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Italia
L’ultima avance della fenice di Arcore ai suoi elettori delusi
Il Cavaliere vuole riconquistare chi un anno fa gli voltò le spalle
Riuscirà il cavalier Silvio Berlusconi a convincere ancora una volta gli italiani che abbasserà anzi addirittura rimborserà le tasse nonostante non l’abbia mai fatto in tre mandati di governo?
Sembra uno dei chilometrici titoli di certi vecchi film con Alberto Sordi: invece è la domanda che fino al 25 febbraio turberà i sonni di Pierluigi Bersani.
Tutto sta in una parola: credibilità. Ieri Berlusconi ha finalmente svelato il tanto atteso «annuncio choc»: ha detto che rimborserà l’Imu sulla prima casa. Su questo gli crediamo tutti. Se vincerà, Berlusconi l’Imu la rimborserà sicuramente: con un bonifico sul conto corrente o magari addirittura «in contanti» come ha precisato un po’ ammiccante, visto che il tema del contante, con la gente imbufalita contro Equitalia, un certo effetto lo fa. Non è sul rimborso che si gioca il tema della credibilità. È sulla tenuta del Paese dopo che questi rimborsi saranno avvenuti; e dopo che saranno state abbassate le aliquote Irpef, dopo che sarà ridotta l’Irap («la tassa-rapina»), dopo che l’Imu sulla prima casa sarà annullata anche per gli anni a venire e dopo che l’Iva non sarà aumentata. Perché tutto questo Berlusconi ieri ha promesso. E allora la domanda è: è credibile, quando dice che basterà ridurre la spesa pubblica per far quadrare i conti, oppure dopo due anni ci ritroveremmo un’Imu triplicata?
Ma ancora: gli italiani che davvero credono in uno Stato più leggero, nel libero mercato, nell’incremento dei consumi, nella detassazione eccetera, penseranno ancora che l’uomo giusto è l’imprenditore di successo Silvio Berlusconi, già presidente del Consiglio nel 1994, e poi dal 2001 al 2006, e poi ancora dal 2008 alla fine del 2011, quando lasciò Palazzo Chigi con lo spread a 570? In fondo tutte le cose che Berlusconi ha promesso ieri sono le stesse che promise quando annunciò, dallo studio di casa e tra le foto di famiglia, la «sua discesa in campo». Quanta della sua gente è rimasta delusa, da allora. Lui ora cerca di recuperarla. Non s’illude che qualcuno di sinistra possa cambiare idea pensando al bonifico che gli arriverebbe in maggio. Ma spera di riportare a casa i voti perduti: gli basterebbero per vincere. Sarebbe come tornare a vent’anni fa, alla speranza di un «nuovo miracolo italiano».
Anche se tanto, forse troppo è cambiato da allora. Il Cavaliere lo sa. E infatti pure la location e la scenografia dell’«annuncio choc» nulla avevano, ieri, del berlusconismo che fu. Niente arrivi in elicottero e niente bagni di folla. Per quella che considera la svolta della sua campagna elettorale, Berlusconi ha scelto una sala francamente un po’ squallida nella vecchia fiera di Milano, in via Gattamelata (un condottiero), in un orario infelice, mezzogiorno di una domenica. E senza pubblico. Non era infatti un comizio ma una conferenza stampa, sia pure un po’ anomala, perché ai giornalisti non era consentito di fare domande; e un po’ surreale, perché mescolati in mezzo ai giornalisti c’erano una cinquantina di militanti con le bandiere. Un’inedita conferenza stampa con claque.
Berlusconi s’è presentato poco oltre mezzogiorno, dopo che l’attesa era stata ingannata con la proiezione di un filmato sulla sua vita: lui bambino, lui giovanotto al mare con i muscoli in vista, la mamma che racconta, l’Edilnord di Brugherio e Milano 2, Gullit e Ibrahimovic, l’Italia è il Paese che amo. In prima fila ad aspettarlo c’erano Alfano e Brunetta, Gelmini e Santanchè, Romani e la Brambilla con un cagnolino in braccio. Lui è arrivato in doppio petto blu, camicia azzurra e cravatta di Marinella a pallini bianchi, un distintivo con la bandiera italiana all’occhiello. Ha parlato per mezz’ora cercando di farlo il più possibile a braccio, ma ogni tanto dava qualche occhiata al foglio. «È affaticato», ha detto qualcuno che forse confonde la realtà con i desideri, perché comunque la si pensi non si può non riconoscere che di uomini così, a 76 anni passati, ce ne sono pochi.
Ed è proprio in questa sua inesauribile vitalità e in questo suo non darsi mai per morto che sono riposte le speranze del centrodestra. La restituzione dell’Imu e l’abbassamento delle aliquote sono un dettaglio; la conseguenza, e non la causa, della voglia di rivincita di quest’uomo. Che certo ripete da vent’anni le stesse promesse. Che certo quando descrive lo sfascio dell’Italia, come ha fatto ieri nel suo lungo prologo, sembra dimenticarsi di essere stato capo del governo per quasi nove degli ultimi dodici anni. Che certo quando definisce, come ha fatto ieri, «atto dissennato e odioso» l’Imu sulla prima casa, fa torto alla storia perché non aggiunge di averla votata in Parlamento, quell’imposta. Certo tutto questo è innegabile.
Ma Berlusconi sa di parlare a tutto un mondo che la crisi, le tasse e la burocrazia le soffre davvero. Questo mondo, solo un anno fa, aveva abbandonato il Cavaliere, e anche ora non gli crede più di tanto. Ma è pronto a turarsi il naso nella convinzione che non ci sia niente di meglio. Ecco perché la rimonta del centrodestra è tutt’altro che impossibile.
Michele Brambilla
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