ebook di Fulvio Romano

domenica 27 gennaio 2013

Ponente ligure, piovosità e dissesto geologico...

da LA STAMPA di Imperia

“Edilizia selvaggia
territorio a rischio”

Il geologo Nicola Podestà: “L’uomo responsabile dei maggiori dissesti”

Frane, alluvioni, smottamenti, molti dei quali anche in provincia di Imperia hanno comportato negli ultimi anni gravissimi lutti e altre tragedie. Senza contare le pesantissime conseguenze sul piano economico. È tutta colpa dei cambiamenti climatici, quindi cause del tutto naturali, oppure ci sono responsabilità dell’uomo dirette o indirette? È questo il tema dell’interessante incontro che si è tenuto l’altra sera a Imperia condotto da Nicola Podestà, geologo e per moltissimi anni responsabile dell’Osservatorio meteorologico del capoluogo.
«Purtroppo dobbiamo constatare che molto più spesso di quanto non si creda e o sia voglia far credere, le responsabilità umane ci sono e sono determinanti - spiega Podestà - Prima ancora di prendere in considerazione i fattori climatici, bisogna avere ben chiaro che il nostro territorio per ragioni di struttura geologica è estremamente fragile e quindi potenzialmente soggetto al dissesto. Lo dimostrano le frane, per l’esattezza paleofrane, che si sono verificate in epoche remotissime e che hanno contribuito a modellare il paesaggio così come lo vediamo oggi. Un esempio su tutti: il paese di Monesi si erge su un cumulo di paleofrana ma i casi sono moltissimi dalla Val Roja all’Arroscia. Questa fragilità avrebbe dovuto suggerire una maggiore cautela nelle opere di antropizzazione cioè di insediamenti umani. Invece, sembra proprio che l’uomo, per i più svariati interessi primo fra tutti quello economico ma anche per ignoranza, non abbia voluto valutare l’impatto dei manufatti cioè case, strade, ponti e quant’altro, sull’ambiente».
Gli effetti di questa colpevole trascuratezza - continua Podestà -sono stati da ultimo amplificati da una indubbia recrudescenza di fenomeni meteorologici.Tanto per fare un esempio, il record di piovosità giornaliera di 160 millimetri registrato nel 1888 ha resistito per circa 100 anni, fino al 1995, per poi venire superato ancora nel 1998, nel 2000 e nel 2006. E tutto ciò, insieme con la urbanizzazione scriteriata delle colline, ha contribuito a fare aumentare in maniera esponenziale i dissesti che dobbiamo amaramente constatare».
«Resta l’amaro in bocca - conclude Podestà - che le lezioni del passato anche recentissimo sono servite a poco e comunque sono tardive: la situazione è talmente compromessa da non poter intervenire efficacemente in tempi brevi».

GIULIO GELUARDI