Italia
Lo scrigno di Montalbano
Un tesoro da 30 milioni
Il commissario di Camilleri trascina l’economia dei “suoi” Comuni siciliani
Il commissario di Camilleri trascina l’economia dei “suoi” Comuni siciliani
I tamburi di guerra si sono fermati, lasciando il posto ai sorrisi dei sindaci, alla testa pelata di Luca Zingaretti tra i palazzi barocchi e i tavolini dei bar, alle parole concilianti di Carlo Degli Esposti, il produttore di “Montalbano”, che ha appena finito di girare i nuovi episodi dopo le minacce di trasferire i set in Puglia e di sbattere la porta in faccia alla Sicilia ingrata e spilorcia. Ma dietro la ritrovata serenità si gioca una partita che vede gli amministratori locali dell’Isola impegnati a contendersi il tesoro dell’indotto turistico e di immagine portato dalla fiction dei record. Così Montalbano ha varcato la provincia di Ragusa – Ibla, Scicli, Modica, Puntasecca a Santa Croce Camerina - per sfondare a Noto, in provincia di Siracusa. Mentre, nella Sicilia occidentale, affila le armi Porto Empedocle, luogo di nascita di Camilleri e sua Vigàta letteraria, esclusa a favore delle bellezze barocche del sud-est siciliano. Ma oggi più che mai decisa a salire sul treno e prendersi la sua parte di ribalta, nonostante il paesaggio nell’ultimo mezzo secolo abbia pagato un prezzo alto all’urbanizzazione selvaggia e all’abusivismo.
In ballo ci sono frotte di turisti ansiosi di affacciarsi dal terrazzo della casa di Montalbano o di toccare la sua scrivania al commissariato. Turisti che arrivano dai sessantacinque Paesi in cui la fiction è stata trasmessa, compresi Stati Uniti, Australia e Giappone, con punte dall’Inghilterra dove l’inspector Montalbano è diventato fenomeno di culto sulla Bbc. Una ricaduta economica che è difficile stimare in modo scientifico, al di là dall’entusiasmo degli operatori locali e del fiorire di b&b. Certo è che i 205 mila arrivi annui in provincia di Ragusa (tra 700 e 800 mila nell’ultimo lustro) valgono circa 30 milioni di euro. Una stima dell’Otie, l’Osservatorio turistico delle isole europee con sede a Palermo, che riguarda soltanto la spesa turistica, dagli alberghi ai ristoranti ai trasporti. Poi c’è l’effetto di promozione di lungo termine.
Nel 1999, data fatidica della trasmissione del primo episodio della fiction, “Il ladro di merendine”, gli arrivi a Ragusa erano poco più di 157 mila. In quindici anni sono quindi cresciuti del 30 per cento, con un notevolissimo incremento di presenze straniere, che nel 2013 hanno sfiorato quelle degli italiani: quasi 328 mila contro 365 mila, secondo i dati dell’Ufficio statistica della Provincia.
Effetto Montalbano? Effetto del riconoscimento del barocco siciliano come patrimonio dell’umanità Unesco nel 2002? Difficile dirlo. Ma per capire che Montalbano vale oro basta girare tra bar e ristoranti, come pure rileva il Centro studi luoghi & location che ha condotto un’indagine sul “teleturismo” in Italia.
Mai lo avrebbe immaginato quel direttore della fiction della Rai che Carlo Degli Esposti spesso si diverte a citare, senza farne il nome: «Con Montalbano – disse – abbiamo fatto un’operazione meramente culturale che purtroppo non incontrerà mai il gusto del pubblico». L’audience e le cronache lo smentirono subito, con storie da pochade: l’allora sindaco di Scicli, Bartolomeo Falla, dovette sloggiare dalla sua stanza nel palazzo municipale, sfrattato dal pellegrinaggio laico degli aficionados di Montalbano, armati di macchine fotografiche e videocamere per immortalare quella che nei film è la stanza del questore. Meno bene gli è andata la successiva campagna elettorale fatta a suon di spot in cui si muoveva come Montalbano sullo sfondo delle musiche della fiction. Non è stato rieletto.
Gioisce la Sicilia intatta, calligrafica, sontuosa del Ragusano. E adesso la provincia di Siracusa, non meno bella nella sua grecità abbagliante, conta di mettersi al traino. Nelle scorse settimane una troupe guidata dal regista Alberto Sironi è stata a Noto, che 10 anni fa aveva fatto da scenario ad alcuni limitati ciak del “Giro di boa”. Adesso sarà una delle location principali (un po’ Vigàta, un po’ Montelusa) dei due episodi in programmazione nel prossimo inverno: “Piramide di fango”, tratto dal libro omonimo, e “Una faccenda delicata”, ispirato a un racconto contenuto in “Morte in mare aperto”. Gli appassionati possono già annotare che il municipio dello splendido Palazzo Ducezio sarà sede della Procura - e la sala riunioni della giunta l’ufficio del procuratore della Repubblica – e che a Palazzo Sant’Alfano sarà allestita la sala operativa della questura, mentre le scene esterne sono state girate nel “salotto buono” che va da Porta Reale fino a piazza XVI maggio, un colpo d’occhio di balconi gravidi di decorazioni.
«Non ci sarà alcun riconoscimento economico del Comune alla produzione - dice Corrado Bonfanti, sindaco di Noto e presidente del Distretto turistico sud-est - piuttosto abbiamo deciso di studiare nuove strategie di promozione del territorio». Strategie che passano da un accordo tra la casa di produzione Palomar e cinque Comuni (Ragusa, Scicli, Modica, Noto e Porto Empedocle) per lavorare insieme alla costituzione di un “distretto Montalbano” di cui proprio Noto dovrebbe essere capofila. Un patto in cui c’è lo zampino del siracusano Fabio Granata, ex assessore regionale ai Beni culturali e ora direttore del neonato Consorzio del sud-est.
Primo passo, la nascita di un museo dedicato al personaggio di Camilleri. Ma il progetto è ancora top secret: un mistero buono per un’indagine del commissario.