LA STAMPA
Italia
“Questi blitz sono inutili
Una telefonata e avrei detto no
a quella perquisizione”
Il procuratore dei minori: “Dovevano chiamarci”
«Sarebbe stata sufficiente una telefonata, e avrei sconsigliato la perquisizione. So bene che le forze dell’ordine hanno agito in modo formalmente corretto; ma non mi risulta che la Finanza abbia competenze particolari sui minorenni. Quanto accaduto dimostra che troppo spesso non vengono compresi la specificità e la potenziale fragilità dei ragazzi d’età inferiore ai diciott’anni».
Cristina Maggia è il procuratore minorile della Liguria e accetta d’intervenire sulla tragedia di Lavagna.
La legge consentiva ai militari di perquisire ed è stato fatto con cautela. «Non ne dubito, ma quando ci si rapporta a soggetti così delicati occorre ulteriore sensibilità». Cosa si doveva fare? «Bastava chiamarci, siamo sempre reperibili e il confronto tra i magistrati e chi sta operando sul campo è fondamentale. Nessuno può avere la certezza che l’epilogo sarebbe stato migliore, ma perlomeno avremmo chiesto: “Che ragazzino è? Siete sicuri di voler perquisire la casa?”. Stiamo parlando di un incensurato che ha ammesso il possesso della droga, peraltro hashish e in quantità limitata. E che con ogni probabilità non sarebbe incorso in provvedimenti gravi, con il riconoscimento dell’uso personale». Lo spaccio davanti alle scuole è un problema serio. «Certo, il punto è quale strada si percorre per contrastarlo. Io comprendo e condivido la preoccupazione dei presidi, ma i passaggi successivi rischiano di sortire effetti storti: i dirigenti scolastici denunciano, le forze dell’ordine intervengono senza interpellare chi per professione approfondisce la devianza minorile. E soprattutto senza pensare alle potenziali conseguenze di operazioni che sugli adulti hanno tutt’altro esito». Ovvero? «L’azione penale sui maggiorenni ha fine repressivo, sui minorenni di recupero. Se arresto quattro spacciatori maggiorenni la conseguenza è circoscritta a quelle persone, alle loro famiglie, al loro ambiente, è accettato e previsto. Ma se scatta qualche provvedimento su uno studente con 10 grammi di hashish, moltissimi s’identificano in lui e le ricadute sono su ogni ragazzo della scuola. Se un sedicenne che studia, è un ragazzo modello e non ha precedenti con la giustizia, viene sorpreso con poco stupefacente, non reagisce come il criminale “cattivo”, ma sprofonda. Mentre la priorità è aiutarlo a riprendere la strada della correttezza, non sanzionarlo». Cosa si deve fare per tenere insieme esigenze non facilmente conciliabili? «Non servono blitz, ma indagini costruite, appostamenti che consentano d’individuare con certezza i pusher seriali per concentrarsi su di loro. Eppure quando dico certe cose durante i tavoli di coordinamento, noto facce sorprese sia fra gli esponenti delle forze dell’ordine che tra alcuni miei colleghi della magistratura ordinaria...». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI