Italia
I populisti
all’italiana
alla prova
della realtà
Il bombardamento Usa in Siria ha scompaginato gli equilibri politici italiani, soprattutto quelli delle opposizioni, e anche la tradizionale contrapposizione tra interventisti e pacifisti, chiara al momento delle guerre anti-terrorismo di inizio secolo, e adesso più confusa. Alla vigilia del suo primo incontro faccia a faccia con il presidente americano, Gentiloni sta esplicitamente con Trump, giudicando perfettamente motivato dall’uso delle armi chimiche contro i bambini il blitz dell’altra notte. Alfano è sulle stesse posizioni. Dove invece si assiste a un capovolgimento è nelle file del populismo nostrano, da cui emerge un neonato partito putiniano di Salvini e Grillo.
Era stato comodo, finora, per il leader leghista, da un lato farsi fotografare con Trump durante la campagna per le presidenziali, esibire l’immagine come prova di un asse tra la nuova Lega nazionale e il leader mondiale del populismo, salvo poi ricavarne un’infastidita reazione dell’interessato. E dall’altro andare e venire da Mosca, vagheggiando un’amicizia con Putin finora mai confermata dalla solennità di un incontro formale. Dopo i missili in Siria, è venuto il momento di scegliere, e la scelta, per il leader leghista, è a favore della Russia e contro gli Usa, accusati, quasi con le stesse parole usate dai portavoce di Mosca, di agevolare la ripresa dell’Isis e del terrorismo islamico colpendo Assad.
Più o meno sulle stesse posizioni, ma con un di più di antiamericanismo e di attacco diretto contro Gentiloni a cui ha dato voce Di Battista, sono i 5 Stelle, secondo i quali l’errore peggiore di Trump è pensare «di rispondere a una guerra con un’altra guerra». La venatura pacifista, appena accennata, non ha nulla dei toni che accompagnavano, all’inizio degli Anni Duemila, i toni di una parte del mondo cattolico e della sinistra radicale rispetto alle guerre anti-terrorismo in Afghanistan e in Iraq. Ma sottende il disorientamento che emerge sulla rete e nell’area di riferimento del Movimento, con un rituale richiamo all’Onu, tenuta all’oscuro dell’attacco Usa, e con un’oggettiva, anche se non dichiarata come quella leghista, vicinanza alle posizioni russe.
In sostanza, alla prima seria prova internazionale e di fronte a un’evidente spaccatura del fronte populista, i due partiti che teorizzano uno spostamento della tradizionale collocazione internazionale dell’Italia sono usciti allo scoperto. Con qualche approssimazione e con l’imbarazzo di trovarsi da ieri avversari di quello che fino all’altro ieri era il loro alleato ideale.
Marcello
Sorgi