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Italia
Affluenza in picchiata: -7 per cento
Mezza Italia al voto sotto la neve. In controtendenza le regionali in Lazio (+9,8) e Lombardia (+8)
Il generale inverno che scuote la penisola in queste ore domina i pensieri dei leader: neve, pioggia e vento che imperversano in questi due giorni in tutta Italia terranno lontani dalle urne di più gli elettori di destra, sinistra o centro?
Un tempo si diceva che i partiti più penalizzati dal calo dell’affluenza fossero quelli con un elettorato meno schierato e ideologizzato, oggi però le carte sono così rimescolate e l’offerta politica è tale che nessun calcolo di questo genere è consentito, anche se di sicuro a tremare di più sono le forze che godono di maggiori simpatie tra anziani e pensionati e viceversa. Alle 22 di ieri sera il calo dell’affluenza era molto sensibile, pari a più di sette punti percentuali: a quell’ora, con quasi tutti i Comuni monitorati (ne mancavano appena 7) aveva votato il 55,18% dei 47 milioni di elettori, rispetto al 62,55% del 2008. Ma quando alle 15 di oggi si apriranno le urne e cominceranno a uscire le proiezioni in diretta su tutte le tivù, ben altri dati catalizzeranno l’attenzione: il risultato reale del Movimento 5 Stelle per capire quale sarà il profilo e la forza dell’opposizione da una parte; l’esito del voto per il Senato in Lombardia e Sicilia e quanti senatori avrà la lista Monti, due fattori da cui potrebbero dipendere le sorti della governabilità del paese. Lo scrutinio sarà fatto prima sulle schede del Senato e poi su quelle della Camera e la speranza è che in serata si possa avere un quadro della situazione: più difficile da ottenere rapidamente per la Camera alta, visto che oltre ad attendere i numeri da tutte le regioni dove viene attribuito il premio di maggioranza, va tenuto conto che l’attribuzione dei seggi restanti andrà diviso stavolta tra un numero maggiore di partiti rispetto al passato.
Ma la domenica di passione col cuore in gola è stata vissuta dai leader dei partiti anche con l’occhio incollato ai dati sull’astensione e l’orecchio alle voci sui dati di quegli instant poll che verranno lanciati a urne chiuse, realizzati in questi due giorni da molti istituti su chi era andato già a votare.
Il calo dei votanti sul 2008 registrato ieri è stato assorbito nei quartier generali dei partiti senza troppi patemi, per due semplici motivi: la crescita dell’astensione è un fenomeno ormai fisiologico da anni in tutta Europa e se oggi alle 15 fosse cresciuta anche di tre punti rispetto alla volta scorsa sarebbe considerato quasi normale da tutti gli esperti di flussi. Se viceversa la forbice sul 2008 dovesse ridursi in zona Cesarini sarebbe comunque una sorpresa che dimostrerebbe la voglia di partecipazione a dispetto di una campagna elettorale definita brutta e dei disagi del voto invernale.
Qualche segnale a dispetto del forte calo registrato nella serata di ieri arriva dalla crescita dell’affluenza alle elezioni regionali di Lazio, Lombardia e Molise. Se in Molise l’aumento è stato solo del 2% (41,49% contro il 39,48%), in Lazio la differenza con la precedente tornata di regionali ha toccato i dieci punti (il 9,8%), in Lombardia oscilla attorno agli 8 punti.
Va detto che in entrambi i casi il dato non è molto significativo, perché trainato dalla presenza di un election day che ha naturalmente spinto laziali e lombardi alle urne a dispetto del maltempo. Solo oggi capiremo se in questo dato c’è anche una domanda di cambiamento degli equilibri politici da parte dei cittadini in due realtà finora saldamente governate dal centro-destra o se invece, come potrebbe accadere, la gente avrà scelto la via del voto disgiunto. Del resto, comparando il dato sull’affluenza alle elezioni politiche, sia in Lazio che in Lombardia si registra comunque un calo rispetto all’ultima tornata. Più sensibile in Lombardia, meno in Lazio.
carlo bertini
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