Prima Pagina
Riprendersi il futuro
Un’analisi dell’osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica diretto da Carlo Cottarelli, pubblicata ieri sul Foglio, approfondisce bene alcune questioni già chiare. Prima, la robotizzazione riduce i posti di lavoro soprattutto nei paesi con pochi robot: Germania, Giappone e Corea del Sud, che ne sono pieni, hanno all’incirca il 4 per cento di disoccupati. Seconda, per ora i robot portano via il lavoro alla fasce medie: scompaiono i bancari, per esempio. Terza, i lavori più umili, ancora fuori dalla portata dei robot, come consegnare le pizze o servire ai tavoli, sono pertanto sempre più ambiti e sempre meno pagati. Quarta, è alta la richiesta di lavoratori con elevata competenza, e alto è il loro stipendio. In poche righe, ecco una spiegazione delle diseguaglianze. Come tutti sanno, l’arrivo delle auto fece fuori carretti e carrozze ma creò progettisti, operai, meccanici. Il vetturino disoccupato però non sapeva niente di pistoni. Ci spieghiamo meglio: al Politecnico di Milano il 95 per cento dei neolaureati in ingegneria informatica trova lavoro contestualmente alla laurea o entro sei mesi, il restante 5 per cento entro l’anno. La prima paga netta è superiore ai mille e 700 euro. Dall’anno accademico 2017-’18 sono usciti 258 ingegneri informatici, ma il Politecnico aveva dalle aziende quasi 4 mila e 700 offerte d’assunzione. Tutto questo bla bla, cari ragazzi, suggerisce che bisogna essere al passo coi tempi, perché i tempi non rallentano per aspettarci, e che l’incompetenza oggi aiuta in politica, ma soltanto in politica e per coincidenza astrale: nella vita, gli incompetenti soccombono.