ebook di Fulvio Romano

sabato 4 febbraio 2017

Campidoglio: tra oche e galli cedroni...

LA STAMPA

Italia

Verdone, che tifava per lei: “In Campidoglio

roba vecchia, sembrano i galli cedroni” 

Il regista: “Sembrano come il personaggio del mio film: damme

tutto a me che ce penso io che c’ho gli amici giusti” 

«Questi signori che si muovono attorno alla Raggi mi ricordano Armando Feroci, il personaggio del mio film Gallo Cedrone, che alla fine si butta in politica e promette di asfaltare il Tevere per farci una strada a quattro corsie. “Così se score…”. Si ricorda? Era uno che faceva mille cose, un mitomane. Un film del ’98, ma nella sua follia è molto attuale». In mezz’ora di intervista, Carlo Verdone - che dopo l’elezione della Raggi disse «tifo per lei» - sorride solo per alcuni istanti. «È vero, sono situazioni tipiche da commedia all’italiana, però stavolta faccio più fatica a vedere il lato comico. È la mia città, sono preoccupato e arrabbiato, non vedo vie d’uscita».

Galli cedroni, diceva… «Massì, i soliti personaggi che sanno benissimo come muoversi. “Damme tutto a me che ce penso io che c’ho gli amici giusti”. Roba vecchia, vecchissima, gente che si fa i cavoli propri, mentre ai cittadini non arriva niente. Se penso alla situazione delle buche mi viene da piangere, io vado in moto, a volte ho fatto anche delle segnalazioni sulle buche più pericolose in municipio. Mi hanno risposto “Domani lo facciamo, stia tranquillo”. E invece non succede mai niente. Roma sognava una ripartenza e invece è bloccata». La Raggi è al capolinea? Dovrebbe lasciare? Cosa le consiglia? «Le direi “Datte ‘na mossa, azzera tutta la squadra e da lunedì comincia a fare quelle poche cose basilari: le buche, i rifiuti, i trasporti”. E soprattutto: inizi a circondarsi di persone serie». Pensa che sia in grado di fare il sindaco? «Non so dirlo, forse non lo è, ma io le darei un’ultima chance. Se penso che potremmo perdere altri mesi per cercare un nuovo sindaco mi vengono i brividi, rischiamo di sprofondare. Resti lei, ma cominci a fare qualcosa». Finora cosa ha visto? «Ha infilato una sfilza di “No, no, no, nun se po fa, troppo cemento”. Ma ci sarà qualcosa che si può fare? La città ha bisogno di nuove occasioni per creare lavoro. Le Olimpiadi lo erano, ma hanno detto che mancavano i soldi. Io i conti non li conosco, ma una cosa la vedo: sono passati mesi dalle elezioni, i romani sono stremati, senza speranza, vedono il futuro come una minaccia. Ma con tutte le tasse che paghiamo almeno dei servizi minimi ce li volete dare?». Cosa si aspettava dalla nuova sindaca? «Che fosse una con tanta voglia di fare. Ma tutto si è subito aggrovigliato, anche per colpa delle tensioni tra di loro. Mi chiedo: hai un’occasione storica e la butti via con queste polemiche interne?». Colpa sua o di una città ormai ingovernabile? «È diventata ingovernabile nell’ultimo decennio. Roma ormai appartiene a tanti piccoli gruppi di potere in lotta fra loro. Una città soffocata dalla burocrazia, uffici e sottouffici fatti per accontentare qualche amico. Come dicevano i latini gli Stati più corrotti sono quelli dove abbondano le leggi. Una volta c’erano Andreotti e Sbardella, comandavano in 4-5 con una certa diplomazia, a modo loro. Gli ultimi sindaci sono andati tutti male, fatta eccezione per Rutelli. Ma non è solo colpa loro: c’è un concorso di colpa da parte dei romani, troppa maleducazione».  A Grillo cosa gli direbbe? «Che ha avuto coraggio a buttarsi in politica, ma adesso devono arrivare anche i frutti. E non è solo un problema di Roma: tutti smaniano per tornare alle elezioni mentre l’Italia va a picco. Ma mettersi a fare qualcosa no?». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

andrea carugati


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