati o... addirittura non l’hanno mai sentita nominare. Forse che i Liguri e i Foresti piemontesi e lombardi conoscono poco l’entroterra (a differenza di quanto avviene - ad esempio-  in Francia, dove il “terroir” non è tanto un’entità geografica, quanto uno scrigno di radici storiche, di ascendenze culturali, di suggestioni mitiche)?

I primi, i Liguri, appena possono valicano Appennini e Alpi per andare nelle opulente pianure piemontesi e nelle valli alpine. I secondi, i Foresti, limitano spesso la propria Liguria ad una lingua stretta stretta, che quasi sempre coincide con la spiaggia e non va quasi mai oltre l’Aurelia: “pieds dans l’eau”...!

E dire che l’entroterra di San Lorenzo (da cui Lingue -d’ora in poi la chiamiamo così- dista 6 Km e mezzo) è una zona unica, che ricorda la Provenza: per il sole, per la vegetazione, per la secchezza calda dei muri di pietra per una suggestione corsara che riveste le sue terrazze e i suoi carrugi. E dire che la strada provinciale che collega Lingue all’Aurelia è una delle poche strade dell’entroterra ligure che non fa spavento a chi è abituato alle piacevolezze stradali di pianura e può essere percorsa gustando il panorama, senza timori... E dire soprattutto che quello di Lingueglietta fu uno dei più antichi e importanti feudi del Ponente, ribelle a Genova e portatore di orgogliose identità comunitarie, con una storia lunga secoli, che la collega alla casa dei Caranta della Cuneo medioevale, con lo “scario”, l’approdo marittimo del rio Bodo di San Lorenzo e quindi con le incursioni barbaresche del ‘500, con le vele nere dei pirati avvistati con i binocoli dal Terruzzo, con i colpi di balestra inferti agli assedianti l’antica Bastia del paese, con la “grotta" del mercato e delle misure, con la chiesa-fortezza di San Pietro, l’unica del Ponente, che fa coppia con quella di Les Saintes Marie de la Mer, con una parrocchiale che ricorda l’immagine tipica della chiesa del popolo ai piedi del castello del feudatario.... 

A Lingue c’è ancora il vecchio Elce sotto cui generazioni di Vinguìn si sono fatte fotografare  sotto cui ancora oggi si gioca alla tombola usando i vecchi e popolari nomi dei numeri:  “il piccio”, “la mûssa”, “la sappa”, “le gambe de mùneghe”, “i ani del omo”... e così via (indovinate a quali numeri corrispondono...).

A Vingueuia (questo il nome in dialetto) si favoleggia ancora della corsa al Faudo fatta da Tom in pochissimo, troppo poco, tempo... Sul tipo che, così come faceva il Barone rampante di Calvino, stava tutto il giorno sull’Elce (e infatti antiche foto e dagherrotipi raffigurano dietro le famiglie in posa giovani e meno giovani che si tengono sospesi ai rami come scimmie fuori tempo). Molti, quasi tutti, ricordano i tempi felici di quando l’osteria di Fifina era aperta con Marino che faceva la spesa sulla sua Guzzi rossa e col cappellino da ciclista e delle mangiate di ravioli che Fifina congelava nel frigo dei gelati e dei Sanguìn divorati con gli uccelletti nella saletta dietro, quella riservata alla famiglia. 

Erano i tempi in cui a Lingue arrivavano musicisti da tutta Europa e oltre, richiamati dall’ospitalità e dalla fama crescente di Luciano Berio che abitava una delle ultime case del paese (ma che un tempo, quando l’unica strada era “ Sa Carrà” e cioè la mulattiera che saliva dal mare, era una delle prime case del paese). Così qui aveva casa Frans Bruggen, il celebre compositore e flautista olandese scomparso l’anno scorso, qui veniva a stare d’estate Luigi Rognoni il grande musicologo milanese che a sua volta ospitava Lalla Romano e magari si trovava a parlare di Adorno e di Horkheimer nell’osteria di Fifina, che allora ospitava mischiandoli tra di loro contadini, paesani, commercianti, filosofi,scrittori e musicisti. 

Lo stesso Berio era solito d’estate portare in paese un piccolo telescopio rifrattore che, collocato sul Terruzzo, poteva mostrare ai giovani e meno giovani gli anelli di Saturno piuttosto che i crateri lunari o i pianeti di Giove.


(l’ora è tarda e, per il momento, ci fermiamo qui...)

Fulvio Romano